La difficile equazione del vivere la quotidianità in Paesi spesso in stato di conflitto di Cristina Foti
“Eccomi qui, tutta per voi, gioia del mio cuore, sola nella mia stanza, occupata a scrivervi. Non vi è niente di preferibile a questo stato”. E’ così che Madame de Sévigné cominciava una delle sue famose lettere alla figlia lontana Françoise de Grignan, con cui ebbe una corrispondenza che durò circa trent’anni, uno sterminato carteggio ricco di emozioni, quotidianità, aneddoti, racconti ancora gustosi da leggere nonostante risalgano all’ultimo quarto del XVII secolo. Con lo stesso spirito ci si appresta a leggere la messe di racconti che, di anno in anno, il Premio Energheia ci regala: la sospensione nel non sapere in quale avventura della parola scritta saremo coinvolti ha un valore quasi dopante. Chissà come va a finire – è la domanda che il lettore si pone ogniqualvolta ci si imbatte in una buona storia, oppure: ma quando finisce? laddove lo scrittore non riesce a catturare l’attenzione di chi legge. La posta in gioco è ambiziosa: comunicare con il lettore in un dialogo in remoto, dove tutto è già deciso al momento dell’invio dello scritto. Spesso un filo rosso ha legato i racconti delle vincitrici e dei vincitori delle passate edizioni del Premio ed è rappresentato dalla difficile equazione del vivere la quotidianità in paesi spesso in stato di conflitto (è il caso del Libano, della Palestina). Altre volte la parola scritta ha dato voce al disagio, al racconto in forma di diario intimo, al racconto giallo dal taglio classico dove città riconoscibilissime fanno da sfondo alla narrazione. Per tutti il Premio Energheia è stata un’occasione per uscire allo scoperto, dicendo: ebbene sì, io scrivo! Forse la magia che si rinnova tutti gli anni è proprio in questo: nell’ammettere quanto la scrittura (e la lettura) siano potenti lenitivi all’angoscia del vivere diventando, per alcuni, vera ragione di vita.
Presidente della Società Dante Alighieri, Tripoli (Libano)*
*Il Premio Energheia Libano si colloca nel quadro delle attività di promozione della lingua e della cultura italiane in Libano. La Società Dante Alighieri di Tripoli ha ruolo di capofila nell’organizzazione del premio, pubblicizzandolo presso scuole, università e istituzioni culturali, realizzando la raccolta dei racconti e una primissima selezione, esprimendo un giudizio di valore assieme al comitato di lettori italofoni nei confronti dei racconti scritti in italiano, inoltrando in lettura i restanti all’Institut Français o al comitato dei lettori anglofoni.