I brevissimi 2003 – A bruciapelo di Corrado Dal Maso_Roma
anno 2003 (I sensi – Sfiorare)
La donna apparve all’improvviso, completamente nuda.
Splendida guerriera, camminava voltata di fianco e gli passava davanti,
flessuosa, nera, lucida. Una pantera. I suoi lineamenti avevano qualcosa di
terribile, aggressivo e seducente insieme.
Sicuramente non lo aveva visto. Lando, però, sapeva che gli avrebbe fatto
del male, se non fosse riuscito a fare prima di lei.
Si morse il labbro – farsi sorprendere così, stupidamente, seduto, rilassato,
distratto, inerme, soprattutto – e, senza muovere alcun muscolo che non
fosse assolutamente necessario, tastò con la mano vicino a sé. Non trovò
nulla.
Lei continuò a camminare, più piano.
Lando sentì un brivido e si mise a cercare freneticamente, fra le carte,
sotto il cuscino… dovunque, ma senza alcun risultato.
A quel punto, come se si fosse accorta di lui, la donna si fermò. Lando, in
quel momento, capì che con aveva più scampo.
La donna si girò di fronte, lentamente. Il suo corpo era stupendo, il suo
volto feroce… occhi cupi e cattivi, sopracciglia aggrottate, brune, folte… i
canini candidi, fendevano le labbra carnose… il cranio felino, asciutto e
guizzante, con i capelli rasi…
La sua espressione famelica era esaltata da una crema untuosa che aveva
sul viso e su tutto il corpo, che la rendeva ancora più levigata,
inafferrabile…
Lo guardò senza nessuna pietà.
E si sfiorò il corpo con la mano, lentamente… un gesto lungo e voluttuoso
che durò il tempo di una vita: dal ventre glabro e lucente di lei, su, su, su,
fino a fare morire lui, con un unico rantolo breve… poi quella mano la esibì
davanti a sé, come per mostrarla all’uomo, nel suo ultimo fremito… il
palmo aperto, madido quasi del grasso che aveva addosso… quindi, si
mise il dito medio fra le labbra… lo succhiò avidamente…
Dopo di che, finalmente, parlò.
“Spalmare e mangiare… mangiare. Spalmare, il tuo burro da amare!”.
Solo allora Lando trovò il telecomando. Erano passati quindici secondi.
Appena quindici miserabili secondi. Ma era troppo tardi, oramai.