Incontro con i giornalisti Maria Gianniti_Rai e Pietro Veronese_La Repubblica sul tema: “Guerre e giornalismo di ieri e di oggi”
L’invito dell’incontro, in programma sabato 9 giugno a Matera, alle ore 20.00, in Via Ridola, nei pressi della libreria dell’Arco, con i giornalisti: Maria Gianniti, Rai e Pietro Veronese, La Repubblica, sul tema: Guerre e giornalismo di ieri e di oggi.
Maria Gianniti ha lavorato all’UNICEF Internazionale, dal 1996 è giornalista rai, conduttrice del gr del mattino e delle trasmissioni Baobab e Il Baco del Millennio. Dal 2001 ha seguito i principali eventi internazionali: le crisi in Medio Oriente, dalla seconda Intifada ai conflitti in Iraq e in Afghanistan, le rivolte nei paesi del Nord Africa, in particolare Tunisia ed Egitto.
Pietro Veronese si è occupato dell’africa a sud del Sahara, di medio oriente e di Balcani. Inviato e caporedattore de «la repubblica» per circa un trentennio, oggi è collaboratore dello stesso giornale e di numerose testate italiane e straniere. Insegna giornalismo d’inchiesta presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma. Tra i suoi libri, Africa Reportages, Laterza 1999.
Attualmente nel mondo vi sono oltre ottanta conflitti armati, alcuni dei quali si protraggono da molto tempo. La guerra in Sudan va avanti da quarant’anni e finora conta due milioni di vittime; quella in Congo ha causato tre milioni di vittime. La differenza sta nel fatto che delle altre guerre non se ne parla. Se oggi viene ucciso un soldato dei nostri contingenti all’estero, tutti i media danno la notizia. Ma nessuno sa delle migliaia di persone che, ogni giorno, muoiono nelle altre guerre.
Ciò significa che bisogna distinguere tra le guerre con una grande copertura mediatica e quelle che ne sono prive, ossia le guerre silenziose di cui non si sa nulla e che non interessano a nessuno. Ad esempio ci sono molte guerre civili o conflitti tra Stati a causa delle risorse naturali.
E’ molto importante scrivere di queste guerre, perché non si ha idea di quante persone vi possano morire e soffrire per la fame, le ferite, la perdita della casa, l’odio. Questo è il ruolo del corrispondente di guerra: rischiare la propria vita per dare la testimonianza di ciò che accade. In ogni guerra si corrono grandi rischi, ma bisogna prenderseli per dire la verità: è un lavoro da persone responsabili. Ma è difficile arrivare alla verità di ciò che accade in una guerra.
Uno scrittore inglese ha detto che la prima vittima in ogni guerra è la verità. La guerra non è solo combattimento, ma anche la grande bugia, le grandi invenzioni, la propaganda, le storie false. Il reporter deve andare il più vicino possibile alla prima linea per vedere con i suoi occhi cosa succede e testimoniare per coloro che non hanno voce e non hanno mezzi propri per parlare della loro condizione; rappresentare quella maggioranza silenziosa in grado di dire agli altri qual è il mondo in cui viviamo, qual è la sua essenza. Questo va fatto soprattutto ora che, grazie alla rivoluzione nella comunicazione elettronica e nei trasporti, si vive in un mondo multiculturale in cui differenti idee, lingue e costumi si intrecciano. Da questo scambio reciproco può scaturire la nostra comprensione e di conseguenza l’essenza della nostra stessa identità.