I Brevissimi 2020 – Dove il cielo è più azzurro, Gianandrea Frighetto_Rosà(VI)
Anno 2020 – (I colori dell’iride – Azzurro)
Abraham tremava sotto la leggera coperta che lo avvolgeva. Le stelle illuminavano il cielo ed ormai erano trascorse diverse ore da quando lui ed il padre avevano intrapreso quel viaggio che sembrava non avere fine. I grandi occhi marroni del bambino guardarono il genitore, che scrutava pensieroso il mare, in quel momento calmo e placido.
Non gli disse nulla, ma leggeva la preoccupazione nel suo sguardo. All’orizzonte grandi nuvole nere si avvicinavano velocemente alla loro barca, che dalla Tunisia cercava di raggiungere la terra ferma. Il bambino volse allora l’attenzione agli altri passeggeri, per lo più donne e bambini. Qualcuno pregava, altri mangiavano il poco cibo che avevano, infine si concentrò sul “comandante”, come lo aveva soprannominato lui. Era un tunisino, magro con espressione severa, che dirigeva la traversata per quei trenta profughi. Abraham sapeva che lo faceva solo per denaro, ma in qualche modo ammirava come quell’uomo, cui non conosceva il nome, rischiava la sua vita.
Un’onda improvvisa fece sobbalzare la barca, facendogli distogliere l’attenzione dal comandante che, assieme ai suoi vice, iniziò ad impartire ordini ai passeggeri, tirando fuori alcuni salvagente e distribuendoli. Il padre lasciò un attimo Abraham e corse in mezzo alla folla di persone, riuscendo a prendere un giubbotto salvagente, mettendoglielo addosso.
«Ricorda Abraham, qualunque cosa succeda tu devi continuare a nuotare verso l’alba, dove il cielo sarà più azzurro».
Un’altra onda mosse la barca e alcune donne si misero ad urlare, piangendo e stringendo i figli. Gli occhi del bambino allora si voltarono verso le nuvole, che erano oramai prossime a loro. In quel momento sentì una goccia di pioggia cadergli sulla punta del naso e chiuse gli occhi, sentendo le braccia del padre che lo stringevano.
I raggi dell’alba illuminarono lo scafo della motovedetta della Guardia di Finanza, che pattugliava le zone a largo dell’isola di Lampedusa. Il capitano De Santis fumava un sigaro a prua, osservando il mare calmo e piatto dopo la tempesta della notte precedente.
«Capitano abbiamo avvistato dei detriti» disse un giovane finanziere dietro di lui.
«Andiamo a vedere» rispose.
La notte precedente avevano ricevuto una richiesta di salvataggio da una nave di profughi, ma il maremoto gli aveva impedito di uscire fino alle prime luci dell’alba. Il capitano osservò i pezzi di della barca sparsi sulla superficie dell’acqua, assieme ai corpi dei passeggeri che galleggiavano immobili.
Il giovane finanziere, che l’aveva per primo avvisato, si mise a piangere, mentre De Santis guardava la scena senza sentire nulla, ormai abituato.
«Proviamo a perlustrare la zona in cerca di superstiti. Se non troviamo nessuno, iniziate a raccogliere i corpi» disse freddamente e si allontanò andando verso poppa.
Si accese un sigaro e nell’istante in cui i suoi occhi guardarono il mare, intravvide una piccola figura con un salvagente appoggiata ad un pezzo di legno.
«Venite!» urlò subito ai suoi vice, che si prepararono per il soccorso.
Quando il piccolo venne appoggiato sul ponte, il capitano si avvicinò.
«è vivo» confermò il collega che aveva fatto il recupero.
Un accenno di sorriso si dipinse sul volto di De Santis, quando improvvisamente il bambino si ridestò tossendo e sputando acqua. Aprì gli occhi e si guardò intorno disorientato.
«Sei salvo» disse il capitano in un corretto inglese.
Il bambino lo guardò spaventato e dopo qualche secondo rispose lentamente.
«Dov’è mio papà?».
«Lo stiamo cercando. Come ti chiami?».
«Abraham. È qui il cielo azzurro? Papà mi ha detto di nuotare verso l’azzurro».
Il capitano accennò con la testa e si alzò, lasciandolo alle cure del medico di bordo.
«Gli procuro dei vestiti» disse ai colleghi e andò in cabina, tornando con degli abiti asciutti.
Abraham guardò l’uomo tornare e per la prima volta da quando l’avevano soccorso sorrise.
De Santis fece altrettanto, porgendogli una divisa da calcio degli Azzurri.
«Benvenuto a casa» gli disse.