Il sesto piano, Fatma El Zahraa Abdalla_Il Cairo
Racconto vincitore Premio Energheia Egitto 2022
È arrivato il giovedì. Oggi iniziano le ferie di Hassan, impiegato di trentatre anni in un’azienda alimentare al Cairo, e single da un paio di anni. A Hassan non piace viaggiare. La sua ex fidanzata Leila lo prendeva in giro per questo, accusandolo di essere privo del senso di avventura. Egli decide, comunque, di cambiare tutti i suoi piani con gli amici per il fine settimana, e di andare da solo al mare. Risesce a trovare un appartamento in affitto a prezzo economico, su un sito di internet, in un palazzo che si trova a pochi metri dalla spiaggia.
Dopo aver preparato le valigie, Hassan va in stazione a prendere il treno. Preso dalla fatica, si addormenta sulla sua sedia. Due ore dopo, si sveglia al rumore dei passeggeri scendenti. L’appartamento non è lontano dalla stazione. Dal finestrino del taxi, si vedono perfettamente allineati gli alberi di palma lungo la strada. Solo alla fine appare un palazzo enorme e abbastanza antico. Sulla facciata del palazzo sono incisi disegni di piante, animali e uccelli, ormai offuscati dal tempo.
Davanti al palazzo si siede il portiere, un uomo cinquantenne, alto, magro con un sorriso bianco che contrasta la sua pelle e illumina tutto il suo viso. Egli riceve Hassan dicendo: «Buongiorno, signore! Sono Abdou, il portiere. Vivo in questo palazzo da quando ero un bambino. Mio padre faceva il portiere nello stesso palazzo. Conosco tutti gli abitanti che vivono qui, e anche quelli che c’erano una volta».
Entrati nel palazzo, Hassan sente un’aria fredda e si mette la sua giacca. Non c’è l’ascensore. Il portiere cammina davanti a Hassan, e poi iniziano a salire i gradini. È un silenzio assordante. Si sente solo il rumore dei loro piedi sulle scale. «Ci siamo, signore. Il Suo appartamento è qui al quinto piano. Ecco le Sue chiavi!» dice Abdou mettendo due chiavi nella mano di Hassan, una grande per il portone del palazzo e l’altra piccola per la porta dell’appartamento.
Hassan infila la piccola chiave nella serratura, e la porta si apre cigolando fortemente. «Ma che freddo!» sussurra Hassan, e poi corre ad aprire le finestre per far entrare il bel sole estivo. L’appartamento è piccolo, ma ben arredato e confortevole. Esso è composto da una camera da letto, un salotto, una cucina e un bagno.
Hassan lascia la sua valigia sul pavimento e si sdraia sul letto. A quel momento sente dei battiti regolari provenire dal piano di sopra. Si alza dal letto, ma i battiti cessano. Successivamente, sente allo stesso piano il rumore di un bicchiere che si rompe, seguito dal pianto di un bambino; il pianto è forte, stridente e angoscioso.
Hassan esce per chiamare il portiere, il quale, però, non risponde. In seguito, sale i gradini fino al sesto piano, dove c’è un solo appartamento con porta di color marrone rossiccio. Sulla porta si trovano disegni di alberi e animali, simili a quelli visti sul palazzo. «Fa freddissimo qui. Che strano!» dice Hassan, e poi allunga il suo braccio tremante a suonare il campanello della porta. Nessuno risponde. Prova a risuonarlo. Nessuno risponde. Prova di nuovo. Questa volta sente il rumore di piccoli passi che si avvicinano, ma poi si allontanano e alla fine si riavvicinano. La porta si apre lentamente, e appare un bambino di circa cinque anni. «Ciao, bellino! Dove sono i tuoi genitori?» chiede Hassan. Il ragazzino scuote la testa a destra e sinistra, come per dire no. «Ma sei da solo? Non c’è nessuno con te?». All’improvviso, si presenta dietro al bambino una ragazza di circa dodici anni. «Amir, vieni qua! Cosa stai facendo?» urla la ragazza. «Dove sono i vostri genitori?» «Sono ancora al lavoro» risponde bruscamente la ragazza, e poi sbatte la porta.
Hassan torna al suo appartamento confuso: «Chi sono questi ragazzini? E dove sono i loro genitori?». I battiti si riprendono, così decide di scendere a cercare Abdou. Uscito dal palazzo, Hassan lo trova seduto con il giornale in una mano e una tazzina di thé nell’altra. «Vieni con me, Abdou. C’è un problema». Il portiere lascia, su un tavolino, il giornale e il thé, ancora caldo, il cui vapore svanisce gradualmente nell’aria, e segue Hassan.
Entrambi salgono le scale fino al quinto piano, e rientrano in appartamento.
«Li ho sentiti proprio adesso» dice Hassan.
«Che cos’ha sentito, signore?»
«I battiti»
«Quali battiti?»
«I battiti e i pianti»
«Quali battiti e pianti?»
«Al piano di sopra»
«Quale piano?»
«Il sesto piano»
«Di cosa sta parlando, signore? Non c’è nessuno al sesto piano»
«Ci sono due ragazzi»
«Non vive nessuno al sesto piano, signore»
«Come mai? Ho parlato con loro»
«È impossibile. L’appartamento al sesto piano è stato abbandonato trent’anni fa. È scoppiato un incendio in cui sono morti due ragazzini, fratello e sorella, mentre i loro genitori stavano al lavoro. Nessuno voleva vivere in quell’appartamento dopo il misterioso incendio»
Hassan diventa pallido come un cadavere. Impaurito chiede al portiere di accompagnarlo al sesto piano. Suona il campanello più volte, ma nessuno apre la porta marrone. «Gliel’ho detto, signore. Non c’è nessuno qui» dice Abdou quando, improvvisamente, le luci si spengono. Hassan grida: «Abdou, Abdou, dove sei?». Una mano gli dà una spacca sulle spalle. Si gira e si guarda intorno, ma non riesce a vedere nulla nel buio. «Siamo arrivati, signore» chiama una voce profonda e grassa. Il cuore gli batte all’impazzata, i suoi respiri accelerano e chiude i suoi occhi. «Siamo arrivati, signore. Si apra gli occhi, per favore!» chiama nuovamente la stessa voce baritonale.
Hassan, rimasto senza fiato, riesce ad aprire i suoi occhi con difficoltà. È ancora in taxi con l’autista. «Allora è stato un incubo! Meno male!» dice Hassan. «È questo il palazzo, signore?» chiede l’autista. Hassan guarda dal finestrino del taxi e vede lo stesso palazzo antico con i disgni degi animali e delle piante. «No… no, non è questo il palazzo» risponde, balbettando. «Torniamo alla stazione subito, per favore!».
Arrivando alla stazione, Hassan prende il treno per il Cairo, entusiasta di passare il resto del fine settimana in compagnia degli amici, e magari raccontargli la sua prima e ultima avventura da solo.