I brevissimi 2008 – Piano… di Francesca Lenzi_Piombino(LI)
anno 2008 (Le quattro virtù cardinali – La prudenza)
Piano… Devo fare piano… con calma… con tutta la calma possibile… Devo
mantenere la concentrazione… devo pensare solo all’equilibrio, solo al
movimento… un passo dopo l’altro… senza nessuna fretta. “Prudenza! La
prudenza non è mai troppa”, diceva sempre la mamma. Ed io sempre l’ho
ascoltata!
Un’ora prima
Getto a terra l’ultima sigaretta, solo dopo aver impregnato l’aria
dell’intenso ultimo aroma della mia Pall Mall blu, schiacciata dalla robusta
punta dell’anfibio destro. Fingo un improbabile interesse al cellulare
affondato nella tasca sinistra della felpa, alzando, di tanto in tanto, lo
sguardo verso il portone scuro, ad ore 10 dal sottoscritto. Secondo le
previsioni dovrebbe uscire tra circa venti minuti, istante più, istante meno,
lasciandomi un discreto margine di azione. Non amo agire d’istinto,
affidarmi all’improvvisazione; non è professionale, e quasi mai porta a
qualcosa di buono. La programmazione, l’ordine, la disciplina, lo studio
fanno parte dell’ambito della prudenza, intesa quale bene necessario per
condurre egregiamente questo lavoro.
Eccolo. Non esita, ignaro, e si dirige rapidamente verso il parcheggio.
Lascio passare un paio di muniti, per sicurezza. Può sempre accadere di
aver dimenticato l’agenda, le chiavi, un oggetto qualsiasi e dover tornare
indietro.
Ok, posso muovermi. L’appartamento si trova al quinto piano, senza
ascensore.
Sono dentro: un bel duplicato è decisamente migliore rispetto a qualunque
attrezzo del mestiere, ed io d’altra parte non sono certo un ladro. Non rubo
niente, non mi occorre niente. Mi pagano per prendere ciò che a loro
serve. Non faccio domande, neanche a me stesso; eseguo e basta. Si vive
molto meglio e più a lungo se si possiede il buon gusto della discrezione.
Apro il secondo cassetto dal basso, sulla sinistra della scrivania. Niente.
Odio quando le informazioni non sono corrette, o comunque non risultano
di alcuna utilità; fanno perdere tempo e alterano il piano prestabilito,
comportando pericolose e impreviste variabili. È essenziale, in un caso
simile, non perdere la concentrazione, osservare l’ambiente con occhio
clinico, spoglio da incidenze estranee il compito da assolvere.
Assolutamente vietato è trattenere la tensione su un particolare
considerato superfluo, scrutato solamente per un riprovevole moto di
curiosità.
Ma cos…?! Oh, no, sta rientrando! Cosa diavolo ci fa in casa così presto???
Non c’è tempo da perdere. Pochi attimi per decidere. Dove mi nascondo?!
Adesso
Piano… pianissimo… un passo per volta… Magari non è stata la mossa
più intelligente, ma al momento l’ho valutata l’unica in grado di non farmi
ammazzare con un cane dal proprietario (distante dallo stimarsi un santo).
Certo che trovarsi a venti metri di altezza, alle due di notte di un torrido
agosto, su un cornicione largo appena 13 centimetri, con nessuna certezza
di fuga e un fastidioso formicolio agli arti inferiori, non può definirsi
un’ottima circostanza ma, dotato di un valido sangue freddo e di una certa
esperienza sul campo, non dispero in una risolutiva conclusione.
Un passo alla volta… con calma… ormai sono arrivato alla finestra
dell’appartamento accanto; sarà senz’altro aperta con questo caldo… Ma…
qualcuno sta parlando all’interno: “Senti, non mi interessa se hai mal di
gola… si soffoca! Non riesco a dormire! Apro la finestra!”.
Oh, no…