I brevissimi 2022 – Lo Smile, Salvatore Di Sante_Borgo Santa Maria(PU)
Anno 2022 – (Nero)
Appena uscito si fermò ancora una volta a contemplare il manifesto che troneggiava in un tripudio di luci, nella vetrina di fianco all’ingresso: “Il buco nero”. Il film l’aveva davvero spaventato, lo aveva impressionato come non gli succedeva da un sacco di tempo. Da amante del cinema horror, erano anni ormai che si lamentava di non beccarne mai uno decente. Questo invece l’aveva atterrito. Peccato essere uscito da solo e non aver nessuno con cui scambiare opinioni. Appena imboccò il vicolo angusto il grido di un uccello notturno, lassù fra i tetti, lo fece trasalire. Alzò lo sguardo alla porzione di cielo nero che divideva le due file di tetri palazzoni. Era una notte senza luna e le tenebre sembravano addensarsi in un amalgama di consistenza quasi fisica, che scendeva ad avviluppare gli aloni diafani dei lampioni e calava come un sipario fino al catrame fresco dell’asfalto. Una raffica gelida fece mulinare un mucchio di cartacce e di foglie secche e lui rabbrividendo alzò di scatto il bavero della giacca. Il tamburellare dei suoi passi era l’unico rumore che udiva. Un gatto nero, le cui movenze si stagliavano a stento nella cupa foschia circostante, gli attraversò la strada di corsa e lui si bloccò, paralizzato. Il pensiero lo investì come una secchiata d’acqua gelata. Come aveva fatto a dimenticarlo? Si osservò velocemente da capo a piedi. Scarpe lucide col tacco, nere, jeans neri, maglioncino nero e giacca, nera pure quella. Tutto nero. In preda all’ansia alzò di nuovo lo sguardo a cercare la luna. Niente! Non c’era proprio, non se ne intravedeva nemmeno il minimo bagliore, da nessuna parte. Si voltò di scatto a guardarsi indietro. Nessuno. Il vicolo era deserto. Una folata sollevò una nuvola di sporcizia che scomparì assorbita dalle pareti grigie. Come aveva potuto essere così stupido? Alla TV lo dicevano in continuazione: “Non uscite nelle notti senza luna e non vestitevi tutti di nero!” Il killer dello smile (così l’aveva soprannominato la polizia) aveva fatto già sette vittime. Si voltò di nuovo a controllare che nessuno lo seguisse e riprese a camminare a passo spedito. Una porta sbatté nell’oscurità, tanto forte da farlo sussultare. Si lasciò sfuggire un gemito, saettando gli occhi per il vicolo maleodorante e affrettando ancora di più il passo. Poche centinaia di metri, una svolta a destra e una a sinistra e sarebbe arrivato a casa. Dieci minuti al massimo. In lontananza un cane ululò, chissà dove, in una delle vie desolate del centro. Proseguì senza fermarsi né voltarsi. Stava quasi correndo ormai. Ecco la prima svolta, laggiù, all’edicola che fa angolo. L’alito gli si condensò in una nuvoletta grigiastra, mentre si lasciava sfuggire un sorriso di sollievo. D’un tratto qualcosa balenò nel buio. Il riflesso d’una flebile lamina di luce sul freddo metallo. Dalla foschia giallognola del cono di luce proiettato da un lampione, una figura mosse alcuni passi verso di lui, immergendosi nel nero del vicolo. Un’ombra imponente avanzava nella sua direzione. Un pozzo d’oscurità in cui si distingueva solo il bianco degli occhi e il luccichio della lunga lama. Soffocò un grido, si voltò di scatto e prese a correre all’impazzata. Era quasi arrivato al cinema, agognato baluardo illuminato in un mare di nero. Non sentiva echeggiare altri passi, oltre ai suoi, sul grigiore dell’acciottolato. Che si fosse ingannato e in realtà non ci fosse nessuno? D’un tratto, l’istante di cogliere un guizzo; un sibilo e si accasciò tenendosi la gola. Lo spruzzo di sangue schizzò a imbrattare l’intonaco scuro. Un’ombra si chinò di fianco al corpo, intingendo a più riprese le dita nel liquido vermiglio e con calma, ammantata di buio e di silenzio, disegnò sul muro il grottesco sorriso di una faccia stilizzata.