Il Punk_Gli inni, le verità e gli equivoci di un genere rivoluzionario!
Non credete alla leggenda che il punk sia stato inventato a Londra, più o meno a metà anni ‘70, da quattro teppistelli chiamati Sex Pistols.
Johnny Rotten e compagni, con la guida del loro astuto manager Malcolm McLaren, ne sono stati di sicuro i principali promotori, ma il fenomeno affondava le radici negli Stati Uniti e in particolare a New York, nella scena underground sviluppatasi già nella prima metà del decennio in club più o meno malfamati come il CBGB’s e il Max’s Kansas City: una scena che si ispirava idealmente a gruppi storici come i Velvet Underground di Lou Reed, gli Stooges di Iggy Pop, i New York Dolls e gli MC5, intrecciando rock’n’roll di strada, poesia maudit, avanguardia, spunti pop e assortite trasgressioni.
Se Oltreatlantico il punk non incontrò i favori del grande pubblico, in Gran Bretagna accadde l’opposto: soprattutto nel ‘77, i suoi esponenti godettero delle attenzioni della stampa e della BBC, ottenendo spesso riscontri nelle classifiche di vendita. I vestiti strappati, il trucco grottesco, i capelli irti, le spille da balia nelle guance o le catene ostentate a mo’ di gioielli, ma anche il ballare scagliandosi gli uni addosso agli altri (il pogo) e lo sputare verso i musicisti in segno di apprezzamento (il gobbing), turbarono i benpensanti e colpirono tanti giovani e giovanissimi affamati di novità e/o stanchi della depressione sociale di quegli anni. E tutti, teenager proletari e studenti d’arte, non ebbero remore a farsi coinvolgere dai nuovi eroi che non si curavano della tecnica strumentale e non si ponevano su un piedistallo, suonando una musica cruda, energica e fragorosa nella quale si innestavano parole di disillusione e rabbia più urlate che cantate.
Anche se il suo impeto rivoluzionario fu presto fagocitato dal Sistema, con conseguente caduta nel cliché, il punk costrinse il rock a una brusca sterzata. La sua attitudine e il suo messaggio iconoclasta attecchirono con modalità diverse un po’ ovunque, scuotendo l’ambiente e mettendone in seria discussione i dogmi: l’urgenza espressiva divenne più rilevante degli aspetti formali, la notevole presenza femminile impartì duri colpi al machismo, la nascita di un’infinità di piccole etichette incrinò il semi-monopolio delle multinazionali. Si trattò di una cesura netta, e non a caso ogni studioso della materia vede il punk come uno spartiacque, con un “prima” e un “dopo”.