Controllo di qualità da applicare al pensiero
di Roberto Vacca
Nel 1957 il numero degli agricoltori italiani [7 milioni] fu superato da quello dei lavoratori nell’industria e nel 1971 questo [8 milioni] fu superato dal numero dei lavoratori nel settore servizi in cui nel 2020 i lavoratori erano 16 milioni, quelli in industria erano 6 milioni e gli agricoltori erano circa 900.000. [vedi i 2 grafici seguenti].
I controlli di qualità dei prodotti agricoli e industriali (in parte automatici) riguardano: progetto, materiali, affidabilità, durabilità, userfriendliness, documentazione, accessibilità degli originatori.
Informazione, ricerca, sviluppo, sperimentazioni, teorie e app sono classificate nel settore servizi. La qualità e la correttezza relative sono valutate e aggiornate attraverso sondaggi, giudizi e critiche peer-to-peer. Specie nei casi di procedure e software complessi, vanno eseguiti sperimentazioni e controlli specializzati.
Il settore servizi comprende, dunque, attività di tipi diversi alcuni dei quali caratterizzati da valore aggiunto difficile da misurare e in alcuni casi di qualità largamente dibattibile o nulla. Ad esempio la enorme mole di testi scritti (libri, articoli (informativi, cultutali, scientifici), programmi radio e TV, rapporti, relazioni, corrispondenza, messaggi) è caratterizzata da contenuti, valore intrinseco e artistico, funzionalità dibattibili.
Danni emergenti sorgono quando ambienti accademici ed editoriali danno ampio credito a teorie dissennate e pretenziose supportate da irrilevanti strumenti matematici, fisici o logici. Su questa base alcuni pretesi guru si costruiscono fama gratuita e disseminano testi banali, ma pieni di citazioni di opere psicanalitiche e pseudoscientifiche. Fra questi il panteon francese che annovera Jacques Lacan, Gilles Deleuze, Jacques Derrida, Felix Guattari, Luce Irigary, Bruno Latour, Jean-Francois Lyotard, Michel Serres, Paul Virilio. Questi, e altri, sono stati analizzati e smascherati nella loro nullità nel libro “Imposture intellettuali” [Garzanti. 1999] dei fisici Alan Sokal e Jean Bricmont.
Alan Sokal aveva già sostenuto in un lungo articolo che credere nella reale esistenza del mondo esterno è un mito gratuito, reazionario, occidentale e imperialista. Ma la sua era solo una provocazione paradossale e furbesca. Il lavoro fu pubblicato nel 1996 da Social Text, una rivista della Duke University, che subito dopo lui fustigò pubblicamente su un altro periodico per la leggerezza dimostrata: anche uno studente del primo anno di fisica avrebbe capito lo scherzo. Il suo vero scopo era prendere in giro e smascherare pretenziosi autori di testi deliranti.
Interessanti analisi critiche di pensatori insignificanti e famosi sono state pubblicate nell’ultimo secolo da molti autori fra cui Giovanni Vailati, Giorgio Santillana, Giovanni Papini (Il crepuscolo dei filosofi), Cesare Marchetti.
Nel 1927 il diplomatico e satirista Paolo Vita-Finzi pubblicò 4 pagine su “Io e Non Io”: una satira delle teorie del Prof. Giovanni Gentile. Alcuni allievi e seguaci del filosofo si risentirono: era un testo volgare e offensivo che non somigliava affatto alla prosa del Maestro. Invece quelle 150 parole (effettivamente prive di senso) erano copiate senza cambiare una virgola dal libro di Gentile “Sistema di Logica come teoria del conoscere” (1917). Questi eventi avrebbero dovuto screditare e bollare non solo Gentile, ma – dopo doverose critiche e analisi – anche il resto del neoidealismo italiano. Non fu così.
Un decennio prima l’economista e ingegnere Vilfredo Pareto nel suo trattato (Sociologia Generale, Barbèra 1916) aveva mirato a dare fondamenti logico-sperimentali alla sociologia, polemizzò con filosofi e metafisici e applicò la logica classica a numerosi passi delle opere di Hegel dimostrandone l’insussistenza. Nel paragrafo 511 del libro citato, Pareto cita un passo della Filosofia della Natura di Hegel: “la luce in quanto costituisce l’identità fisica universale, si pone anzitutto come termine differenziato e, in conseguenza, come formante qui un principio distinto ed esteriore nella materia quantificata in base a un’altra determinazione della nozione che costituisce la negazione della luce, ovvero l’ombra”. E commenta: “se tali vaniloqui fossero solo la conseguenza dello stato psichico di un autore, non ci sarebbe da darsene maggior pensiero di quello che si può avere delle divagazioni di una persona non sana di mente: ma essi sono stati ammirati da molte persone e i loro equivalenti nelle scienze sociali seguitano a essere tenuti in gran pregio e perciò sono degni di considerazione come un fenomeno sociale importante.”
Dopo oltre un secolo, l’esortazione di Pareto è importante. Analizziamo, dunque, il terziario analizzando la qualità degli oggetti che comprende. Continuiamo il lavoro di Pareto. Individuiamo messaggi scritti e orali privi di senso. Il loro insieme può essere chiamato “quaternario”: ha valore nullo o negativo. È una resistenza passiva – uno spreco di risorse. Se ne trovano esempi anche nel settore scientifico.
Il filosofo austriaco Ludwig Wittgestein (1888-1951) pubblicò nel 1918 “Tractatus logico-philosophicus”, libro che gli diede fama [indebita] di grande pensatore, dopo che Bertrand Russell (suo tutor a Cambridge) lo descrisse come genio indiscusso e stilò la prefazione all’edizione 1922 del libro in cui scrisse anche poco felicemente: “In pratica il li[nguaggio è sempre vago così che quel che asseriamo non è mai del tutto preciso.” e: “L’obiettivo essenziale del linguaggio è asserire o negare fatti.”
Già da pagina 1 del Tractatus, Wittgestein propone definizioni vaghe e inefficaci. Cito:
“Il mondo è tutto ciò che sia del caso [all that is the case]. È la totalità dei fatti, non delle cose. I fatti nello spazio logico sono il mondo” – “Ciò che è del caso – un fatto è l’esistenza di uno stato di cose [state of affairs].
Altre proposizioni apodittiche non hanno senso. Esempio: 2.0122 “E’ impossibile che le parole appaiano in due ruoli diversi: come se stesse e come proposizioni.” Le frasi conclusive del Tractatus suonano come atti di contrizione; “Quel che si riesce a dire, si può dire chiaramente ed è bene tacere su ciò di cui non si può parlare.” – “Il valore di questo libro è che mostra quanto poco si è compiuto quando sono stati risolti questi problemi”.
Attenti, dunque, agli autori di chiara fama. Chi parla di logica e di matematica dovrebbe sapere cosa siano e come si usano assiomi, congetture, teoremi. Converrebbe che ne avesse scoperti di nuovi.