I brevissimi 2022 – Sfumando, Alessia Gastaldi_Cappella de’ Picenardi(CR)
_Anno 2022 – (Nero)
“Allora, come ti senti oggi?”
Il ragazzo guarda fuori dalla finestra con aria assente. Di solito la professoressa Gozzano tiene le tapparelle abbassate, in modo che i suoi pazienti non si distraggano. Anni di esperienza come psicologa le hanno insegnato anche questo, oltre ad averle provocato un’emicrania sempre peggiore (quando sente parlare di stress annuisce con più enfasi). Oggi però, complice la calura estiva, il cortile scolastico è rimasto perfettamente visibile oltre il vetro sporco.
Jacopo osserva senza voglia tutti gli studenti attualmente impegnati nelle classiche attività di fine anno scolastico: partite di pallavolo, balli di gruppo, lezioni all’aperto per gli sfortunati. Non li guarda perché vorrebbe essere lì con loro, come la professoressa Gozzano ipotizza vedendolo assorto. Sta solo cercando in mezzo a quella spensieratezza la risposta da dare alla psicologa.
Allora, come ti senti oggi?
Vorrebbe tagliar corto e dire che, semplicemente, non si sente. E’ da giorni che vorrebbe solo dormire, nonostante non sia mai stato un ragazzo pigro o svogliato. Chiunque penserebbe a sintomi depressivi, ansia eccessiva, stanchezza di fine anno, insonnia, magari una delusione importante o addirittura problemi in famiglia. Jacopo ha già gettato tutte queste belle ipotesi in un bidone dell’immondizia nell’angolo meno piacevole della sua testa. Sa che non si tratta di questo, ma allo stesso tempo non si spiega tale malessere; no, non è malessere: è una voglia morbosa, esplosa solo di recente. Dormire, un sonno lungo e profondo, lasciar cadere il cervello in una dolce trance liberatoria.
Ironia della sorte, ora si trova proprio davanti alla persona che intende strizzarglielo, il cervello. La professoressa Gozzano non dà l’impressione di avere fretta, attendendo pazientemente che lo studente risponda, ma è solo un’ottima finta perché tra poco deve andare dal parrucchiere. Anche questo è il frutto di anni di esperienza, una facciata perfezionata col tempo e della quale va piuttosto orgogliosa.
Il ragazzo si passa entrambe le mani nei capelli corvini prima di sospirare: “Bene, sono solo un po’ stanco”. Nel momento in cui finisce di pronunciare quelle parole Jacopo non riesce a non sorridere: potrebbe benissimo crollare proprio lì, sulla bella scrivania piena di fogli inutili, se solo i fili delle convenzioni sociali non lo reggessero di peso come fosse una marionetta. Insomma, se avesse davvero dovuto descrivere la propria condizione alla Gozzano, questa l’avrebbe pensato morto. Già, il morto vivente. Com’è che si chiamava quel film…?
Oh, un ragazzo molto perspicace. Non mi spiego come abbia fatto a intuirlo, ma Jacopo ha davvero già un piede nella fossa. Chiedo perdono, la mia intrusione ha colto alla sprovvista qualcuno? Mi si conceda un momento per chiarire la presenza del sottoscritto: a te che mi credi la Morte, sei fuori strada. Potrei però essere considerato una sorta di discepolo, una sua “emanazione”. Sono un preludio a ciò che di fatto coincide col taglio dei fili profeticamente percepiti da Jacopo. La sua pulsione di morte è talmente potente da renderlo… grigio. Per intenderci, se per antonomasia la Morte è di colore nero mentre la Vita è bianca, allora quel giovane che cos’è? Perché guarda i suoi coetanei mentre si divertono come se stesse dicendo loro addio? Perché brama il sonno che solo a livello conscio non riesce a definire eterno? Quale strano, strano soggetto.
Quale strana, strana sensazione. Una sensazione bianca; no, grigia. La fusione dei due mondi fondamentali, la novità con la quale le entità massime sconvolgono da sempre qualunque ordine. Sono talmente pervaso da tale consapevolezza che quasi non noto la testa di Cristina Gozzano abbandonata sulla propria scrivania, gli occhi aperti ma spenti. La sua emicrania è finalmente cessata, nel giorno in cui dopo un infinito lampo luminoso è finalmente giunto il tuono. Ecco, la peggiore delle tonalità…
“L’alba dei morti viventi”