Premio Energheia Cinema 2016. La Luna nella lanterna, Vincenzo Di Francesco_Guidonia-Montecelio(Roma).
Premio Energheia Cinema 2016
Miglior soggetto per la realizzazione di un cortometraggio
Un’anziana signora si prepara per un appuntamento galante. Con le mani tremolanti addomestica le
rughe del viso con del trucco. Avvolge il corpo in un elegante e pacchiano abito da sera. Indossa
gioielli di ogni tipo. Si acconcia i capelli freschi di tinta. Si cosparge di profumo. Il tutto avviene
con in sottofondo una ritmata canzone anni sessanta (tipo “Cuore Matto” di Little Tony). Non
vediamo mai l’ambiente in cui la donna si trova.
Nello stesso momento, in una casa benestante, un uomo, leggermente più giovane della donna, si
prepara per uscire.
Il modo di abbigliarsi, la vitalità con cui lui affronta i preparativi per l’appuntamento sono più
ordinari. Quasi meccanici. Apatici.
L’uomo passa in cucina dove la moglie non lo degna nemmeno di uno sguardo. C’è tensione tra i
due. Senza dirsi una parola l’uomo esce di casa.
L’anziana affacciata alla finestra di una vecchia e sontuosa villa, attende con impazienza il proprio
cavaliere.
Lui, con in mano un piccolo mazzo di tulipani gialli, esce da un fioraio.
Da dietro i vetri della sua stanza, la donna vede arrivare un’auto: è l’uomo che sta aspettando.
Parcheggiatosi davanti alla villa, l’uomo prende il mazzo di tulipani gialli dal sedile passeggero e
scende dall’auto. Dopo essere sceso, alza lo sguardo e incrocia quello dell’anziana che, sorridente e
felice, lo saluta con un gesto della mano.
I due sono in macchina. Si percepisce dell’imbarazzo. Non parlano. Lei guarda fuori dal finestrino.
E’ rapita dal paesaggio e dalle persone che vede.
Ormai è sera. Sono parcheggiati davanti ad un ristorante. L’uomo apre lo sportello alla sua dama e
con fare galante l’aiuta a scendere. Sottobraccio si avviano verso l’entrata. La donna nota una
grande Luna piena nel cielo.
Nel ristorante, un cameriere li accompagna al loro tavolo: il tavolo si trova sopra una terrazza da cui
si gode una magnifica vista che lascia senza fiato.
L’uomo, con cavalleria, aiuta la donna a sedersi, poi si accomoda anche lui. Al centro della tavola
c’è una lanterna con una candela spenta.
La donna si guarda intorno meravigliata dalla bellezza che la circonda. Alza lo sguardo al cielo. E’
stellato, ma non vede la Luna. Riabbassa lo sguardo e nota che la candela al centrotavola è accesa.
E’ stato il suo accompagnatore a farlo.
Cenano. Lui, sempre con galanteria, le versa il vino, l’acqua. Condividono anche il mangiare.
La cena si svolge tra lunghe chiacchierate, che non hanno bisogno di essere ascoltate per capire che
trattano argomenti positivi, e rumorose risate.
Dopo aver preso il dolce ed il caffè, ognuno prende le proprie pillole. Alla vista di quelle medicine e
del loro modo di fare così simile, sbottano entrambi a ridere.
A fine serata, il cameriere porta il conto. Alla vista del conto la donna si fa malinconica. Si
incupisce. Anche la candela nella lanterna al centro della tavola sta per consumarsi. La donna la
fissa.
I due sono di nuovo in macchina sulla via del ritorno. Nessuno dei due parla. Lei guarda fuori dal
finestrino.
Sono davanti alla porta della camera di lei. Lui, con sguardo evasivo, le dice che non si potranno
vedere per alcune settimane: partirà con la moglie per una crociera. L’anziana annuisce. Lui con un
laconico e lapidario – Ci vediamo presto, mamma – la saluta, le dà un bacio sulla guancia e se ne
va.
L’uomo si allontana dalla madre dandole le spalle. Lei lo guarda sparire lungo un corridoio
asettico. Solo ora è evidente che l’anziana abiti in una casa di cura.
La donna va alla finestra, saluta nuovamente il figlio da dietro i vetri. Lui ricambia il saluto, sale in
auto e sparisce.
L’anziana, rimasta sola, si siede sopra una poltrona vicino alla finestra. Accende il giradischi e
mette su una musica malinconica. Guarda la solitudine della sua stanza. Poi guarda fuori.
Dall’esterno della villa, la finestra dove si trova la donna è la sola illuminata.
La donna, la luce e i vetri della finestra richiamano una lanterna. Quella lanterna al centrotavola che
con i suoi oppressivi vetri impriginava un’utopica “Luna”.