La crisi senza fine della vecchia Europa
di Alex Zanotelli-Elisa Kidanè da Tunisi
La seconda giornata del Forum è stata ancora più partecipata e più affollata della prima con un entusiasmo soprattutto da parte dei giovani che hanno letteralmente invaso il Campus universitario. Un’impressione questa condivisa dal quotidiano tunisino La Presse nel suo editoriale di oggi. “Il Forum sociale mondiale che è stato organizzato, per la prima volta in un paese in pieno processo rivoluzionario, offre nelle sue molteplici manifestazioni, un affascinante sentimento di contribuire al concepimento della nuova Tunisia che deve dare alla luce la transizione democratica”.
Un sentimento questo che si sentiva nell’Università che sembrava un cantiere in effervescenza, soprattutto quando i giovani tunisini si sono messi a discutere del futuro politico del loro paese. Ancora più evidente nelle interminabili dibattiti dei gruppi femminili. Si sono sentite parole una volta proibite, oggi sono invece pronunciate con forza, con determinazione, con coraggio: libertà, dignità, autonomia e parità di genere.
Da questo mondo in movimento della Tunisia fa impressione osservare la crisi profonda e la staticità dell’Europa. Molti i workshop sono stati dedicati a sviscerarne la crisi. A questo riguardo particolarmente indovinata la lettura fatta dal Centro Studi di Barcellona: Cristianisme i Justìcia. “L’Europa dei diritti umani, la culla della democrazia, della rivoluzione francese, delle lotte operaie e del consolidamento della classe media, sta scomparendo”, ha affermato Jaume Botey. Secondo i relatori è assordante il silenzio delle istituzioni ecclesiali europee su questa crisi.
Come uscire da questa crisi profonda? Non è certo rinchiudendosi su sé stessa che l’Europa si salverà. Purtroppo il vecchio continente con le sue leggi sull’immigrazione è diventata una fortezza che deve difendersi dagli “invasori”.
Una delle sessioni più affollate e belle di oggi dal titolo: “L’Europa è in guerra contro un nemico che lei si inventa”, è stata quella dedicata al Frontex , una Agenzia di sorveglianza, istituita nel 2009, per difendere i confini dell’Unione europea. Questa Agenzia ha a disposizione 21 aeri, 113 navi, 475 unità di equipaggiamento, con un bilancio vicino ai 100milioni di euro all’anno. L’invito dei relatori, tutti africani, è stato quello di cambiare il nome in Frontexit (uscire dal Frontex).
Fa una certa impressione guardare il Mediterraneo da Tunisi: questo mare è diventato il cimitero per migliaia e migliaia di persone. Commovente la lettera scritta dall’Associazione tunisina “La terra per tutti”, nella quale i genitori chiedono all’Italia di avere notizie dei loro figli desaparecidos. Non a caso sono state molte le sessioni dedicate al problema dell’immigrazione e del diritto di migrare.
Il Forum però non analizza solo i vari problemi attuali, ma ha il coraggio di prepararsi a importanti eventi in arrivo. Uno di questi è l’incontro che si terrà a Bali nel prossimo dicembre, convocato dal Wto (l’Organizzazione mondiale del commercio) per liberalizzare ancora di più il mercato, soprattutto nel settore agricolo. Rappresentanti dei movimenti dell’Asia (dall’Indonesia al Giappone) sono venuti a Tunisi per chiedere l’appoggio da parte della cittadinanza attiva mondiale, per questo importante appuntamento. Una vittoria del Wto sarebbe un’altra tragedia per gli impoveriti.
In una giornata così densa non poteva mancare il contributo delle missionarie comboniane e i missionari comboniani che hanno offerto tre workshop su tematiche che hanno suscitato particolare interesse: La Pace, la riconciliazione e il dialogo interculturale e religioso, presentando esperienze concrete vissute in Egitto, Ciad e Rd Congo. Molto seguita è stata la conferenza sulle vicende dei Rifugiati africani in Israele. Nel pomeriggio è stata presentata l’inedita esperienza dell’Uganda che ha iniziato un programma che permette alla società civile e alle forze di sicurezza di lavorare insieme per costruire la pace.