Genius loci: Sassi e non solo_Maurizio Canosa
_Sul moderno concetto d’identità.
Solo vagamente, e per comodità di etichetta, potremmo definire, un carattere. Il famoso regista Wim Wenders ha detto una volta, una frase molto bella, dal retrogusto hegeliano. “L’essere straniero per me non è altro che una via indiretta al concetto di identità. In altre parole, l’identità non è qualcosa che già possiedi, devi prima passare attraverso le cose per ottenerla”. La sensibilità moderna (meglio ancora post-moderna) ha dunque rideclinato il concetto di identità: non più valore solido e autosufficiente ma elemento fluido, costantemente in divenire, che chiama nella sua essenza non solo la possibilità, ma addirittura la necessità del cambiamento, perché si compone e decompone nel tempo, fino a formarsi attraverso una pluralità di orizzonti.
Rispetto ad una realtà (anche interiore) che vuol prevedere tutto per eliminare continuamente i contrasti, il nuovo concetto di identità vuol revocarsi in dubbio, ripensa i propri confini e si sforza di oltrepassare la tradizionale idea di radicamento. In questo senso, ognuno di noi dovrebbe ritrovare in sé il valore dell’estraneo, il foro nel cerchio, la forza creatrice dell’evento che ci mette in discussione. Ciò che vale per l’uomo, vale anche per un luogo come nucleo vitale di attività e di persone.
Matera vuol dire Sassi, chiese rupestri, festa di Maria S.S. della Bruna, civiltà contadina, ma la valorizzazione di un tale patrimonio di cultura è necessario, ma non ancora sufficiente. Una personalità – ma anche una comunità – si costruisce oggi, anche e soprattutto attraverso la differenza, non nella tranquilla conversazione con sè stessa. Il problema è capire come trattare questa “differenza”.
Presenza millenaria che s’impianta nella roccia, Matera è più di ogni altro luogo esempio di un prepotente radicamento. È questo che le fornisce un inconfondibile carattere rispetto a tutto il resto. Ma oggi il nomos della terra non si dichiara solo per opposizione, come pensava Carl Schmidt. La forma di un’alterità irriducibile, che si staglia orgogliosa e gelosa di sé in faccia al mondo, non è più bastante a dire chi sei.
Attorno ad un centro che deve pur vivere per fungere da punto archimedico e da bussola, l’azione del porre un qui accanto ad un altrove può diventare l’azione culturale decisiva da organizzare nel mondo moderno, perché per un uomo, come per un territorio, un certo grado di spaesamento diventa necessario non solo per affrontare al meglio le sfide della nuova epoca, ma per provare a consolidare la propria autoconsapevolezza.
E una città come Matera può davvero immaginarsi come laboratorio in cui far crescere, senza snaturarsi, una nuova forma di ciò che si é. La contaminazione tra antico e moderno, con lo sviluppo negli ultimi anni di attività ed eventi, ad uno sguardo superficiale, non strettamente caratterizzanti il territorio (si pensi ad esempio all’attività dell’Onyx Jazz Club nei vicoli degli antichi quartieri e nei paesi della provincia o alla proiezione di film all’interno dello straordinario scenario del Parco della Murgia, per non dimenticare la straordinaria operosità dell’associazione Energheia e del suo ormai noto premio letterario) è già diventata l’impronta di un nuovo Genius loci.
Panorama mobile, la nostra identità comunitaria é dunque nella differenza che può continuare a definirsi, non per negarla, quanto per comprenderla a partire da ciò che è solo originario, iniziale: importante dunque, ma non esauriente. Nel “travaglio del negativo” che si fa esperienza, e poi destino, il radicamento trae la sua bellezza; non rinnega il respiro a cielo aperto, ma ci trattiene al suolo perché si possa affrontare l’intemperie che minaccia.
E, meglio ancora, perché si possa gustare tutta l’aria di una variabile stagione.