I brevissimi 2004 – Burro e cannoni di Guido Marcelli_Roma
anno 2004 (I sensi – Sapori)
Nel Palazzo della vittoria, antico edificio ottocentesco, ubicato nella
capitale dello Stato sudamericano di Ague Alte, l’intero governo era riunito
intorno alla tavola. Quattro camerieri, accompagnati da uno scroscio di
applausi, avevano appena servito un porcello arrosto. Ad un tratto, un
soldato, tutto sudato, entrò da una porta secondaria e scattò sull’attenti.
– Comandi, signor Generale -, esclamò, tirando su di sé
l’attenzione dei commensali, – mi spiace disturbare il Governo
nell’espletamento delle sue funzioni, ma è accaduto un fatto gravissimo -.
Il dittatore Francisco Paco, smise un attimo di masticare il cosciotto che
stringeva tra le mani unte di grasso e fissò, serio, il militare.
– Ebbene? Vuoi deciderti a parlare o aspetti che mi si raffreddi il
maiale? -.
– Beh, ecco… il popolo è in subbuglio, Generale. La gente si
riversa per le strade reclamando pane e condizioni di vita più dignitose.
L’impressione è che le cose potrebbero degenerare -.
Il generale rimase un attimo in silenzio, poi proruppe in una risata
fragorosa. – Oh, il popolo ha fame! Beh, allora che ne dite, signori del
governo? Diamoci da fare! Per prima sentiamo quali sono i gusti del nostro
popolo, perché io ahimè non li conosco. Su soldato, vai a chiedere se
preferiscono burro o cannoni. Avanti, sparisci e portami la risposta al più
presto -.
Il militare scattò sull’attenti, salutò e scomparve. Un quarto d’ora più tardi
rientrò più accaldato e sconvolto di prima. – Signor Generale, ho rivolto al
popolo la domanda -.
– Bene -, assentì Francisco Paco, senza alzare lo sguardo dal piatto
sul quale campeggiava un fagiano appena sfornato, – che dice la turba?
Burro o cannoni? -.
– Burro, Generale -.
– Però, ha gusti fini il nostro popolo -.
Ci fu una risata generale.
– E di primo, non gradisce, forse, un bel piatto di spaghetti
all’italiana? -. Propose il colonnello Alonso. – E un po’ di patate fritte di
contorno, gliele vuoi negare? -. Suggerì il maggiore Ernando. – Ma il
liquore, il liquore è essenziale per digerire, come si conviene -, aggiunse il
consigliere Bastia.
Ci fu una seconda risata.
– Dì al popolo che per il momento, diciamo un altro secolo, come
minimo, dovrà stringere la cinghia -, concluse il generale Paco.
– Abbiamo bisogno di armi e non di cibo, stupida plebaglia! D’altra
parte, non siamo noi del governo, i primi a dare l’esempio, osservando il
digiuno più assoluto? -. Il soldato rimase impassibile, mentre ministri e
alti dignitari si contorcevano dalle risa. – A proposito: i reparti
antisommossa e la guardia presidenziale hanno preso posizione? -.
– Sì, Generale. Il Palazzo del Governo è tutto circondato dalle
milizie e adeguatamente protetto. Bene. Oste della malora, portaci altro
vino! E tu, soldato, non romperci più i ciglioni! -.
Erano trascorsi appena cinque minuti, quando il solito militare fece di
nuovo la sua comparsa. Signor Generale, le porto brutte notizie -.
Francisco Paco afferrò il piatto e glielo scagliò contro. – Hai finito di
guastarmi il pranzo o ti devo far fucilare all’istante? Cosa c’è ancora? -.
– Le truppe sono passate dalla parte del popolo e lei, come del
resto tutti i membri di questo governo di ladri, siete agli arresti in attesa di
assaporare un altro piatto: quello del tribunale rivoluzionario! -.
Il soldato entrò nella sala dove sedeva il Governo Provvisorio. – Signor
Presidente, vengo dal carcere di massima sicurezza -, annunciò -. Il
generale Paco, detenuto in attesa di giudizio, reclama burro e marmellata
per la sua prima colazione -.
Alexandro Fargas, il Capo del Governo Provvisorio, meditò un istante. – Gli
dica che il burro è finito, rimangono solo i cannoni. E nel caso un pezzo di
spingarda risultasse indigesta per il suo stomaco delicato, allora gli
consegni questa roba da parte mia e poi mi faccia sapere se la colazione è
stata di suo gradimento -.
Il soldato strinse in mano la pistola e il proiettile che gli erano stati
consegnati, scattò sull’attenti e si diresse di corsa verso il carcere.