I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2003 – Sfiorare: la mia mano sul mondo di Federica Stea_Bari

anno 2003 (I sensi – Sfiorare)

Ho sfiorato la morte, quando due mesi fa è morta la mamma della mia

migliore amica: l’abbracciai e ce l’aveva spiaccicata addosso. Ho sfiorato la

felicità di un bambino che gioca a palla qui, davanti a me; raccogliendogli

il pallone da terra, gli ho sfiorato la mano e mi è sembrato di avere

addosso il suo sudore e la forza della vita che, inesauribile, sgorga dai

suoi occhi contenti.
Ho sfiorato la paura: paura di perdere, paura d’amare, paura di aver paura.

Ho sfiorato un albero: sento la sua linfa che sale, fino ad arrivarmi al

cervello. Il mio pensiero ha sfiorato la sofferenza, la cattiveria, la povertà:

trio che il mio sfiorare il mondo non può abbattere e così sfioro il

disincanto. Ho sfiorato la felicità per l’impossibile che è diventato reale, ho

sfiorato la dolcezza di un bacio, l’amaro del rimpianto, la mano del

bambino sudato e la mia amica vestita di morte.
Ma ho anche sfiorato le mani di una vecchia sconosciuta; l’ho vista,

eccome se l’ho vista. Ho visto ciò che le ha reso un viso così segnato dalle

sofferenze, affranto; ho visto le sue lacrime e i suoi sorrisi. Ho sfiorato la

mia guancia ed ho visto un pozzo immenso di speranze e illusioni, di

amore e di odio, di tristezza e di gioia. Ho sfiorato Dio con un pensiero

così intenso, che si è dissolto come nella nebbia, ed è rimasta la triste

realtà della vita. Ho sfiorato il mio cane, i suoi pensieri puri, annoiati,

spensierati. Ho sfiorato la guerra, uno spettro che tenta continuamente di

distruggerci. Ho sfiorato una donna gravida che si tocca sempre la pancia,

perché sa quanto sia prezioso il suo grembo. Ho sfiorato il desiderio; il

desiderio di vivere, sorridere, di non esistere, di piangere. Il mio pensiero

sfiora il piacere della cioccolata, del pane caldo, della rugiada, del primo

giorno di vacanza, dei maglioni pesanti, del sole sulla faccia, del cielo

primaverile, di un fiore che sboccia sul cemento e delle distese di grano.

Ho sfiorato il pensiero di emarginarmi, per sentirmi più sola e diversa,

magari anche migliore. Ho sfiorato morte, felicità, disperazione ed

incertezza. Ma non crediate, la mia mano e il mio pensiero hanno sfiorato

sempre la stessa cosa: la vita. Sfioro, ergo vivo.