Delineata la Giuria della XV edizione del Premio Energheia
Il Quotidiano – 2 Giugno 2009
A pochi giorni dalla scadenza del bando della XV edizione del Premio letterario Energheia, comincia a delinearsi la Giuria che dovrà valutare i racconti finalisti. Il primo ad essere indicato è Giorgio Fontana (1981) giovane autore di Saronno (VA), che vive e lavora a Milano.
Condirige il pamphlet letterario Eleanore Rigby, e collabora con V&S e con la pagina di cultura de Ilsole24ore.com. Molte sue recensioni sono apparse su Bottega di Lettura. Ha pubblicato i romanzi Buoni propositi per l’anno nuovo (Mondadori 2007) e Novalis (Marsilio 2008), è tra gli autori del Dizionario affettivo della lingua italiana (Fandango Libri 2008) e del reportage narrativo Babele 56 (Terre di Mezzo 2008).
Babele 56 è stato scritto fra il gennaio e il giugno del 2007. Dopo aver bussato alle porte di bar e phone center, macellerie e girato su Internet, scovato agganci e sbobinato interviste quasi sempre di notte. Il filo conduttore scelto è stato il mezzo di trasporto urbano. Il numero 56 è, infatti, riferito alla linea urbana dell’autobus 56, definito a Milano “l’autobus degli immigrati”, una corriera che percorre su e giù Via Padova ed è stipata di persone di mille nazionalità diverse: un autentico mondo in viaggio. Un modo per rispecchiare queste vite, il loro essere sempre a metà fra un luogo e una altro.
E’ così che nasce questo libro “in otto fermate” per altrettanti volti: come Karkadan, rapper tunisino di stanza nel quartiere Isola; Kamal, che in Sri Lanka era un giocatore di cricket semi-professionista e qui è custode in un condominio; o Josè, peruviano, oggi editore vicino a Piazzale Loreto.
“Tutto è iniziato vicino a casa mia, in Via Padova, dove c’era un posto chiamato “Il tabachè del vintitrì” – il tabaccaio del ventitré, dal numero civico”. Racconta l’autore. “Fino a metà febbraio era un esercizio chiuso: saracinesca abbassata, negozio venduto. Solo l’insegna riportava ai vecchi tempi, con tutta la malinconia del dialetto. Poi, da un giorno all’altro, la saracinesca si è alzata. Andando al lavoro ho visto due ragazzi asiatici che sistemavano bottiglie di liquori e birra sui nuovi scaffali – interni minimali, ancora polverosi, ideali per l’ennesimo alimentari della strada: via Padova ne conta un’infinità. Così, fermo di fronte a quei due ragazzi, una mattina di metà febbraio, posso dire di non aver visto soltanto un negozio che riapriva, ma una particella del processo di meticciamento di Milano. In un certo senso, una conferma che il vecchio mondo – il mondo del dialetto, del com’eravamo una volta, ma anche della città italiana a tutti i costi – stava inevitabilmente crollando o era già crollato da tempo, sostituito da un universo più fluido, caotico e arlecchino”.
Un libro, che sarà presentato nei giorni precedenti la consegna del Premio e che affronta, in ultima analisi, un tema di scottante attualità, quale l’immigrazione in Italia, un processo in corso da molti anni e aumentato in maniera esponenziale di recente. Le stime relative ai soli immigrati regolari presenti sul territorio sono pari a tre milioni e mezzo (dati relativi al XVI Rapporto Annuale Istat): circa il 6% della popolazione complessiva.
Nei prossimi giorni l’associazione provvederà a comunicare gli altri componenti della Giuria, che saranno presenti a Matera per la cerimonia di premiazione, prevista nel mese di settembre p.v..