Rassegna stampa degli incontri, Rassegna stampa Progetto Cittadini del Mare

Cittadini del mare

Matera 11 settembre 2024 di Eustachio Antezza tratto da Giornalemio.it

“Cittadini del mare” è un progetto nato da un’idea della Fundación Valsain, presieduta da
Álvaro Gil Robles, già Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, insieme a
Sylvain Briens della Sorbonne Université di Parigi, Amnesty International Italia,
Fondazione con il Sud e l’Associazione Energheia di Matera.
Ispirato dal filosofo Roberto Casati e dal suo libro “Oceano – Una navigazione filosofica”, il
progetto intende ripensare il rapporto tra le persone, considerando lo spazio del mare
come un’area di connessione anziché una barriera, mettendo al primo posto i diritti umani.
Definirsi cittadini del mare è un modo per rivedere il concetto di migrazione: non come un
risultato della crisi o del dramma, ma come un’opportunità, in cui i valori della solidarietà e
dell’aiuto reciproco caratterizzano chi abita il mare. È una proposta per attribuire al mare
nuovi valori per il futuro. Lo stesso Harry Martinson, premio Nobel per la letteratura,
grande scrittore europeo, marinaio e vagabondo, dichiarò che se diventassimo tutti
cittadini del mondo (e del mare), il mondo sarebbe senza guerra e tutti potremmo partire
senza passaporto.
Si tratta, quindi, di costruire uno spazio di riflessione, di dialogo e discussione attorno a
quest’idea nata nel 2023 a Matera, Città della Pace, un luogo dove possano ritrovarsi
politici, intellettuali, artisti, scrittori e studenti. Una sperimentazione in corso per poter tutti
insieme dare nuove armi al mare, che siano rappresentative dei nostri valori democratici:
solidarietà, legalità, giustizia, uguaglianza, sperando che il risultato non sia solo un’utopia.
Quest’anno agli atelier di scrittura, nell’ambito del XXX Festival del Premio Energheia, con
la partecipazione di giovani scrittori e studenti, saranno presenti il portavoce di Amnesty
International Italia, Riccardo Noury, il filosofo Raphael Ebdi, le giornaliste Nicoletta Dentico
e Nancy Porsia, il medico di Lampedusa Pietro Bartolo e Serena Vigoriti impegnata sul
fronte dell’accoglienza degli immigrati.
Il mare che unisce le sponde sud e nord del Mediterraneo può servire a superare
l’ossessione del fenomeno migratorio a cui le politiche interne di molti paesi europei,
compresa l’Italia, sono soggiogate. Questo incubo influenza anche la politica estera, che si
manifesta chiusa e prigioniera della paura, producendo accordi e memorandum con i
paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, costruiti sul disprezzo dei diritti umani. Occorre
quindi ricordare qual è la vera identità europea: un’identità democratica, diversa da quella
che ignora le morti in mare, opposta alla politica che, come ci ricorda Amnesty
International, ha prodotto la criminalizzazione della solidarietà e delle ONG. Tra navi ferme
nei porti italiani per ragioni pretestuose e amministrative, oltre ai processi in corso, questa
politica ha svuotato completamente il Mediterraneo di ogni forma di soccorso. È evidente
che l’Europa non può appartenere ad un club democratico in cui sono accettati solo i
privilegi, voltandosi dall’altra parte di fronte ai fenomeni che non le appartengono.
Gli scompensi climatici generano migrazioni. Questo vale per tutte le specie: marine,
terrestri, aeree e anche per gli esseri umani. Si prevede che l’aumento della temperatura
del pianeta genererà nei prossimi decenni una enorme ondata migratoria da sud verso
nord. Il secolo che viviamo sarà, quindi, anche quello della grande migrazione a causa del
cambiamento climatico e questo avrà un impatto significativo in un contesto mondiale che,
secondo le stime dell’ONU, proietta la popolazione globale oltre i dieci miliardi nel 2080.
La classe dirigente europea deve perciò adottare una visione del fenomeno migratorio che
si proietti oltre la propria generazione e deve chiedersi cosa ci sarà dopo. L’Europa è una
società matura e sa cosa è accaduto all’uomo nelle ultime cinquecento generazioni, da
quando ha realizzato la sua forma stanziale fino ad oggi. Deve scegliere se governare
questa situazione oppure affidarla al caso. È necessario pensare al domani. Il progresso si
realizza sempre e solo quando si va oltre il giardino, oltre la foresta e i “forestieri”.