“La morale anarchica” di Petr Kropotin e “Memorie alcoliche” di Jack London
di Nunzio Festa_
Capitolo III, pag. 21, “La prima volta che mi sono ubriacato avevo cinque anni”. Charmain, moglie di Jack London, convince il suo uomo a registrare per iscritto, riprendendolo dalla memoria, le tentazioni di John Barleycorn e gli abbracci di London al John; così, dunque, lo scrittore racconta il suo rapporto con l’alcol. Appunto dall’iniziazione. Passando per una piccola e lunga bevuta consumata all’età di sette anni in un ranch d’italiani negli Usa: perché la madre di Jack London gli aveva detto di non contraddire il volere degli immigrati italiani pronti altrimenti a muovere il coltello nelle schiene. A grandi tappe e riportando una serie d’aneddoti briosi, lo scrittore immagina che il desiderio d’alcol si chiami proprio John Barleycorn ed è certo che ha distrutto uomini su uomini. Tanto che, per esempio, nonostante fosse socialista puro, Londono scegliesse di votare per il suffragio universale unicamente in quanto consapevole che solamente le donne, maltrattate e abbandonate dai maschi per colpa delle conseguenze dell’alcol, avrebbero deciso di bandire questo Male. Insomma lo sguardo di Jack London è politico, in quanto sa benissimo London che l’alcolismo è una delle piaghe del mondo; dunque, e da socialista puro, non può che provare rabbia per questo. Ma persino, allo stesso tempo, ammiccano a un certo piacere comunque garantito dal controllare il bere. Però, diciamo da subito, lo scrittore di libri che sono fra i più letti al mondo riguardandosi comprendere inoltre come pur odiando il sapore di birra, vino e whisky soprattutto da giovane invece avesse deciso di bere per dimostrare d’essere uomo vero e capace di potersi confrontare e stare accanto a tanti uomini veri. Dai lupi di mare agli altri frequentatori degli amati saloon. Non a caso, poi, il viaggiatore e proprietario infine della fattoria Valley of the Moon, scrisse questa superba testimonianza letteraria, intima e genuina, subito dopo un tormentato viaggio a New York all’inizio dadato 1912, durante il quale ebbe una ricaduta tremenda nel vizio del bere: una sbronza colossale in preda alla quale lo scrittore decise di rasarsi a zero. Ovviamente, quella che è stata considerata più volte, o troppe, “autobiografia dell’alcolismo” gode della lingua impeccabile che le letture dell’autore destinano a una specie di battaglia costante con il soggetto-figura ‘inventato’ John Barleycorn. Infatti più volte il linguaggio diventa appassionato, mentre in rare occasione ci si deve accorgere di un quasi abbassamento di toni e alla fine della nascita della Bianca Logica volutamente avvicinata da qualche verso estemporaneo. “John Barleycorn. Memorie alcoliche”, spiega tantissimo e appassiona grandemente. E noi che sappiamo delle doti di Barleycorn non possiamo non condividere certe opinioni di London, ovviamente contestandone altre. Che, dobbiamo ricordare, Jack London non è solamente verità. Per servirci di basi ancora più solide, poi, catturati dall’amore diretto alla morale politica, non possiamo che affacciarci e rileggere uno dei pamphlet più importanti della storia, “La morale anarchica” dell’anarchico russo Kropotkin che PianoB rimanda in libreria con copertina meravigliosa. Siamo, in sostanza, in uno dei manifesti del moderno pensiero anarchico e libertario. Qui, dunque, rivedendo le parole nel mezzo della corrente morale che London cita e rompe più volte, Kropotkin mette in difesa ogni atto che il Poter compie per sottometterci. L’anarchico russo studia il mondo animale e propone quindi la sovversione contro ogni autorità politica e religiosa, che non son altro che il potere detto in altri termini. Dunque London immagina una società addirittura senz’alcol, in un certo senso. Kropotkin vuole una società futura e libera che sia così forte da bocciare ogni tipo di condizionamento delle forze che normalmente affermano tutto il contrario dell’uguaglianza necessaria. Il pensiero debole del nostro Tremila, ne riveda lo spirito.