I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2023 – La rinascita di un fiore, Camilla Guatteo_Pinerolo(TO)

Anno 2023, tema: La primavera

Ero lì, ai piedi di quel ciliegio in fiore, distesa, pensavo a cosa sarebbe potuto mai andare
storto in una tale giornata. Sentivo lo scorrere del ruscello, il canto degli uccellini e le risate
dei bambini in sottofondo, le quali mi colmavano il cuore.
Mi fecero tornare in mente i bei momenti passati con mia sorella e i nostri amici d’infanzia.
Eravamo così piccoli e così stolti da non pensare al futuro, ci facevamo catturare dalla
bellezza delle giornate soleggiate dove avevamo la possibilità di trascorrere insieme ancora
molte ore, fino al tramonto, il quale pian piano tardava ad arrivare.
Con quei miei cari vecchi amici ormai ci ho perso il legame e con alcuni anche il saluto,
delude pensare che da piccoli avremmo voluto passare il resto della nostra vita assieme e
ora che avremmo potuto cogliere l’occasione ci siamo separati, magari un lieto fine ci sarà
ma appare assai lontano.
Socchiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla piacevole brezza e insieme ad essa si
accosta una pioggia inaspettata e colorata, i petali rosa iniziarono a danzare nell’aria, liberi,
senza seguire alcuna coreografia.
Come vorrei essere uno di loro, volare nel cielo e scoprire dove il venticello primaverile
deciderà di portarci; senza meta, vagabondi e inarrestabili, sempre di più inizia ad alzarsi il
Maestrale , forse è ora di andare a casa ma il mio cuore vuole rimanere lì fino a notte fonda,
ma il tempo bipolare del mese di aprile mi ordina di andarmene.
Una pioggia così insistente, apparsa dal nulla, non l’avevo mai vista , mi alzai e corsi via, in
cerca di un riparo.
Vidi da lontano una tettoia, mai notata prima d’ora, velocizzai il passo, la strada sembrava
infinita eppure saranno stati una dozzina di metri.
Arrivata al mio riparo mi sedetti, avevo il fiatone, respiravo affannosamente fino a che mi
sentii toccare la spalla, mi girai, non credevo ai miei occhi.
Era Filippo, una mia vecchia fiamma, rimasi incantata, ero davvero sorpresa di rivederlo.
Ma cosa ci faceva qua? In questo parco così lontano da casa sua.
Erano ormai passati due anni da quando avevamo deciso di chiudere i rapporti, non perchè
avevamo commesso qualche errore ma perchè le nostre vite ormai non coincidevano più.
Ognuno aveva preso la propria strada, lui aveva due anni in più di me e aveva iniziato a
frequentare l’università in un’altra città, trasferendosi per comodità, non lo vedevo da circa
un anno.
I suoi capelli neri, ricci facevano contrasto con il verde del bosco circostante, i suoi occhi
erano lucidi come le gocce di rugiada delle mattine primaverili e mi guardavano con affetto,
ripensai a tutti i bellissimi momenti passati insieme, le nottate a parlare fino all’alba, le
escursioni in montagna sotto il sole cocente, le canzoni cantate a squarciagola in macchina
e i pic-nic sotto l’albero dove ero sdraiata fino a qualche minuto prima.
Non mi chiese neanche come stessi o perchè fossi finita sotto questo rudere, mi abbracciò
e basta.
Sembrava di vivere in una favola con il principe azzurro e invece era vero, ero vicina al suo
cuore, fra le sue braccia, nessuna parola uscì dalle nostre bocche, sentivo solo il suo battito
ma il mio era centomila volte più veloce ed era accompagnato dal cinguettio degli uccellini e
dal rumore provocato dalla pioggia sia sul terreno sia sul soffitto che ci riparava.
Si levò dalle mie braccia, mi guardò e iniziammo a parlare e a raccontarci tutte le nostre
pazze vicende successe in questi ultimi anni.
Si fecero quasi le ventidue e il sole ormai era calato, smise di piovere e ci avviammo verso il
centro della città; il venticello ci avvolgeva e il caldo rilasciato dall’asfalto era piacevole.
Ero nel posto giusto, con la persona giusta, durante la mia stagione preferita: la primavera.
Non potevo chiedere di meglio, mi prese la mano e percorremmo insieme molti chilometri,
non sentivo neanche la pesantezza dei milioni di passi percorsi.
Mi accompagnò a casa e mi diede un ulteriore abbraccio e un bacio sulla fronte,lo salutai mi
diressi verso la porta ed entrai, aprii la finestra e lo salutai nuovamente, poi scomparve nelle
ombre della notte fra le luci dei lampioni.

Andai a dormire felice, non succedeva da diverso tempo e ne ero grata. La mattina dopo mi
alzai presto senza l’aiuto di una sveglia, accolta dal pallido sole che sorgeva, si prospettava
una bella giornata, non vidi neanche una nuvola in cielo, chissà cosa mi aspettava per
questo splendido giorno.
Mi alzai dal letto, mi diressi in bagno dove mi lavai la faccia, mi guardai allo specchio e mi
trovai bella. Sorrisi,andai in cucina, rovistai nella dispensa e feci colazione, fette biscottate
con sopra spalmata una squisita marmellata alle fragole, un gusto molto primaverile, delicato
e piacevole per incominciare bene una lunga giornata. Come sempre mi ero organizzata gli
impegni, ma questa volta non riuscii a portarli al termine dato un piccolo imprevisto…
Era fine aprile e stava per iniziare uno dei periodi peggiori per gli studenti, frequentavo la
quinta superiore e come tutti sapete è così chiamato “l’anno della maturità” il quale era pieno
di interrogazioni, esami, i professori pretendono la massima concentrazione e
attenzione…insomma avevo poco tempo da dedicare al mio tempo libero e già ieri mi ero
concessa questa pace e tranquillità e non potevo usufruirne altrettanta.
Presi il libro e il quaderno di matematica, mi misi in cortile a svolgere i compiti assegnati,il
sole mi accecava e mi dava vita,calore e gioia; a un certo punto sentii una voce canticchiare
per la stradina di casa mia, era Filippo, teneva tra le mani due croissants appena sfornati e
comprati in panetteria.
<<Sofia!>> urlò e da lì capii che la concentrazione sui libri non l’avrei più trovata per diverso
tempo.
In me era rinato un sorriso, il mio pessimismo era stato sovrastato dalla gioia, mi sentivo
rinata, proprio come i fiori in primavera dopo aver trascorso un lungo periodo al buio, ero un
fiore appena sbocciato.