I brevissimi 2014 – Dall’alto della collina di Claudia Bertolè_Torino
_Anno 2014 (I sette peccati capitali – La superbia)
“Sai…”, l’uomo china il capo con fare ammiccante, “…quando ha inviato il suo messaggio ho pensato non rispondo, non ne vale la pena. Ho continuato a ripetermi che le sue parole non potevano essere rivolte a me”.
Lo osservo sorseggiando la mia cioccolata. Mentre parla mi sembra di percepire, nell’estremo angolo dei suoi occhi, lo sforzo che fa per trattenersi. Incontri di facebook: ma perché mai gli ho concesso un appuntamento? Il bar è pieno di gente, è domenica pomeriggio. Lui non fa che parlare di sé.
“…ma” continua indifferente al mio silenzio, “era chiaro che fossimo a livelli completamente differenti e che lui soffrisse le mie parole, la mia stessa presenza in chat. Non pare così anche a te?”
Non ho neppure il tempo di staccare le labbra dalla tazza per rispondergli che ha già ripreso a parlare. Oramai non si trattiene neanche più, l’incavo degli occhi è rilassato. Parla. Male di tutti. Bene solo di se stesso.
Mi guardo in giro: gente che va e che viene, ragazzini che ridono, signore anziane che si sostengono a vicenda mentre si avviano ad uscire dal locale. Ed è così che, aprendo la porta a vetri si crea improvvisamente un riflesso del tavolo al quale sediamo l’uomo incontrato in facebook ed io. È un istante, ma lo vedo chiaramente, come in uno specchio. Lui è seduto in alto, sulla collina del groviglio di pensieri che compongono l’esagerata opinione che ha di sé e rivolge lo sguardo verso il basso. Con falsa condiscendenza, con apparente comprensione, con artefatta sensibilità. In una parola, con superbia.
Un istante e la porta si richiude. Io appoggio la tazza sul tavolo, mi alzo, neppure troppo in fretta, e mi dirigo verso l’uscita, lasciandolo lì. Mentre mi allontano mi sembra di sentirlo continuare a parlare, forse non si è neppure accorto che me ne sono andata.
È difficile rendersi contro di quello che succede. Dall’alto della collina.