I brevissimi 2009 – Santiago di Antonino Chiummo_Napoli
anno 2009 (Le quattro virtù cardinali – La giustizia)
Il Vecchio lo guardò con uno sguardo tra il divertito ed il curioso.
– Vuoi sul serio che ti dica, ora, della strada per andare all’inferno? – disse
con voce sgraziata.
Non sapeva perché, ma quello strano vecchio dall’occhio sbilenco lo
inquietava. Aveva qualcosa che rendeva i suoi vaneggiamenti poco
rassicuranti, anche se all’inizio, incrociandolo lungo la strada polverosa del
Cammino, aveva pensato di potersi divertire prendendolo in giro.
Ora non lo trovava più tanto divertente, con quello sguardo fisso che
contrastava con l’andatura barcollante.
– Sì, raccontami un po’, Vecchio… – ma il sorriso che aveva previsto essere
di superiorità riuscì in una smorfia indecisa.
– Ti racconto. Non avere tanta fretta però… il Cammino è lungo… –
Il sole calava piano tra i rami mentre i due uomini avanzavano con quel
passo così diverso lungo il sentiero.
Dopo un tempo che sembrò lunghissimo il vecchio ricominciò a parlare.
– … prima di arrivare all’Inferno devi attraversare una Stanza – disse – E’
piena delle volte in cui sei stato solo. Lì ritrovi tutte le volte in cui un
amico ti ha voltato le spalle, tutte le volte in cui hai gridato e non ti hanno
risposto, tutte le volte in cui sarebbe bastato un gesto, un solo gesto per
toglierti la croce dalle spalle… ma chi poteva ha preferito non farlo.
– Devi rivivere tutte quelle volte prima di arrivare…
Il vento si levò portando via l’ultima parola della frase. L’uomo aveva
freddo. Immaginava quella stanza ed aveva freddo.
– Poi viene un’altra Stanza – continuò il Vecchio – E’ piena delle volte in cui
hai tradito. Ci sono tutte le volte in cui hai sacrificato un’altra persona per
una tua comodità, tutte le volte in cui hai voltato le spalle al grido di aiuto
di qualcuno. Tutte le volte in cui sarebbe bastato muovere un dito per
soccorrere qualcuno che contava su di te, e non l’hai fatto.
Il vecchio sembrava più dritto adesso. Si voltò a guardare l’Uomo.
– Le devi rivivere tutte prima di arrivare all’Inferno.
Il sole era calato. C’era ancora luce, ma tutto intorno non c’erano altri
rumori se non il vento tra le foglie.
Scorsero in lontananza la luce della locanda.
– C’è un’ultima Stanza prima di arrivare all’Inferno – ricominciò il vecchio
mentre si dirigevano verso la locanda. L’Uomo provava fastidio ormai nel
sentirlo parlare, ed aveva freddo. Ma non riuscì a fare niente per farlo
tacere. Teneva le mani in tasca e camminava con lo sguardo in basso,
come se stesse portando un peso.
– E’ una Stanza piena delle tue buone azioni. – Il Vecchio sorrise in
maniera ambigua e l’occhio strabico risultò ancora più innaturale, come se
fosse stato di vetro. – Ma ci sono anche i motivi delle tue buone azioni. – Il
Vecchio ora era più alto, come era possibile questo? – Anche del perché sei
qui a fare compagnia ad un povero vecchio.
– Le devi rivivere tutte, sapendo. – terminò il Vecchio.
L’Uomo affrettò il passo cercando di distanziare il Vecchio, ma non ci
riuscì. Erano quasi arrivati alla locanda.
– Poi c’è l’Inferno – riprese il Vecchio. Ora aveva una voce bassa, quasi un
sussurro. Ma le sue parole erano chiaramente distinte dal rumore del vento
che rinforzava.
– Vecchio, piantala con queste storie, ho freddo – disse l’Uomo. Ma la frase
non gli uscì con la perentorietà che avrebbe desiderato.
-Non vuoi sapere com’è l’Inferno, Uomo? – sussurrò il Vecchio con un’aria
canzonatoria.
– No! –
L’Uomo imboccò il viale della locanda.
– Peccato – disse il Vecchio fermandosi fuori e lasciandolo andare.
– In fondo era semplice – continuò con quel sussurro che aveva la stessa
intensità di un grido – Si tratta di un’altra Stanza…
L’Uomo cominciò a correre.
– … è una Stanza vuota, con uno specchio e…
L’Uomo entrò nella locanda e richiuse la porta dietro di sé. Impallidì.
Era in una Stanza vuota.
Con uno specchio.
– …e tanto, tanto tempo – terminò il Vecchio tra sé.