La malattia dell’anima buona, Mennatallah Magdy
Finalista Premio Energheia Egitto 2023
La malattia dell’anima buona
C’era un piccolo pesce molto noto nel mare per la sua bontà e la sua gentilezza di cuore. Questo pesce vedeva tutti i pesci come amici, addirittura come fratelli e sorelle, e non aveva mai dubitato della loro sincerità e onestà; perciò, aiutava chiunque ne avesse bisogno. In altre parole, Morgan non rifiutava di aiutare gli altri che, invece, ne approfittavano per fargli fare tutto al posto loro. In effetti, a scuola i pesciolini erano suddivisi in gruppi e ogni gruppo aveva un maestro e un capo gruppo che non poteva non essere altri che Morgan per il suo profondo senso di responsabilità e per il piacere di imparare cose nuove. I pesci erano certi che Morgan avrebbe svolto tutte le attività e i compiti senza ricorrere al loro aiuto. In realtà, Morgan possedeva intelligenza e capacità superiori a tutti i suoi amici e gli era facile sbrigare tutti i compiti all’intero gruppo.
In ogni persona, Morgan vedeva solamente la bellezza, senza vederne la parte cupa e oscura: quando i maestri commentavano l’atteggiamento di qualche pesce accusandolo di egoismo e invidia, Morgan interveniva seduta stante per difendere il compagno come se difendesse se stesso. I maestri della scuola sapevano che Morgan prima o poi avrebbe vissuto un trauma distruttivo, ma non trovavano il modo di aiutarlo a comprendere il mondo reale, fatto di bellezza e bontà, da un lato, ma da bruttezza e cattiveria, dall’altro. Era vano ogni loro tentativo di mettere in luce la parte oscura dell’umanità, dato che Morgan riusciva abilmente a trovare una valida spiegazione alle viltà e bassezze dei compagni, affermando che “sicuramente questo pesce buono non lo fa con cattiveria”. L’ingenuità del povero Morgan nel non voler vedere la cattiveria dei pesci, lasciava i maestri a bocca aperta. Davvero, non avevano mai conosciuto un pesce tanto puro e semplice, e lo descrivano come l’animo buono.
La mamma di questo piccolo pesce era profondamente buona, ma diversamente da Morgan, la sua bontà si fondeva con tanta saggezza e acuta perspicacia. La mamma consigliava ripetutamente Morgan di fare più attenzione nel rapportarsi con gli altri, ma lui guardava sempre al mondo come ad una vera e propria utopia e non riusciva a vedere il male, anzi, dentro di lui cresceva sempre di più l’amore per il mondo e per gli altri pesci. Per tale ragione, la mamma, esattamente come i maestri, era preoccupata per il figlio e temeva la sua reazione quando si fosse scontrato con la vera realtà del mondo.
Infatti, una volta cresciuto, Morgan è entrato nel mondo reale e ne ha scoperto il vero volto: l’immagine idealizzata, così a lungo ancorata nella sua mente, non era altro che un’immagine fantastica che non aveva nulla a che vedere con la realtà. Morgan precipita dall’utopia alla distopia: è davvero possibile che ci siano pesci cattivi e che il mondo sia malvagio! Questa rivelazione lo mette in grande difficoltà e gli rovina completamente la vita. Cade in una profonda depressione da cui non vede via di fuga, una crisi esistenziale profonda che fa a pezzi l’immagine idealizzata che si era creato nella mente. Di conseguenza, il povero pesce si isola completamente e finisce per non riuscire più a comunicare con gli altri.
La madre decide allora di portarlo in un ospedale psichiatrico dove ci sono tanti altri pesci che soffrono della stessa malattia, la malattia dell’anima buona. All’ospedale Morgan incontra nuove amiche, in particolare Aroura e Sussa, con le quali condivide le giornate in completa sintonia. In effetti, Aroura e Sussa rappresentano la vita in cui lui ha sempre creduto: un mondo senza più pesci cattivi; e sono fermamente convinte di non dover cambiare. Morgan vorrebbe rimanere per sempre in ospedale per fuggire dal mondo del male, creando il suo piccolo mondo con le anime buone delle nuove amiche Aroura e Sussa. Aroura somiglia alla mamma di Morgan ed è in questa veste che lui la vede: Aroura è molto intelligente e ha una profonda capacità intuitiva in grado di farle capire perfettamente il mondo che la circonda. In effetti il suo problema non risiede, come per Morgan, nel non poter credere alla deludente cattiveria umana, bensì nel rifiuto dell’accettazione di tale cattiveria. Secondo il medico, Morgan guarirà quando crederà che il mondo è fatto di pesci buoni e cattivi; Aroura guarirà quando accetterà la realtà del mondo com’è, senza volerlo cambiare. Il problema di Sussa ha un’altra origine: dopo la morte del padre, il suo rapporto con la madre è peggiorato al punto che ha tentato più volte il suicidio. L’ospedale dell’anima buona è diventato il loro nuovo mondo, un bozzolo di quiete e sicurezza. Questa tendenza all’isolamento preoccupa non poco il pesce medico, il cui compito è invece di riaprirli al mondo.
La madre è in ansia: con la permanenza ospedale la malattia non migliora, ma anzi peggiora, isolando Morgan e le due amiche in un guscio impenetrabile.
La mamma e il medico pensano di dover cambiare strategia e allontanare Morgan dalle sue amiche Aroura e Sussa. Il medico riesce a convincere la mamma a lasciar tornare Morgan libero nel mare; e lei non poteva fare altro che accettare la proposta del medico, perché solo in questo modo Morgan avrebbe potuto affrontare da solo la cattiveria del mondo, imparare a proteggersi da tutti gli altri pesci cavandosela da solo. Così Morgan torna a casa, passa il tempo da solo ed esce solamente per procurarsi da mangiare. Prova un’infinita tristezza nel vedere i forti e grandi pesci attaccare quelli piccoli e deboli. In fondo Morgan è il pesce più misterioso tra tutti: vive in solitudine, non mangia gli altri pesci e si nutre solo di alghe, riesce a sfuggire sia alla morte che alla cattiveria del mare.
Per esorcizzare il ripetersi della tragica storia e per allontanarsi da tutti i pesci cattivi, Morgan decide di cambiare aspetto e si reca da un medico chiedendogli di modificare completamente i suoi lineamenti in modo da renderlo più brutto e minaccioso. Il suo aspetto diventa spaventoso al punto che egli stesso non osa guardarsi allo specchio. Poi si allena ad alzare la voce in modo da spaventare tutti quelli che lo potrebbero disturbare.
Sebbene Morgan senta tanta nostalgia per il suo vecchio e mite aspetto, gli pare di aver raggiunto il suo scopo di non provare dolore. Ora nessuno può riconoscere Morgan in quella nuova personalità e pensa che il vecchio compagno sia scomparso a seguito di un attacco da parte di gruppi più forti, di cui, in realtà, ora Morgan si vanta di far parte. La trasformazione è tutt’altro che facile da gestire: Morgan non si riconosce più e la nuova situazione tormenta non poco anche la madre e il medico che si attribuiscono la totale responsabilità della perdita del suo animo buono, anche perché è evidente che Morgan continua a soffrire.
Un giorno Morgan incontra Aroura ed è commosso nel rivederla dopo un lungo periodo di separazione in cui ha perso tanto della sua bontà d’animo e gentilezza di cuore; lei, invece, ha conservato la sua bellezza interiore e non riconosce il suo vecchio amico in quel pesce all’apparenza pericoloso e aggressivo. Morgan le si avvicina e rievoca le loro vecchie avventure, ma per lei è difficile credere che quel pesce spaventoso sia il suo vecchio amico, con il quale aveva condiviso lunghi giorni sereni. Anche lei ha sofferto tanto nel grande mare ed è stata sul punto di trasformarsi, esattamente come Morgan, tuttavia lei ha sempre creduto nel trionfo della bontà, per
questo ora supplica Morgan di tornare com’era per potersi godere la vita con lei. Ormai, Morgan è convinto che il suo aspetto diabolico e il suo carattere aggressivo sono essenziali per poter sopravvivere in quel regno di malvagità; ma è anche tentato dal desiderio di abbandonare quella maschera per poter vivere tranquillamente con i pesci buoni come Aroura. È chiaro che ora deve scegliere tra questi due mondi lontani: il mondo del bene e quello del male, due mondi paralleli che non si possono incontrare. Non gli serve molto tempo per decidere: va dal medico per chiedergli di togliere la brutta maschera che gli aveva messo. Sfortunatamente, Morgan è arrivato al punto di non ritorno poiché ormai è passato troppo tempo e la trasformazione è irreversibile. Non c’è più cura né medicina, tutto è perduto. Anche quella nuova libertà era solo un’illusione.
Morgan è disperato, si odia profondamente e odia il destino per aver fatto riapparire Aroura in questo momento difficile della sua vita. Il suo sguardo attonito e addolorato non fa che confermare a Morgan il grave errore che ha fatto nel cercare di cambiare il suo animo. Aroura rientra nella vita di Morgan e la capovolge totalmente con tutto ciò che ha risvegliato nel suo animo, e fa del suo meglio per accettarlo nella sua nuova realtà. Ma la crisi è troppo profonda, Morgan non riesce più ad accettarsi, riesamina tutta la sua vita e arriva alla conclusione che ha scelto l’eterna dannazione. L’unico modo per uscirne è l’ultima tragedia della sua vita: il suicidio