Premio Energheia Cinema 2003. Mi raccomando, Elvis Frasca_Vittoria(RG)
Premio Energheia Cinema 2003
Miglior soggetto per la realizzazione di un cortometraggio
È una bella mattinata, di una città qualunque. Madre e figlio salgono in
auto. Lei è una donna sulla cinquantina, magra, porta i capelli corti,
numerosi capelli grigi che fanno da cornice ad un viso segnato dal tempo e
dalla vita. È ben vestito, ma allo stesso tempo, non troppo elegante. Porta
un paio di pantaloni, una camicetta, un foulard, una borsa ed è molto
logorroica e visibilmente nervosa.
Lui, sulla trentina, abbastanza attraente, non è il classico figlio mammone,
succube di una madre troppo apprensiva e autoritaria, ma non appena sale
in auto, “obbedisce” alla madre che, subito, gli ricorda di mettersi la
cintura di sicurezza. Dopodiché, accende il motore e parte, ma la madre gli
raccomanda di non andare troppo forte. Lui appare leggermente
spazientito, ma si trattiene ed esegue alla lettera gli “ordini” della madre
che continua il suo “monologo”, assicurandogli che, ad ogni modo, quella
ragazza non gli piaceva affatto e che lui ha fatto bene a lasciarla. E
comunque, la prossima volta deve portare a casa una ragazza più pulita e
di sani principi. Sul viso di lui si legge una smorfia di disappunto, come se
stesse per parlare, ma la madre lo ammonisce a suonare il clacson ad un
pedone che sta attraversando la strada, senza guardare chi sta venendo.
Il figlio sbuffa, mantenendo però, la pazienza e continua a guidare. La
madre, allora, lo rimprovera per questo suo gesto e gli ricorda che, se lei,
dice certe cose a suo figlio, è solo per insegnarli l’educazione. Continua,
dicendo che lei ha fatto tanti sacrifici per crescere suo figlio, che ha patito
le pene dell’inferno durante il parto e che soltanto lei può sapere quanto a
sofferto.
Ad ogni modo lei, il suo dovere di mamma lo ha fatto. Gli ha pagato gli
studi, lo ha mantenuto all’università e non gli ha fatto mai mancare niente.
Al contrario di quel bastardo di suo marito che se n’è andato, lasciandola
da sola con un figlio da crescere, lei ha sempre dovuto fare tutto con le
sue mani e che, in ogni caso, tutto ciò che ha fatto, è stato solamente per
il bene di suo figlio. Dopo, guardando l’interno dell’auto si lamenta della
sporcizia e comincia a dire di quanto lei sia pulita ed ordinata. Questi
annuisce e si intuisce che certi discorsi li ha già sentiti centinaia di volte.
La madre lo ammonisce, ancora una volta, di non andare troppo forte, che
la maggior parte degli incidenti avviene per l’eccessiva velocità e che le
macchine si consumano prima, quando si guida ad alta velocità, mentre, se
si va piano, le automobili se la passano meglio e durano, certamente, più a
lungo.
In seguito gli dice di suonare il clacson ogni qualvolta lui si appresta ad
attraversare un incrocio perché, non si sa mai, con tutti i pazzi furiosi che
circolano per strada, è sempre meglio prevenire gli incidenti. Poi aggiunge
che, forse era meglio se a guidare fosse stata lei.
Sono fermi ad un semaforo ed un extra-comunitario si avvicina per pulire
il parabrezza, ma la madre, fermamente, gli dice che non è necessario.
L’extra-comunitario, allora, insiste per avere una monetina e la madre,
aperta la borsetta, tira fuori il portamonete, per dare qualche spicciolo
all’uomo che si allontana ringraziando. Spunta il verde e l’auto di fronte
non parte immediatamente, quindi la madre incita il figlio a dare un colpo
di clacson per “svegliare” l’automobilista. Sul viso del figlio si legge,
chiaramente, che sta per perdere la pazienza, ma suona il clacson e fa una
partenza leggermente brusca. La madre, allora, lo rimprovera nuovamente
di guidare male e di essere troppo “spericolato” e ribadisce il fatto che
preferisce stare lei al volante.
Successivamente, la madre riprende il suo discorso, parlando del lavoro di
suo figlio, che lei ha sempre desiderato vederlo sistemato, magari in
banca, con uno stipendio sicuro, perché di questi giorni non si sa mai e gli
rimprovera quella sua passione di scrivere sceneggiature per il cinema che,
tanto, non lo porterà mai a nulla. Continua, dicendogli che al giorno d’oggi
è difficile trovare un buon lavoro come quello che lui aveva e che è stato
uno stupido ad andarsene, senza neppure opporsi. Si lamenta del fatto che
suo figlio le abbia impedito di andare a parlare direttamente con il
direttore, come lei avrebbe voluto. Gli chiede se, per caso, lui si vergogna
di sua madre. Ma, poi, senza aspettarsi una risposta, continua la tiritera
dicendogli di non dimenticare chela mamma ha sempre ragione e che ogni
cosa che fa è sicuramente per il suo bene.
A questo punto si vede che il figlio non ce la fa più e sta per esplodere ma,
immediatamente, lei gli ordina di fermarsi, anche perché sono arrivati, e
gli ricorda che i consigli della mamma sono sempre i più giusti.
Dopodiché, si infila in testa una maschera da Paperino, tira fuori dalla
borsetta una pistola, un’ultima raccomandazione al figlio, scende dalla
macchina, che si ritrova posteggiata proprio davanti ad una banca, vi entra
e fa una rapina. Da fuori si sentono degli spari e la madre che urla di
sdraiarsi a terra.