Le parole dei giurati

Preferisco consegnarti il mio collage, ecco in quella foto c’è l’arrivo a Matera di noi giurati

-di Chiara Gamberale
Presidente Giuria Premio Energheia 2001_VII Edizione

Capita, a volte, di non trovare le parole per far fronte a una situazione, a un incontro, a un’emozione: è per questa sfida al linguaggio, forse, che si comincia a scrivere. Forse hanno cominciato così anche i duecentosessanta partecipanti all’edizione del Premio Energheia di quest’anno, hanno cominciato così gli undici finalisti…

Forse.
Per certo so che ho cominciato così io, ma che chiamata a carezzare con parole (scritte) Matera e quest’evento mi viene da fare i capricci e da dire no. Per una volta, per favore no. Non te la prendere prefazione: capita così raramente di stare bene e di non intaccare ogni momento con il vizio del pensiero, che se adesso mi metto a tradurre tutto questo in parola per il pensiero devo passare e preferisco di no.
Preferisco consegnarti un collage, forse l’unica forma in cui certe esperienze possono venire attraversate dal ricordo e dalla riflessione (riflessione di pelle dunque, non di testa) senza cedere all’oggi neanche un chiaroscuro.
Preferisco consegnarti il mio collage.
In quella foto c’è l’arrivo a Matera di noi giurati, guardaci bene in faccia e coglierai una certa ridicola preoccupazione: è che abbiamo lasciato a casa tre quarti di lavoro che dovevamo finire ieri, è che sulla cassapanca dell’ingresso ci sono delle bollette e oggi se non c’era l’aereo da prendere andavamo in posta, è la segreteria telefonica che magari s’incanta e come si fa se mi cercano e fra i Sassi il cellulare non prende? E’ uno speriamo almeno che, è un però. In quell’altra c’è Andrea Demarchi che a Matera sta già da due giorni e sorseggia pacifico un Crodino sulla terrazza del bar Tripoli (domani chiude per ferie). In quella siamo davanti alla libreria di Piazza del Sedile: la bambina che si è messa a tracolla la borsa di Patrizia Belli e il bambino che da dietro mi fa le corna sono i figli-folletti di un poeta materano con gli occhi blu. Le bollicine effervescenti di questa foto sono del sorriso di Francesca Mazzucato e quel ragazzo con la faccia da Harry Potter è suo figlio Riccardo. In questa siamo noi giurati al completo, alla prima cena, o forse è quella del giorno dopo o il pranzo del giorno dopo ancora, un attimo prima di ripartire: comunque abbiamo le guance incandescenti e gli occhi pazzi. Lì stiamo facendo colazione all’Hotel dei Sassi: Patrizia Belli si è appena svegliata, l’ho buttata giù dal letto io telefonandole in camera e lei mi dice che sono più perfida di Sheila di Beautiful. In quella cominciamo la gita per i Sassi, lì abbiamo tutti le bocche aperte perché stiamo guardando il presepe di tufo nella Cattedrale, in questa qui ridiamo, in quest’altra anche, qui l’intera sezione femminile della giuria ha un’espressione un po’ ebete perché direttamente da Friends è arrivato a sorpresa un attore (lucano!) che come se non bastasse ascolta e chiede e sorride e ride e per l’appunto anche in quest’altra ancora ridiamo (Paolo Rosa ci sta raccontando di quando telefona e dice: – Sono Paolo Rosa di Studio Azzurro – e dall’altra parte riattaccano). Questa è la giuria del racconto da sceneggiare: la Mazzucato sta gesticolando perché è pronta a scambiare suo figlio con la vittoria di Un piatto di nuvole, la Belli le indica le intuizioni delle frasi che ha sottolineato in Muri, Paolo Rosa e Roberto Riviello si guardano, Graziano Diana è appena arrivato e non sa, non capisce ma sta ben attento a non esser messo in mezzo. Quest’altra è la giuria letteraria, quella seria: Alberto Scarponi ci sta leggendo i suoi voti, come al solito sei severo!, gli dico io, Demarchi si sposta dal ventilatore perché ha freddo (ci sono trentacinque gradi!). Sullo sfondo ho attaccato gli adesivi di due cuoricioni rossi: Niccolò Ammaniti e Aldo Nove sono stati costretti a mandare le loro votazioni per fax e non sono propriamente lì con noi, ma secondo me sì (anche se i questa foto scattata senza flash colgo l’occasione per proporre di nascondere dalle librerie tutte le copie di Io non ho paura, che ha vinto il Viareggio, fra un po’ diventa un film di Salvatores e ottantamila lettori e recensioni tutte straordinarie quasi quanto il libro, insomma, che per una volta si comprino Gamberale Demarchi e Mazzucato!). Questa è della cerimonia di premiazione. Gli occhi di quella lì sono dell’autore di Lunga strada verso Gondor e sono più luminosi della spada magica del suo magico racconto. In quest’altra ci sono Patrizia Belli e Alex, il vincitore della categoria Racconto da Sceneggiare, che continua a ripeterle non sono di Bologna, sono di Bolzano!, qui la Mazzucato invita a salire sul palco l’autrice di Un piatto di nuvole, che si è conquistata una menzione speciale. Questa non è che è venuta male, è che l’autore di Walter Simmons, che ha trionfato nella categoria letteraria, non è venuto. Qui Felice Lisanti si fa di tutti i colori perché alla fine della cerimonia è alzato da noi giurati e lanciato in aria, questo primo piano è del faccino di porcellana di Rossella Montemurro, qui Beatrice Totossy traduce quello che sta succedendo al vincitore del Premio Energheia Europe che è praticamente mio coetaneo ma con cui, come vedete in quest’altra, non riusciamo proprio a capirci perché io parlo italiano e inglese e lui ungherese e tedesco. Qui siamo davanti alle Murge e la luna da lì ci arriva dritta in petto, qui Paolo Rosa e Roberto Riviello sognano sarebbe bello uno spettacolo in tanto spettacolo, qui io un po’ mi commuovo, qui Felice ci dice (eh eh, Felice ci dice…che bello che non sto scrivendo!!) che bella idea!, qui Antonio Francica tira fuori il suo pendolino per capire dove sta la Montemurro che ha il cellulare staccato, questa è una foto di gruppo e quelli in aria sono i fogli dei racconti finalisti, invitati a prendere il volo e da questi Sassi, da questo giorno, da quest’incanto partire e arrivare non importa dove basta che si vada, come ci insegna Walter Simmons, perché sogni e rivoluzioni hanno come meta il loro stesso percorso.

Nella foto: Chiara Gamberale, durante la cerimonia di consegna del Premio Energheia 2000