Peter Gomez ha presentato il libro “Bavaglio”. Così il potere calpesta il diritto all’informazione minando il pluralismo.
La Gazzetta del Mezzogiorno – 1 Marzo 2009
Con il DDL Alfano sulle intercettazioni telefoniche verrebbe inferto un duro colpo alla libertà di stampa.
“Siamo all’inizio di una deriva dalla traiettoria oscura. Siamo alle soglie di una nuova Repubblica che sarà sempre più autoritaria, extralegale, sostanzialmente ingiusta, implacabile con la povera gente, disarmata coi potenti. Governata da un potere opaco, insondabile. Incarnato in un uomo solo. Pretendendosi al di sopra delle leggi e di tutti gli altri cittadini.
Pronto a deformare ogni regola, da quelle parlamentari ai Codici, alla Costituzione, per sfuggire a una sentenza nell’immediato, e a qualunque rendiconto futuro”.
È un estratto de “Il Bavaglio” (Chiarelettere edizioni) il libro scritto da Peter Gomez, giornalista de L’Espresso, insieme a Marco Travaglio e Marco Lillo, presentato a Matera, nella Mediateca, in un incontro organizzato dalle associazioni culturali Energheia e Sassikult. Un libro duro, che non usa mezzi termini per smascherare il gioco perverso del potere, le manovre subdole di politici che appoggiano certe scelte o non si oppongono a forme di censura governativa, che racconta i processi e aiuta i cittadini a difendersi in campo politico mostrando i rappresentanti più corrotti, fino a svelare le trame che si nascondono dietro una legge che impedirà ai giornali non solo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, ma di tutti gli altri giudiziari.
Si sta tentando dunque, di mettere un bavaglio alla stampa, commettendo così “un grave attentato alla democrazia di cui subiranno gli effetti i cittadini – dice Gomez – i quali non avendo a disposizione tutti gli elementi per giudicare, non potranno più operare il controllo sulla classe dirigente e sull’operato della magistratura”.
Tra le altre cose, la legge sulle intercettazioni prevede il carcere fino a tre anni per il giornalista che si farà carico di pubblicarle. Un attacco all’informazione che colpisce anche la libertà di parola. “Senza dubbio – risponde -. Tuttavia spero vivamente che nel testo rimanga il carcere perché voglio proprio vedere come quei signori si giustificheranno davanti all’Europa, quando sarà arrestato il primo giornalista”.
Le intercettazioni, forse questo è l’elemento che sfugge, sono uno straordinario strumento investigativo. Ma la legge modificando il testo già esistente, dice che “si possono pubblicare solo in presenza di un grave indizio di reato” e non di “grave indizio di colpevolezza”.
“Con questa nuova logica – spiega Gomez – non sarebbe stato possibile arrestare gli stupratori di San Valentino che sono stati scoperti grazie alle intercettazioni telefoniche”.
In sostanza “vogliono impedire ai giornalisti di raccontare le indagini e ciò che le indagini stanno scoprendo nell’immediatezza dei fatti. Non potremo più dire niente per anni e anni – e aggiunge – il peggio è cominciato. Un nodo alla volta, proprio come si fa con i bavagli”.