Diario di viaggio, Irene Coldani_Rozzano(MI)
Prima che vedessi Matera, erano state solo due le città che mi avevano fatta sospirare “Io qui ci vivrei”: San Francisco e Venezia. Ma con Matera è stato diverso.
Tutte le volte che l’avevo sentita nominare, era stato per lodarla, ma sempre in modo vago e troppo scontato per suonare sincero. Tutte le persone a cui ho detto che sarei andata a Matera per la premiazione di un concorso letterario mi hanno risposto: “A Matera? Che bello!”. Io invece pensavo solo al concorso.
Forse, però, con questo piccolo “diario di viaggio” rimedierò al torto che ho fatto alla città più antica del mondo.
Arrivando da Bari, per raggiungere il centro, sono passata dalla zona nuova e, ingenuamente, mi sono chiesta perchè da lì non si vedessero i famosi Sassi.
Poi sono entrata nella piazza principale. Tra due bar, poco visibile, c’era una scalinata della pietra chiara che, come avrei scoperto di lì a pochi minuti, permea tutto il centro storico.
Mi sembrava di entrare nella tana del coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie, tuttavia, invece di ritrovarmi sotto terra, sono spuntata all’aria aperta, con tutto il Sasso Barisano disteso di fronte a me.
Sono rimasta senza fiato. In sottofondo, come nei titoli di testa di un vecchio film, c’era della musica classica che arrivava da chissà dove, forse un pianoforte.
Purtroppo non ho memoria visiva, perciò i miei occhi non facevano altro che aggrapparsi disperatamente a tutti i dettagli che avevano a disposizione, per poi lasciarli andare, sperando di tornare a raccoglierli più tardi e ricavarne una visione d’insieme.
È stato mentre passeggiavo naso all’aria nella via tortuosa che attraversa il Sasso Barisano che ho detto: “Io qui mi ci trasferisco”.