I brevissimi 2003 – Le mani di Denise Furlan_Roma
anno 2003 (I sensi – Sfiorare)
Dagli occhi sgorgarono lacrime. Finte. Sembravano vere.
Il figlio ha numerose ferite sul corpo, dalle quali sgorga il sangue. Finto.
Sembra rappreso.
Hanno entrambi gli occhi azzurri.
Il figlio è morto. Davvero.
La madre lo stringe a sé e lui, il Corpo senza vita, ha le gambe
raggomitolate.
Sulle ginocchia piegate è tutto un corri corri di mani e baci.
Sulla volta dell’altare principale è scritto: “Qui apparve la Madonna il 20
Gennaio 1842”.
Nei venti minuti passati immobili a guardare il volto della Vergine, di
fronte a me si alternavano figure sbiadite omaggianti ora il figlio, ora la
madre.
Le mani! Le mani! Guarda le mani! Diverse. Tutte diverse e tutte a chiedere
la stessa cosa: una grazia.
Ho quasi paura ad avvicinarmi. Ed è sempre così.
Credente, sì, sono credente. Cattolica praticante per la precisione. E al
santuario ci vengo almeno una volta al mese.
Io la “sento” la Madonna, è come se mi stesse per dire: “Hai un desiderio?
E dimmelo…” . Ma come faccio? Chiedere è troppo e decido di toccarla e
basta… non si sa mai. Lei mi guarda. Mi avvicino titubante. Ci metto del
tempo. Una signora da dietro mi chiede permesso e sono costretta a
indietreggiare. Sono di nuovo da capo.
È da marzo dell’anno scorso che vengo in questa chiesa. Ci capitai per
caso. La prima volta che la vidi, la sfiorai. Ero triste. Non mi passò la
tristezza, anzi. Ci vengo anche per osservare la gente. Ci crede davvero. Le
mani variopinte, ricche, povere. Le mani vecchie, giovani, sporche,
candide. Tutte a toccarla… anzi, no! A sfiorarla. Con rispetto e decisione,
con timore e supplica. Tutte le mani del mondo la sfiorano. Anche le mie.
Anche le mani che prima, all’entrata, mi chiedevano il denaro. Anche
quelle del sacerdote che, non bastandogli di aver toccato il Corpo di Dio,
ora vanno a sfiorare quello della Vergine.
Si avvicina una vecchietta che cammina dondolando, recitando l’Ave Maria
a bassa voce. Sorride. Ha i denti perfetti. Quasi non si sente la voce. Solo
le “S” arrivano. Tocca la statua in più punti. Lo fa spesso, si vede, si
capisce. Perché è sicura mentre lo fa. Ci si trattiene un po’. Poi si gira per
andarsene e mi guarda sorridendo. Che bella. Sembra finta.
Mi avvicino e finalmente le sfioro la veste. Ma ho paura e ritraggo la mano.
Guardo negli occhi la Madonna e le chiedo: “Posso farlo?”. Nessuno
risponde. La sfioro ancora, stavolta tocco la sua mano. Di nuovo la
ritraggo. Ci sto un po’ a pensare e arriva altra gente.
Un signore pone un biglietto tra la veste della Vergine e la gamba di
Cristo. È una preghiera. Sulla statua, ovunque ci sia un posto, c’è un
biglietto. Il signore tocca il piede di Cristo e se ne và.
Voglio toccarla ancora. Lo faccio di nuovo. Stavolta è l’ultima. Che scema.
È come se avessi paura che lei pensi che io le stia chiedendo qualcosa.
Non le chiedo niente . giro i tacchi e me ne vado.
Di nuovo, all’uscita, due mani mi sfiorano e mi dicono: “Buonasera,
signorina”. Io le guardo. Che devo fare? Ah, già, gli spicci. Ne ho qualcuno
in tasca e glieli dò. Continuo sui miei passi e da dietro qualcuno dice:
“Grazie”. Mi giro a guardare il barbone. Penso: “Quante cose hai chiesto,
tu?”. Non oso dire che gli è andata male. Continua a salutarmi, agitando le
mani come fa il Papa e sfiora l’aria, il cielo. Io sorrido. La sua faccia ha un
colore indefinibile perché è piena di sporcizia e lui con le mani sfiora
anche quella.