Passato remoto_Maria Chiara Grauso
_C’era sempre una bella luce a svegliarci la mattina, e il blu del mare alla finestra tra la credenza e il piccolo tavolo ad angolo che dal deposito di Cargo a Milano si era incastrato perfettamente nella cucina a Napoli. Una soddisfazione quotidiana per la vista, come quando a fine giornata salutavo una delle amiche di Campigli sulla parete corta della sala, con quei suoi occhi buoni, a dirmi: bentornata. La nostra prima opera d’arte legata al rientro al sud, scelta e acquistata con i guadagni del nuovo lavoro, ben più pesante del previsto, ma pur sempre quello desiderato, quello che mi faceva galoppare su e giù per la città piena di idee e di coraggio. Era stato quel banale provvedimento legislativo della famosa Spendingreview a spedirci, increduli, indietro nello spazio e avanti nel tempo, nell’Italia della crisi più nera che si ricordava dal dopoguerra. Cogliemmo l’occasione, salutammo Milano strizzandogli l’occhio e la vita prese una di quelle accelerate che riesci a fermarti e a pensare solo ad anni di distanza. Ma quante cose riesci a farmi ricordare tu, panzone delinquente, con quel nome che mi è così caro e che mi guida anche adesso che sono così stanca… Il resto te lo racconto domani, che tanto sai già tutto della mia storia futura, che per te, invece, è solo il passato, remoto.