Brevetti – lutto nazionale ignorato
_di Roberto Vacca_
Il numero annuale di brevetti conseguiti in Italia è dimezzato negli ultimi anni. È una grave tendenza negativa. Altrettanto grave che giornali, radio e TV non ne parlino. Oggi SPECTRUM, il mensile culturale e divulgativo dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) pubblica un’analisi internazionale svolta su 5000 organizzazioni commerciali, accademiche, non profit, governative per valutare numero e valore dei brevetti conseguiti nell’anno. Non è sorprendente che gli Stati Uniti siano ai primi posti in modo massiccio in ogni settore, né che rifulgano Google e Apple.
Le aziende italiane non appaiono affatto in nessuno dei settori considerati. Per noi dovrebbe essere una giornata di lutto nazionale, ma temo che la notizia non verrà nemmeno citata. Tutto al più sarà relegata in ultima pagina o mormorata alla fine di una rubrica di curiosità mandata distrattamente in onda. “Tanto è un dettaglio che potrebbe interessare solo i tecnici”: ripeteranno gli artefici del nostro degrado culturale estremo.
È bene considerare qualche dettaglio di questa analisi. I settori considerati sono 15:
Aerospazio e difesa; Automobili, Biotecnologia, Chimica, ICT, Conglomerati, Agenzie Governative, Strumenti scientifici, Strumenti medici, Università, Software, Computer, Periferiche per computer, Elettronica, Semiconduttori. Per ogni settore viene citata una ventina di aziende o istituti.
I Paesi in cui almeno una organizzazione sta ai primi posti sono 16:
USA, Giappone, Olanda, Taiwan, Singapore, Bermuda, Corea del Sud, Cina, Francia, Regno Unito, Germania, Svezia, Belgio, Danimarca, Irlanda, Svizzera.
Non dovrebbe fare molta impressione la circostanza che alcuni di questi 16 Paesi sono molto più piccoli dell’Italia. Invece i decisori pubblici e, soprattutto, privati in Italia dovrebbero redigere una tabella o un diagramma per evidenziare quale sia l’andamento dell’economia nei 16 Paesi rispetto all’Italia. Vedrebbero che cresce la prosperità di chi brevetta di più – pensa di più, studia di più, immagina di più.
Ho pubblicato parecchie volte la proposta di creare task force mirate a redimere il Paese innalzando la cultura, gli studi, la ricerca, le invenzioni. Ne invio volentieri copie a richiesta – ma non ci vuole molta fantasia: la strada da percorrere è ben nota.
Ricordo solo che il ritardo dell’industria privata è più grave di quello della ricerca pubblica – che è pure notevole.