I brevissimi 2018 – Girasole di Francesca Elena Abbate_Prato
_ Anno 2018 (I sette colori dell’iride – Il giallo)
Quella mattina Chester si alzò e sapeva che per quella mattina era fissato il suo appuntamento con lo psicologo ma non sarebbe andato. Si sollevò e rimase a fissare le tapparelle. Prese il cellulare. Sarah gli augurava il buongiorno. Avrebbe dovuto risponderle, felice del fatto che appena sveglia l’avesse pensato, invece le rispose solo per fingere che tutto andasse bene. Decise di alzarsi, camminò verso la sedia coperta da una pila di vestiti appallottolati. Le sue mani toccarono la lana morbida del maglione giallo che le aveva regalato Sarah lo scorso natale. Lo estrasse dal mucchio e osservò la sua bellissima tonalità di giallo, così vivo. Lo indossò. Andò in cucina e la tasca vibrò. Era Sarah che premurosamente gli chiedeva a che ora avesse fissato l’appuntamento con il dottore. Chester le disse che sarebbe dovuto partire nel giro di qualche ora. Ma non si sentì in colpa per averle mentito nuovamente.
Si sedette al tavolino della cucina e mangiò avvolto nel silenzio. Si odiava molto, soprattutto quando doveva combattere con se stesso, il suo demone. Uscì. Sapeva che se fosse andato a destra, avrebbe imboccato la strada per lo studio, allora Chester andò a sinistra. Camminò per delle ore, fino a quando non raggiunse il parco. Si e ripensò alla sua infanzia, a sua madre impiccata nella soffitta, al padre che lo aveva abusato ripetutamente. Delle voci interruppero il flusso dei suoi pensieri. “Bel maglione! Sfigato!” Gli avevano urlato dei ragazzini. Non gli importava delle loro parole, quello era un regalo di Sarah, detestava quel colore ma lo indossava ugualmente. Si guardò le maniche del maglione e sospirò.
Chiuse gli occhi e si mise ad ascoltare il fruscio delle foglie ingiallite. Si ricordò di quanto suo padre lo portava al parco per farsi perdonare di qualcosa, come se qualche spinta sull’altalena fosse stata abbastanza per perdonare le sue violenze. Rise, ma dentro piangeva.
Si grattò la testa e con gli occhi di ghiaccio scrutò l’orizzonte.
Decise che sarebbe tornato a casa. Mentre camminava rispose ad un altro messaggio di Sarah. Entrò in casa ed andò in bagno. Guardò il suo riflesso nello specchio, si chinò sul lavandino ed urlò più forte che poté.
Si stropicciò la faccia. Si guardò ancora ed il giallo del maglione lo accecò per qualche secondo, ma non bastò per farlo tornare in sé. Urlò con tutta l’aria che aveva in petto, la gola gli bruciò. Tirò un cazzotto allo specchio. Lo specchio si ruppe in mille pezzi. Chester scosse la mano e successivamente la strinse per il dolore. Si guardò le nocche insanguinate e doloranti. Si calmò. Prese un pezzo di vetro, e se lo rigirò tra le dita. Un’idea malsana andava facendosi spazio nella sua testa, una parte di lui cercava di lottare, e l’altra non combatteva. Era da solo con se stesso, con il suo nemico. L’idea diventò sempre più limpida.
Afferrò con decisione il pezzo di vetro e si sedette sul pavimento del bagno, pianse. Si alzò la manica destra del maglione, chiuse gli occhi, li strinse con forza mentre piangeva, e si recise la vena. Strinse i denti, si morse il labbro e sbatté i piedi per il dolore. Poi fece lo stesso con l’altro polso, e urlò con le lacrime che gli scendevano sul collo e sui vestiti. Si abbassò le maniche per coprire i tagli profondi. Si appoggiò al muro con la testa. E chiuse gli occhi.
A scuola aveva studiato che “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” ma lui non ci aveva mai creduto, infatti notò che il suo maglione giallo si stava sporcando di rosso, ma non si stava creando l’arancione. La vita fuggiva dal suo corpo. La luce nei suoi occhi si affievoliva sempre di più, finché anche l’ultimo barlume si spense.
Un attimo prima di sparire dal mondo, nella sua mente comparve l’ultimo ricordo. Vide i dolci lineamenti di Sarah. Le labbra di lei si schiusero e sussurrarono: “Voglio che questo maglione giallo come i petali di un girasole ti guidino sempre verso la luce , così che la felicità non ti abbandoni mai.”