Il premio Energheia mi ha dato subito l’impressione di un’iniziativa portata avanti da persone finalmente colte e non intellettuali, che vogliono smuovere le acque dall’immobilità culturale e che hanno scelto di farlo nel posto più indicato: la città incredibile di Matera.
– di Marina Cianferoni
Presidente Giuria Premio Energheia 1998_IV edizione_
Ho provato un’autentica soddisfazione a far parte della giuria del premio letterario Energheia. La mia “contettezza” di andare a Matera e di conoscere nuove persone, è stata preceduta dalla curiosità per ciò che avrei trovato ma anche da una certa paura: il ruolo di “presidente” della giuria mi spaventava perché non l’avevo mai sostenuto prima e poi perché ribaltava la situazione in cui, da “giovane scrittrice”, ho sempre atteso e mai dato dei giudizi. Mentre leggevo i racconti mi chiedevo che linguaggio avrei dovuto adottare, che grado di serietà avrei dovuto simulare e cosa avrei dovuto dire: se il mio ruolo andasse in qualche modo recitato o semplicemente sostenuto.
Iniziative come i premi letterari sono, a volte, manifestazioni pseudoculturali che non hanno la funzione di scoprire nuovi talenti o di aiutarli ad emergere e a comunicare le loro emozioni scritte ma spesso sono solo eventi celebrativi di sé, espressi da una pomposità verbale incomprensibile della dialettica con cui la giuria non presenta alcun vincitore e non si rivolge ai partecipanti ma celebra se stessa aggirandosi sugli stessi temi e sulle stesse persone.
A Matera non ho assistito a niente di tutto ciò. Il ruolo di presidente l’ho appunto semplicemente sostenuto e non recitato (come non avrei saputo fare) perché la comunicazione era quello che si richiedeva, la naturalezza e soprattutto l’espressione di due passioni fondamentali: quella di leggere degli organizzatori e dei componenti della giuria e quella di scrivere di tutti i partecipanti. Il premio Energheia, al suo quarto anno di vita, che spero sarà seguito da molti altri, mi ha dato subito l’impressione di un’iniziativa portata avanti da persone finalmente colte e non intellettuali, che vogliono smuovere le acque dall’immobilità culturale e che hanno scelto di farlo nel posto più indicato, un patrimonio culturale che sopravvive al presente e marcia verso il futuro: la città incredibile di Matera.
Mi angustiava anche, come prima volta che mi cimentavo in un simile incarico, un’altra preoccupazione: la responsabilità di selezionare un vincitore su dieci racconti che ho trovato nel loro complesso originali, scritti in qualche caso molto bene e talora agili, acuti, profondi. Per fortuna è stato possibile, durante la premiazione, citare ancora due testi (oltre leggere al pubblico un frammento di ognuno) che abbiamo reputato particolarmente meritevoli e interessanti, benché se ne siano anche resi noti i difetti: di “Voyager” in particolare, la delusione di un finale criptico e troppo simbolico nel contesto di una storia reale, attuale, forte e perfettamente descritta e, solo personalmente, in “Passione”, il cedere a una scrittura “grafica”, figurativa e non del tutto “letteraria”.
Più semplice definire il racconto vincitore che ha avuto il coraggio di affrontare una realtà esterna al nostro paese, dura e triste, e di esprimere con una narratività tesa e fluida, coinvolgente.
Ma il fatto più importante è stato che, una volta designati i tre racconti, si è scoperto che si trattava dei testi di tre giovanissimi e che oltretutto la loro provenienza (un caso: proprio Matera per la vincitrice, Roma e Aosta per gli altri due finalisti) rappresentava in qualche modo l’intera nazione, come aver dato voce a un componente simbolico del nord, del centro e del sud Italia. Questa “riunione” mi è stata particolarmente cara così come l’età dei segnalati e della vincitrice.
Seppure per “giovane” si debba intendere chiunque si senta dentro e si dimostri tale, per i giovani, nei quali mi permetto di includermi, la strada è ancora molto in salita: qualsiasi incoraggiamento o gratificazione è importante, ci aiuta. E se crediamo in noi stessi, nella nostra scrittura, non dobbiamo mollare.
Nella foto_Foto di gruppo con Marina Cianferoni, presidente di Giuria della IV edizione del Premio