I brevissimi 2004 – Frazioni algebriche e torte al cioccolato di Bruno Bianco_Montegrosso d’Asti(AT)
anno 2004 (I sensi – Sapori)
Luca era il primo della classe. Era nettamente, il primo della classe.
Durante il periodo delle scuole elementari, la sua superiorità, nei confronti
dei compagni di classe era, a dir poco, schiacciante. Nella risoluzione dei
problemi matematici era pressoché imbattibile; riusciva a pervenire
sistematicamente alla soluzione corretta in un tempo che, ai più, era
appena sufficiente per comprendere il testo. I vari argomenti matematici,
che la maestra spiegava, erano da Luca subito assimilati; ciò rendeva
noiosi tutti i giorni successivi, dedicati agli esercizi.
Giorni interi trascorsi ad eseguire 32×18, 15×28, 13×71; tutto perché così
imponevano le regole della didattica e soprattutto la tenacia dei compagni
di classe nello sbagliare i riporti, nel non sapere la tabellina, nel chiedere
ripetutamente: – Signora maestra, da dove bisogna partire a moltiplicare?
-.
Ogni nuovo argomento finiva, dunque, per innescare in lui una procedura
fedele e consolidata. Dopo la spiegazione della maestra, la scoperta del
nuovo strumento matematico lo eccitava; nell’immediato seguito, però,
una interminabile attese dell’argomento successivo lo assaliva
crudelmente. Il rituale si era ripetuto anche per le frazioni algebriche, che
argomento affascinante! Luca aveva l’impressione che si aprisse, di fronte
a lui un mondo nuovo, un mondo in cui poteva dividere il tutto in tante
parti, prendere solo alcune e lasciare le altre. Un aspetto, però che la
maestra non si stancava mai di ripetere: – Bambini, non fatevi confondere:
più grande è il numeratore, più la frazione è grande; più grande il
denominatore, più la frazione è piccola -. La maestra poneva, poi, la solita
domanda: – E’ più grande 1/4 o 1/5? -.
Naturalmente, c’era sempre qualcun che si faceva confondere dal
denominatore più spesso, obbligava la maestra a ripetersi per l’ennesima
volta e condannava Luca ad un feroce stato di noia. Quella mattina, però, il
problema che la maestra aveva posto alla classe era veramente intrigante.
– Avete di fronte una torta al cioccolato e potete decidere voi, quanta ne
volete mangiare. Cosa scegliete tra 1/2, 1/3 e 1/6? -. Tutti avevano
diligentemente scritto la risposta su di un foglio; sfilavano uno ad uno alla
cattedra, la maestra apriva il foglio ed emetteva la sentenza. Quando aprì il
foglietto di Luca, quale fu il suo stupore nel leggere 1/6, una risposta che
si distingueva da tutte le altre, divise tra la soluzione 1/2 e quel 1/12 di
chi confondeva, ancora, numeratore e denominatore.
– Ma perché hai risposto 1/6? -.
Con il volto aggredito da un lieve strato di rossore, Luca cercò di chiarire
l’equivoco. – Io ho capito che 1/2 è la parte più grossa, però non riuscirei
a finire un pezzo così grande di torta. La sesta parte mi sembra la quantità
giusta che vorrei mangiare adesso-.
La maestra rise divertita e pensò che era un ragazzino un po’ goffo. Eppure
adesso, a tanti anni di distanza, Luca è ancora convinto che la domanda
fosse mal posta. Il problema, così com’era stato strutturato, andava oltre il
semplice quesito matematico e finiva per investire la sfera dell’etica, con
ripercussioni nel sociale. Gli insegnamenti che riceveva quotidianamente
da scuola e famiglia, erano di non sprecare mai niente, di non essere
egoista, di condividere ciò che aveva con il prossimo. Come avrebbe
potuto, dunque, appropriarsi di mezza torta al cioccolato che sarebbe poi,
sicuramente avanzata, soltanto al fine di giungere alla soluzione corretta di
un quesito aritmetico? Nossignore, non era ammissibile. La matematica gli
piaceva, ma anche Luca aveva una dignità.