È una cosa pazzesca
_di Matteo Bordone_
Sto vedendo un pezzo di Robinson, e si parla di Beppe Grillo. Anzi, c’è stata una piccola intervista a Grillo stesso, il quale come al solito non ha risposto alle domande, ma riproposto un pezzo di monologo. Ha accennato, come sciorinasse grandi verità, a diversi punti di vista su temi politici e sociali. E mi spiace dire l’ovvio, ma sono solo sciocchezze da bar, ma dette con tempi e intenzioni da professionista.
La vecchia idea automatica per cui la ricchezza si ciba di povertà, quella per cui l’Africa senza l’Occidente sarebbe ricca e felice, e tutte le sue disgrazie sono colpa nostra, ora ha cambiato pelle:la Germaniabrucia denaro, ha bisogno di povertà intorno.La Germania. Boh.Non Merkel, non una politica specifica, un dato momento: no,la Germaniatutta, come nazione. Poi Grillo propone — occhio che è una provocazione, diranno — un processo popolare con giuria estratta a sorte per giudicare i politici. Poi pensioni massime con un tetto a 3000€ che servono per alzare le minime al di sopra dei 1000. Come se Monti non avesse appena cambiato il sistema previdenziale per fare sì che la pensione funzioni in ragione del versato. Poi parla della crisi come se Monti non fosse lì per la crisi, e non si stesse occupando della stessa. Parla dell’euro come se fosse una sciocchezza, un errore commesso da scellerati deficienti.
Un tempo Beppe Grillo ha sostenuto che l’auto a emissioni zero esisteva, e non circolava solo per via della cattiveria dei petrolieri. Prima ancora ha detto che i computer e la rete erano il fumo negli occhi della ragione. Ha indicato una palla di plastica carica di energia del sole come sostituto dei detersivi imposti dalla chimica. Ha sottolineato lo scandalo del signoraggio. Ha dato voce a chi crede che i vaccini siano il male voluto dalle multinazionali del farmaco. Ha ripetuto migliaia di volte chela FIATera finita, e intanto sono passati anni, e se uno avesse comprato le azioni quando lui diceva non azzardatevi, adesso sarebbe un bel po’ più ricco. Ha sostenuto che Pisapia fosse un fantoccio buono messo lì per perdere, e quando Pisapia ha vinto, ha poi dichiarato che era «Pisapippa», un incapace. Mi fermo qui, vado a memoria, ma ce n’è ancora quante ne volete.
Dopo un po’, se anche non fosse chiaro nello specifico che sono sciocchezze, uno non ci crederebbe per esperienza. A meno di non volersi fidare di chi dice sempre e solo che è tutto sbagliato, tutto da rifare, sono tutti cattivi e stupidi, destra sinistra alto basso, tranne chi sta sul palco col microfono in mano, o chi applaude soddisfatto da sotto il palco medesimo.