Così si vive a Nairobi
Conoscete le strade di Nairobi, i suoi slum e i suoi quartieri di periferia? Lasciate che vi racconti…
Amani – 28 Gennaio 2011 – di Boniface Okada Buluma
Mi chiamo Boniface Okada Buluma, ho 27 anni e studio Scienze dell’Educazione all’Università di Nairobi. Sono incaricato di seguire un progetto per bambini di strada, avviato dalla comunità di Koinonia e sostenuto da Amani e denominato: Ndugu Mdogo (Piccolo Fratello).Potete immaginare cosa sia la vita di un bambino di strada a Nairobi? Conoscete le strade di Nairobi, i suoi slum e i suoi quartieri di periferia?Un bambino corre giù da un pendio dissestato del binario della ferrovia, per usare una scorciatoia che è molto pericolosa, invece di usare la strada più lunga e più sicura. Una madre cammina lungo la ferrovia, mentre un bambino si allontana dalla sua casa con una gallina, sotto un cielo che vede un uccello nero volare con un serpente tra le zampe.Gli slums di Nairobi
Simbolicamente, questi possono essere identificati come gli elementi caratteristici nella vita dei bambini che hanno le madri come punto di riferimento, poiché i padri sono sempre fuori a cercare lavoro, o ad ubriacarsi per la disperazione, completamente assenti perché malati o perché rifiutano le responsabilità paterne.
Le madri, che sono per la maggior parte sole, devono combattere per difendere i bambini dallo sfruttamento. Non è un’impresa facile, la maggior parte dei bambini non può permettersi di andare a scuola, all’ospedale, spesso sono senza cibo e tutto questo li spinge verso la strada, alla ricerca di un modo per contribuire al sostentamento della famiglia.
Alcuni di loro, sono spinti giù per il pendio della vita, verso le strade in cui chiedono l’elemosina, in cui rubano, raccolgono e vendono materiale di scarto, nel tentativo di ottenere del denaro, per comprare il cibo (la gallina) da portare a casa. Vite innocenti, costrette per sopravvivere, ad assumere ruoli solitamente ricoperti dagli adulti.
Ugualmente drammatiche sono le situazioni in cui i bambini vengono lasciati soli dalle famiglie e il figlio maggiore finisce per diventare il capo famiglia: una situazione in aumento a causa dell’HIV/AIDS, di altre malattie, di incidenti e calamità naturali. La probabilità che un bambino che vive in queste condizioni precarie finisca a vivere in strada, sono molto elevate e ciò spiega il gran numero di bambini per le strade di Nairobi, dove il ritornello dei diritti dei minori è solo un sogno lontano.
La donna africana è davvero il simbolo del continente, l’energia che crea il respiro, lo spirito che rifiuta di rinunciare, nonostante tutte le difficoltà, è la fonte della vita e della speranza per un futuro migliore.
Attraverso tutte le storie dette e vissute, la donna si racconta: cade ma si solleva, se ferita guarisce con il tempo, abusata cerca giustizia. È lei la spina dorsale della società, la roccia della famiglia che rimane impassibile sotto le tempeste della vita. Una leonessa che mira a proteggere i suoi cuccioli, anche quando la società spietata con loro. Nel contesto dei quartieri poveri, le donne sperimentano di tutto per realizzare attività che salvaguardino le loro famiglie.
Nonostante le misere condizioni, danno vita ad attività economiche come lavare i vestiti, fare baby sitting in zone ricche, vendere prodotti agricoli, intrecciare i capelli, distillare alcool e così via.
Purtroppo anche queste attività sembrano non essere accessibili ad alcune di loro che devono lottare ancora di più per la sopravvivenza. Scavano nelle loro ultime energie per far quadrare il bilancio, altre devono prostituirsi e talvolta anche i loro bambini, per far arrivare del pane sulla tavola.
Questo le rende vulnerabili a ogni sorta di malattie e calamità, in una società che pesa come un fardello, con una cultura fondamentalmente maschilista. Ma loro continuano a combattere.
Libera è diventato uno dei più grandi slum del mondo, se potessimo vederlo dall’alto, come attraverso gli occhi di un uccello, si presenterebbe come un collage di lamiere di ferro arrugginite, bandiere, antenne e binari della ferrovia che passano in mezzo, come un serpente.
Le lamiere di ferro arrugginite, offrono un tetto ad un’enorme concentrazione di persone che è già in difficoltà economica e sociale, al di là della crisi economica globale. Le lamiere racchiudono stanze di fango, all’incirca di 2,5 metri per 3, dove devono convivere famiglie di 5 o più membri.
Come se non bastasse, per queste stanze si paga un affitto, perché il terreno è di proprietà del governo. I poveri hanno adottato e promosso, come ultima opzione di speranza, un altro elemento della vita umana: la religione. Essa è evidenziata dalla moltitudine di bandiere che rappresentano le numerose Chiese presenti nello slum, un indicatore dell’inesorabile credenza della popolazione in Dio. Le antenne simboleggiano il desiderio dei poveri di una vita migliore, nella quale sia facile accedere alle informazioni, all’intrattenimento e all’educazione. Per quanto tempo la ricchezza e la povertà vivranno fianco a fianco, senza mescolarsi?