I brevissimi 2006 – Una dipendenza di Alessandro Petrini_Pisa
anno 2006 (Le quattro virtù cardinali – La temperanza)
Menzione dell’associazione Energheia
– Mollami quella cazzo di sigaretta.
Martina sta urlando. Urla per la strada e tutti ci guardano.
– Calmati.
Mi fissa, ancora. Poi inizia a strillare, più forte, che questa sigaretta gliela
devo dare, che non sono suo padre e che lei ha il diritto di fumare. Alla
fine, dopo che tutta via Chiaia e parte di via Toledo, dopo che tutta piazza
Plebiscito si è girata, apro il pacchetto. Ne prendo una.
– Ci voleva tanto?
Rimango in silenzio. Da quando ha iniziato la dieta Martina è come
impazzita. Sta sempre nervosa, dice che non ne può più è un ragazzo che
non la capisce e che fumare non le fa poi tanto male. Io, quando parla,
devo restare in silenzio. Altrimenti, si incazza ancora di più
– E dammi anche l’accendino.
– No, l’accendino non ce l’ho.
Pretende, lei, che io mi porti dietro sempre tutto. Che mi metta in tasca le
sue sigarette e il suo accendino e il libretto che le ha dato il dietologo per
contare le sigarette. Non usa la borsa, lei, dice che è fuori moda.
– Come non hai l’accendino?
Annuisco e già mi immagino che inizierà a urlare. A dire che sono un
coglione e che cos’è che non va. Rimango paralizzato. Martina, prima di
questa dieta che la rende solo nervosa e non la fa dimagrire, era gentile.
Mi veniva a prendere al lavoro, al porto, e mi ricopriva di baci. Diceva che
ci saremmo dovuti sposare e che nostra figlia l avremmo chiamata
Temperanza, come sua nonna. A me il nome mi faceva schifo, quasi
peggio di Giuseppa, che poi è il nome di mia mamma, ma non dicevo
nulla. Lei era felice e lo ero anche io. Questo, allora, bastava.
Poi c’è stato il dietologo e le sigarette.
Lei che ha iniziato a innervosirsi per tutto e io che non la aspettavo più al
porto e non fantasticavo più questa Temperanza, che sarebbe dovuta
essere mia figlia con occhi e capelli neri come Martina. Adesso c erano
solo urla. C era solo passare da cafoni davanti a tutta Napoli.
– Che cazzo, e mo ?
Le dico di fermare qualcuno e chiedere d accendere. Urla, forte, che lo
fanno i poveracci e mi costringe a cercare un tabacchino. Quando entriamo
sbraita che il fidanzato suo se l’era dimenticato e quasi stava impazzendo
senza fumare. Il tabaccaio allora si era messo a ridere e aveva detto che
così non andava bene, che i fumatori devono stare con i fumatori. Lei
aveva sorriso e io mi ero sentito mortificato, come tutte le volte. Eravamo
usciti e lei mi aveva detto che voleva la pannocchia arrostita con il burro
sopra. “Ma non sei a dieta?” avevo chiesto, in silenzio, a me stesso.
Poi c’eravamo seduti su una panchina, vicino a piazza Plebiscito, di fronte
al mare. Reggeva la pannocchia per un bastoncino di legno e masticava,
rumorosamente. Pezzi di mais le erano rimasti fra i denti. Lei, noncurante,
continuava a masticare.
– Allora?
– Vuoi un altra sigaretta?
– No.
Mi sentivo sollevato. Di norma ne fumava cinque ogni ora, se non di più. A
breve avrei dovuto fare il mutuo per cercare di farla dimagrire, in vista di
queste cazzo di nozze che già si facevano sentire prigioniero.
– Smetto di fumare.
La guardo e non ci credo. Fino a un attimo primo mi avrebbe sbranato, pur
di accendere.
– Stai scherzando?
Continua a masticare e a non rispondere. Le prendo la pannocchia, mentre
se la sta mettendo in bocca e mi accorgo che è bella. Anche se ha la bocca
tutta sporca. Mi preparo alla sceneggiata, tutta napoletana.
– No.
Dice no e manco urla. Non ci credo.
– Quella era l’ultima. Per questo la volevo tanto.
Neanche ci penso e dico.
– L’ultima della giornata?
– No, l’ultima della vita.
Scuoto la testa, non ci credo. Uno non può smettere di fumare da un
momento all’altro.
Può solo iniziare, senza programmare.
– E perché?
– Perché non me ne frega niente della dieta. Voglio essere felice e venirti a
prendere a lavoro e parlare del ristorante dove faremo la festa, dei mobili,
di Temperanza.
Rimango in silenzio e non riesco a pensare a niente. Penso solo a
Temperanza.
Che avrà gli occhi e i capelli neri come Martina e il nome di sua nonna.
Sua nonna che tutti, a Napoli, la ricordano per la disponibilità la
gentilezza. Tutti tranne il marito, che faceva i mutui per comprarle le
sigarette dal contrabbandiere sotto casa.