Come trattare gli stati impazziti
IL MATTINO – 2 Giugno 2000 di Roberto Vacca
Come si possono difendere gli USA da nazioni irrazionali, temerarie che possiedano missili nucleari atti a colpire l’America? Che queste nazioni esistano pare sia ora un articolo di fede per il governo di Clinton e per parecchi repubblicani, anche se vari esperti sono di parere contrario. C’e’ chi pensa che Corea del Nord, Iran e Irak potrebbero lanciare un attacco atomico contro gli USA al costo di farsi annichilare da una rappresaglia.
Per evitare questi rischi, esperti americani ispezionano da 2 anni un misterioso complesso di tunnel in Corea del Nord. Intanto George Bush ripropone un sistema globale di difesa contro i missili, anche se e’ dubbio che funzionerebbe. Certo le 3 nazioni citate hanno cercato di procurarsi o produrre armi di distruzione di massa. Dopo la Guerra del Golfo gli ispettori USA scovarono in Irak numerosi apparati per la separazione elettromagnetica di isotopi, necessari per produrre uranio arricchito da usare in bombe atomiche. Nel 1998 la Corea del Nord lancio’ un missile sopra il Giappone – ma la Corea e’ folle? E’ curioso che gli USA la considerino tale dopo 6 anni che stanno negoziando con quel Governo.
Dunque non e’ sicuro che esistano nazioni folli. Non sappiamo quanto siano davvero folli quelle che lo sembrano.
Il concetto di Stato pazzo fu definito trent’anni fa dal politologo israeliano Yehezkel Dror nel suo libro “Crazy States”. Uno Stato pazzo ha un’ideologia estrema, la afferma in modo ossessivo su vasta scala, si considera superiore a ogni altro Paese e a ogni regola morale e civile, e’ disposto a usare la forza in guerre aggressive anche a costo di pagare un prezzo altissimo. Infine e’ uno Stato capace di pianificare e realizzare strategie razionali per raggiungere i suoi scopi. Dror suggeriva gli esempi delle nazioni cristiane che condussero le crociate — e quello del Nazismo. In una riedizione del 1980 citava come candidati Libia e Iran e, paradossalmente, descriveva uno scenario in cui era il Kuwait, e non l’Irak, a soffrire deliri di potenza e a scatenare una guerra.
Fra gli scenari descritti da Dror, ce n’erano anche due che contemplavano le ipotesi di transizione alla follìa di USA e URSS. La posizione metodologica di base di Dror, pero’, e’ quella democratica occidentale. Nel libro criticava vari errori nell’affrontare il problema. Il primo e’ quello di considerare che le politiche domestiche, quelle politiche e quelle strategiche si svolgano in ogni Paese su piani separati. Invece i 3 tipi di politica si influenzano a vicenda – in modi variabili e imprevedibili. Il secondo errore e’ quello di ritenere che lo sviluppo socio-economico neutralizzi aggressivita’ e follia (questo accade solo se lo sviluppo e’ libero, culturale e civile). Il terzo e’ la fede nell’utilita’ dei negoziati per evitare il precipitare di crisi.
Dror descriveva le strategia degli stati pazzi: infiltrazione, erosione, provocazione, ricatto. Ma sono piu’ interessanti le strategie suggerite per combattere e neutralizzare la follia.
La piu’ mite (ma non la piu’ energica, ne’ efficace?) consiste nel fornire informazione corretta e libera allo scopo di far ragionare decisori e opinione pubblica nei Paesi che si trovano in condizioni marginali.
La seconda strategia e’ quella dell’embargo che privi lo Stato folle delle macchine e delle risorse necessarie a creare armi di massa (dopo la sparizione dell’URSS, pero’, pare che risorse nucleari notevoli siano reperibili in vari ex satelliti). La terza strategia consiste nel non premiare la follia – esattamente il contrario di quello che fecero i Paesi occidentali a Monaco nel 1938 con l’appeasement che avrebbe dovuto addolcire Hitler.
La quarta e’ quella di infiltrare il Paese che sta impazzendo, stimolando rivolta e rovesciamento del regime dittatoriale aggressivo. La quinta e’ la deterrenza e, se non funziona, il ricorso alla forza e all’occupazione militare – come e’ successo nel 1991 con l’Irak, dopo l’aggressione al Kuwait e senza arrivare all’occupazione e alla rimozione di Saddam.
L’ultima strategia e’ la capitolazione – presentata come un paradosso.
Sembra interessante valutare queste opzioni. In USA il dibattito su di esse divampa. In Italia non ne parliamo – come parliamo poco e male di insegnamento e di ricerca. Portiamo ritardo. Discutiamo di cose vecchie: riforma elettorale, uguaglianza davanti alla legge, separazione fra chiesa e Stato.