I brevissimi 2013 – Il sogno di un lavavetri di Anna Hurkmans_Roma
Anno 2013 (I sette peccati capitali – l’invidia)
Essere stritolati dalle ruote di un suv non è proprio una cosa piacevole. Per fortuna il passaggio all’altra vita è veloce. E che vita!
La colpevole era certamente lei, quella bella ragazza bionda che mi aveva fatto impazzire dalla prima volta che l’avevo vista. Con questo non voglio mica insinuare che mi aveva spinto sotto la macchina. No, la sua vista mi aveva semplicemente fatto perdere l’equilibrio- in tutti i sensi – ed ero caduto, proprio quando la macchina dietro alla sua arrivava. L’avevo incontrata un paio di mesi fa, la prima volta che mi ero messo a lavare i vetri ad un semaforo vicino Ponte Mammolo. Lei si era fermata ed aveva accettato subito di buon grado il mio servizio. Più che le monetine che mi aveva messo in mano avevo gradito il raggiante sorriso che mi regalò. Aveva lunghi capelli biondi legati in una coda. E occhi nocciola da cerbiatta.
Passava ogni giorno alla stessa ora con la sua Smart grigio-metallizzata. Non sempre mi faceva lavare il vetro, ma il sorriso non me lo negò mai.
Fui felicissimo, quando un giorno mi chiese il mio nome.
–Atjar? Che bel nome! E di dove sei? Indiano forse? Ah, dello Sri Lanka! Un’isola, vero?-
E da quel momento mi salutò sempre col mio nome, che felicità!
Dopo un po’ presi il coraggio di chiedere il suo. –Mirella.- Non poteva chiamarsi in un altro modo, questo nome riassumeva perfettamente la sua bellezza e la sua dolcezza. Da allora non smisi di pensarla, di sognarla giorno e notte. Vedevo la sua immagine davanti ai miei occhi sopratutto nei momenti brutti, quando la gente mi trattava in modo sgarbato o quando mi toccava fare interminabili code in questura per il permesso di soggiorno. La gente attribuiva la mia pazienza alla mia origine orientale. Invece…
In attesa al semaforo ero sempre sorridente. O perchè lei doveva ancora passare, e l’aspettavo con gioia. O perchè era già passata e il suo saluto mi aveva caricato di felicità per il resto della giornata. E ben presto notai un altro vantaggio inaspettato, causato dal mio perenne sorriso: alla fine della giornata avevo incassato molto più dei miei colleghi; la gente paga più volentieri un individuo con un viso sereno che uno con la faccia lunga.
La sera, sdraiato sulla mia branda in mezzo ad altri connazionali, la sognavo e le mie fantasie diventavano sempre più audaci. M’immaginavo di accarezzarle le mani, le belle braccia bianche e morbide, di sfiorarle il viso e poi…persino di baciarla. Ma purtroppo sapevo, capivo che erano sogni irrealizzabili. I sogni di un povero immigrante lavavetri…
Eppure…
Non so se devo ringraziare Shivah, che prego tutti i giorni, o tuttala Trimurti.Mail mio sogno si è avverato in modo insperato.
Purtroppo ho rischiato molto: al momento del mio trapasso il mio cuore non era puro. Perché mi era scoppiato dentro un feroce sentimento di invidia. Perché lei quella mattina non era sola in macchina. Era accompagnata da un bel giovane alto e biondo a cui permetteva persino di mettere una mano sulla coscia, che spuntava dalla sua minigonna . Non ci ho visto più. In senso letterale. Ho chiuso gli occhi per non vedere questa profanazione. E così non ho visto il suv.
Devo confessare che al momento della reincarnazione ero molto preoccupato. Per il mio peccato di invidia non potevo certo sperare di essere trasformato in un animale superiore, un elefante, un toro o un cervo. Ma trovare la mia anima risucchiata in un corpicino esile con alucce trasparenti e gambette stecchite e lunghe lì per lì non faceva proprio parte dei miei desideri. E poi quello strano pungiglione! Ma fu infine quel particolare a farmi capire di essere diventato una zanzara. Poi però mi resi conto della mia fortuna. Potevo entrare nella sua macchina attraverso il finestrino aperto. E posarmi sulla sua pelle liscia e profumata. Camminare tutto lungo il suo collo da cigno ed infilarmi audacemente sotto il suo vestito e seguire il percorso nella profonda vallata tra due dolci collinette, esplorando terre esotiche sconosciute e favolose… e poi – oh suprema gioia!- pungerla e succhiare il suo dolcissimo sangue. Ah, le indicibili gioie della reincarnazione, sconosciute a voi occidentali!