Eppure ancora sorrido: dai fotoracconti al viaggio!
_ di Edoardo de Ruggieri_
L’idea dell’Africa suscita emozioni forti, contrastanti.
Da una parte la bellezza, la forza, la maestosità della natura, le grandi ricchezze nascoste, le leggende e i miti dei suoi popoli: la nostra madre Africa.
Dall’altra le difficoltà del vivere quotidiano, quei cumuli di macerie, mattoni e lamiere che chiamano case. Le malattie visibili e quelle invisibili. La malaria e l’AIDS. I villaggi sterminati e ammassati da genti, dove l’odore nasconde il dolore, dove i neonati muoiono prima di crescere.
L’incontro con la povertà degli uomini e la scarsità delle risorse, la fame e la siccità.
Il caleidoscopio di sensazioni continua, anche l’idea di ‘nostra sorella acqua’ ci riporta a immagini contrastanti, da un lato la ricchezza dei laghi e delle cascate naturali, dall’altro l’attesa dell’acqua, dell’acqua che cade dal cielo, la sapienza nel raccoglierla e farne tesoro, delle lacrime che diventano acqua.
E’ impossibile rimanere indifferenti, non sentirne il richiamo.
Per i finalisti del premio “kaleidos” era naturale, quindi, che il percorso dei loro racconti fotografici si concludesse con il viaggio in Africa.
E’ stato scelto il viaggio come esperienza formativa per eccellenza, per indurre al confronto con le realtà lontane, per fare il conto con il nostro pregiudizio, per accorgersi del vuoto, per abbracciare lo stesso dolore.
Partire dalla nostra terra, dalle nostre certezze, dall’apparente mancanza di contraddizioni delle nostre vite di provincia, dalle nostre teoriche (e troppo facili) idee di solidarietà, per accompagnare i 5 studenti finalisti è stato il contributo che abbiamo voluto dare per vincere l’indifferenza.
Eppure se dovessi descrivere qual è la sensazione che, a distanza di qualche settimana, guardando le foto del viaggio, emerge del caleidoscopio delle mie emozioni, d’impulso, direi la “leggerezza”.
Ancora una contraddizione.
Naturalmente la forza dell’esperienza è stata innegabile, vivere per una settimana al centro di uno slum di Nairobi, visitare i centri di accoglienza, camminare per le strade maleodoranti di Kibera, rivivere le storie dei ragazzi di strada o delle ragazze Masai attraverso le loro parole, percepire lo sforzo degli educatori nel compiere il loro lavoro, … e allora perché la leggerezza?
La leggerezza è nelle facce dei bambini, nei loro sorrisi, nel loro prenderti per mano e farti sentire al sicuro nei vicoli di Kivuli, nelle loro risate stridule, nei loro giochi da saltimbanchi, nella loro dignità.
Come leggerezza è anche l’incontro di 5 studenti lucani, che si sono lasciati trasportare dalla forza dell’Africa, con la gioia ed il rispetto, senza mai essere invadenti, che hanno mostrato e dimostrato autentico interesse e che hanno vissuto il viaggio come un ‘dono’.
La leggerezza è nelle cene trascorse con gli amici di AMANI, con i volontari, cucinando e, dopo cena, lavando i piatti, parlando dei progetti e del mondo; insieme, in gruppo, come se ci si conoscesse da sempre.
Allora la leggerezza è quella della mente che, nelle notti africane, ritrova un senso, come acqua che port
* le scritte in corsivo sono tratte dai fotoracconti finalisti.