La voglia di esprimersi c’è. Energheia e Matera si fanno megafono i queste voci e prestano ascolto ad esse
_ di Errico Buonanno
Giuria diciottesima edizione Premio Energheia 2012
Prima di tutto, una confessione. E poiché sono in veste di giurato del premio, la confessione è ufficiale: sono terribilmente invidioso di tutti i giovani presenti in questa antologia. Li odio, perché avrei voluto essere al posto loro.
Che la fortuna mi abbia concesso di fare, per mestiere, lo scrittore, non significa affatto che io abbia realizzato tutti i miei sogni di scrittura. In breve: ho sempre scritto racconti. E sono rimasti quasi tutti nel cassetto. Iniziai presto: il primo racconto che scrissi era di genere depressivo. Parlava di un eschimese inaspettatamente nato in Basilicata, e che, parlando eschimese, non riusciva a farsi capire da nessuno. Il fatto che parlassi di incomunicabilità non può sorprendere, essendo allora in preda a quel brutto male che si chiama adolescenza. Il fatto che parlassi di Basilicata neppure, date le memorie e gli aneddoti più o meno verosimili con cui mia madre ferrandinese mi aveva cresciuto. E in ultimo, non stupisce affatto che il racconto, pessimo, sia rimasto nel cassetto suddetto.
Più tardi, altri ne scrissi, a volte anche belli. Ma la maledizione dei racconti è questa: o li trasformi in romanzi, o molto difficilmente riusciranno a vedere la luce. L’ultimo racconto, rifiutato da una nota rivista, parlava di una madre lucana che tormentava il figlio con le sue memorie ferrandinesi.
Data questa situazione, il merito di Energheia appare da subito chiarissimo.
Che qualcuno premi e promuova la creatività e la cultura è sempre un’ottima notizia. Che qualcuno premi e promuova la creatività e la cultura nella forma del racconto è cosa per cui bisogna festeggiare. Che qualcuno premi e promuova la creatività e la cultura nella forma del racconto a Matera è quasi un atto di giustizia, come riportare un meraviglioso animale selvaggio nel proprio habitat naturale. Matera è la dimostrazione perfetta di come la creatività dell’uomo si trasformi in cultura viva, concreta, materica più che materana; abitabile. E Matera è un racconto in se stessa, nel suo essere concentrato di vita e di Storia, non solo locale ma universale.
Proprio per questo, il premio Enegheia è qualche cosa a cui essere grati. Provate a pensare a ciò che urgente, in ambito culturale, e ce lo ritroverete: la volontà di valorizzare il territorio, ma al tempo stesso di aprirsi al mondo. La rivitalizzazione della tradizione, ma al tempo stesso l’impegno per dar spazio ai giovani talenti. L’entusiasmo, la felicità degli organizzatori, che diventa uno spunto per conoscere, attraverso la loro scrittura, il lato più intimo dei partecipanti. E in ultimo il protagonista, il racconto, la forma più ingiustamente bistrattata dall’editoria, eppure ancora oggi la più viva e la più frequentata da chi la scrittura l’ama davvero.
Di tanti falsi miti del mondo librario, l’idea che il racconto non funzioni, non venda, non costituisca il “caso” interessante è francamente tra i più inspiegabili. Il racconto ci ha dato, storicamente, alcuni dei momenti più alti della narrativa di sempre (basti pensare che la prosa italiana, la nostra prosa, nasce esattamente nella forma del racconto, della novella, con Giovanni Boccaccio). Richiede tecnica, richiede concentrazione e abilità, forse ben più dello stesso romanzo. E soprattutto continua a rivelarsi la lente d’ingrandimento perfetta per osservare gli umori di un’epoca. Per capirli, e per sentirli a pelle, grazie alla brevità, come in un’illuminazione improvvisa.
Questa edizione ha permesso a noi della giuria di avere un quadro incredibilmente nitido delle paure e delle speranze di una generazione. Racconti che parlano con netta insistenza di famiglia, una famiglia che non c’è o che spesso racchiude fratture, problemi irrisolti, segreti, che si trascinano nel corso degli anni. Gli autori hanno concesso poco al genere. Hanno piuttosto scelto di rappresentare realisticamente un vuoto generazionale che sembra il problema comune e il vero nodo da sciogliere per garantirsi una identità.
La voglia di esprimersi c’è. Il fatto che Energheia, e con essa l’intera città di Matera, abbia risposto e abbia deciso di prestare ascolto e farsi megafono di queste voci, è qualcosa di raro, che rende questo premio prezioso. E, infine, che, almeno con un’introduzione, io sia riuscito a entrare a far parte di un’antologia di racconti, mi riconcilia un po’ con tutto: con l’adolescenza, con mia madre, e con Ferrandina. Il che mi dà serenità.