I brevissimi 2022 – Zero, Stefano Vallini_Siena
_Anno 2022 – (Nero)
Altri duecento dollari e sarebbe stato all’aria aperta, invece è là sotto nella stiva, così vicino agli altri morti di fame da respirarne il fiato e farsi respirare il proprio.
Si consola con l’attesa del futuro, ma quel sogno che condivide con i suoi vicini gli sembra diventare ora dopo ora un po’ più esile. Si tocca la tasca posteriore dei jeans, la penna e il taccuino sono ancora lì.
Il soffitto incombe, se stai disteso arrivi quasi a toccarlo con la punta delle dita, da seduto ci batti quasi la testa, in piedi ci possono stare solo i bambini. Le borse e gli zaini gonfi di niente sono diventati cuscini dove appoggiare la testa in cerca di pace. La preoccupazione e la speranza si annullano e resta solo la stanchezza. Khaled è uno dei tanti, ne ha contati una cinquantina intorno a lui. Due lame di luce tagliano il pulviscolo e rimbalzano sulla pelle lucida degli uomini, sulle vesti dai colori sgargianti delle donne, le persone perdono sostanza e diventano forme appena abbozzate che cercano di combattere il buio. Molti si aiutano con la voce, con il canto.
Quando i raggi del sole spariscono, tutto quell’universo ristretto e compresso ritorna nell’oscurità. Anche le voci si attenuano, resta un brusio in sottofondo fatto di preghiere, ninne nanne, parole inarticolate, mugolii. I più piccoli piangono sottovoce.
Khaled riprende i pensieri del suo rap.
Pantalone basso a sigaretta,
piccolo tatuaggio sul fianco,
minuscolo body che scopre l’ombelico,
meravigliosa tra le auto cromate
sulle piste delle discoteche,
il trucco si sta sciogliendo. (1)
Prova la metrica con la musica e i suoni che stanno nella sua testa.
Le parole stentano a uscire, mentalmente cancella, corregge, riscrive. Se Gazzella fosse lì saprebbe consigliarlo, se la frase era senza sostanza lei lo capiva appena lui la cantava. I versi zoppi senza ritmo, lei li scacciava senza pietà. Ma Gazzella non c’è e la canzone viene fuori incerta. Lei è rimasta al paese. C’era stato quel crack nel suo grembo, poi le perdite, la corsa al posto di assistenza, il raschiamento, le lacrime dell’infermiera, ma era stato dopo aver visto il volto asciutto di lei che Khaled aveva deciso di partire. Torno Gazzella, giuro che torno a prenderti.
Khaled riapre gli occhi dal torpore, ma continua a non vedere. Il tuono che l’ha svegliato, si ripete.
È un rumore d’inferno, un ruggito di metallo che sconquassa il pavimento e muove la barca.
Gli uomini gridano di aprire la botola, le donne pregano, i bambini stanno muti, i più piccoli piangono a squarciagola.
Allora prende il taccuino, altre volte ha scritto al buio, quando le idee arrivavano nel dormiveglia ed erano talmente belle e urgenti che doveva scriverle subito senza accendere la luce. Apre su una pagina che spera ancora libera e fa un cerchio, tenendo il riferimento con le dita dell’altra mano comincia a scrivere.
Deve fare presto.
Altro foglio, altro cerchio. Khaled ha sempre amato quel tratto circolare, da piccolo ha consumato decine di gessetti solo per riempire la piccola lavagna che portava a scuola con sequenze infinite di zeri. Quel segno di niente calmava il suo spirito ribelle e anche adesso non può fare a meno di scrivere le sue rime dentro una circonferenza, perché anche la poesia ha le sue regole.
L’amour, l’amore è un pensiero
L’amore non è differente
È uno struggimento come un altro
L’amore oh, eh l’amore, ah l’amore (1)
Il rumore del motore adesso è solo uno stridere d’ingranaggi, Khaled si fa forza, l’aria puzza di zolfo, tira il respiro, ma i polmoni bruciano, intorno a lui solo rantoli e nemmeno più una preghiera. Il fiato è corto come dopo una corsa per i sentieri della foresta.
Un altro cerchio.
Oh Gazzella, dov’è adesso
la bella ragazza che sembrava un cerbiatto?
Riprendi in mano la tua vita
prima di arrivare alla fine,
altrimenti un giorno dirai
se l’avessi saputo non l’avrei fatto.
Ora il tuo corpo si affatica
all’avvicinarsi della morte (1)
Khaled gira la pagina, traccia un altro cerchio, un enorme zero pieno del nero che lo circonda.