I brevissimi 2008 – La mannequin di Lucia Sallustio_Molfetta(BA)
anno 2008 (Le quattro virtù cardinali – La prudenza)
Menzione della redazione de “La Gazzetta del Mezzogiorno”
Prudenza va in stazione ogni mattina, puntuale come un treno, con il suo
cardigan sferruzzato a maglia, a sera, davanti al televisore del soggiorno
che puzza di tanfo e di antico. Affoga nei pallidi indumenti beige, avorio e
grigio, uniche melense note nella sua vita priva di sfumature. Fili neri e
grassi in testa che aggiungono solo squallore a tutto il resto. Occhiali fissi,
dietro i quali non v’è espressione, ma solo quotidianità. Piange Prudenza?
Ride? Ama, odia, insomma vive? Nulla traspare, se non questa antica
abitudine di recarsi ogni mattina in stazione come ai tempi dell’università.
Perché Prudenza ha una laurea in Lingue e letterature straniere con il suo
bel cento dieci e lode. Ma che ne sa lei di Londra o Parigi, dell’America
della globalizzazione, dei boulevards, delle ramblas, del Quartier Latin, di
Picadilly, della Fith Avenue? Forse più di noi che, mentre lei se ne stava
segregata a casa con i suoi, ce ne siamo andati in giro per il mondo. Di noi
che poi siamo approdati sani e salvi, chi prima chi dopo, con il nostro
bagaglio colmo, le storie da raccontare ad amici e figli, le piccole
delusioni, alcune con il trofeo straniero come marito. Tutti a goderci la
tranquillità provinciale e la serenità del posto fisso. Prudenza, invece, è
rimasta qui ad aspettarci, anche se fa finta di non conoscerci quando ci
incontra. Celata dagli occhialoni dell’epoca dell’università, non saluta e
prosegue ritta, impagliata, automatica, con la borsa sotto braccio.
“Ciao Prudenza, che fai da queste parti?” Nessuna risposta. Finge di non
essere lei. Si vergogna di essere diventata una zitellona squallida e fuori
luogo, fuori tempo, fuori tutto. Mi sono detta che era fuori anche con la
testa, non poteva non riconoscermi, anche dopo più di vent’anni. Non ho
mai avuto una grossa simpatia per lei, ma abbiamo pure condiviso quattro
anni e gli stessi spazi, sul treno e fra i banchi. Ci siamo passate le
fotocopie, scambiate gli appunti, nonostante la sua invidiosa ritrosia, la
stessa voglia di impedire che ha segnato la sua vita. Prudenza sembra non
abbia mai avuto età. Se non fosse per quell’aria assente e un’impressione
oggi più marcata di essere démodé, fisicamente non mostra i segni del
tempo. Sembra, piuttosto, sbiadita come il nero di seppia delle cartoline
d’epoca. Il nero che alberga nel suo cuore. Occhiali neri per non fare
trapelare l’anima. Che anima può avere una persona inaridita, che non ha
conosciuto l’amore, che annaspa nella noia delle acque stagnanti e non
conosce il panta rei di tutti i giorni? Una persona cui hanno insegnato fin
da piccola ad essere talmente prudente con la vita, con gli altri, con
l’amore, da ricordarglielo con il suo stesso nome. “Attenta, Prudenza.
Dammi la manina, puoi perderti. No, Prudenza, non puoi andare alla festa
del compleanno. Il mondo è cattivo. Non metterti la minigonna come una
sfacciata qualunque, potresti indurre qualche uomo a cattivi pensieri. Sii
prudente, Prudenza. Stai a casa, qui sei al sicuro. A Londra ci sono i punk,
i punk sono tutti drogati.” Quarantesette anni di divieti. E l’unica magra
consolazione, quella passeggiata mattutina e la piccola follia che ancora la
nutre: andare in stazione a sognare di partire e comprarsi le riviste
femminili. In quella borsa a sacco, molle e cenciosa come la sua anima,
porta a casa i suoi sogni: Vogue, Donna moderna, Anna, Grazia. Non ama i
pettegolezzi, non curiosa nelle vite degli altri. Ognuno viva come vuole.
Continua a studiare le lingue, legge classici e contemporanei, naviga su
Internet, ha l’antenna satellitare per i programmi esteri. Ma, soprattutto, sa
tutto sugli sviluppi della moda, sui nuovi look, come essere à la page, sui
colori dell’anno, gli accessori più trendy, le sfilate e gli stilisti di tutto il
mondo. Dentro di sé, Prudenza osa, viaggia, sfila, bella, elegante,
impettita, come una mannequin che scende il Corso. E mentre sfila, la vita
le passa davanti come una corriera stracarica sulla quale lei non salirà mai.