Letteratura e musica_La storia
Il rapporto fra musica e letteratura è sempre stato molto stretto. Basta ricordare le opere dei grandi librettisti di una volta, create specificamente per essere rese musicali a partire spesso da libri già editi (tra le quali “La Traviata” di Verdi, presa dal bestseller dell’epoca di Dumas figlio “La signora delle camelie”, oppure “Don Giovanni” di Mozart, preso dall’omonima opera di Moliére). Ma come hanno interpretato le nuove band che si sono susseguite dall’avvento della musica popolare degli anni ’60?
Il metal è sempre stato un genere che si è spesso affidato ad ispirazioni letterarie. Non è mistero che le due band più famose in assoluto del genere, cioè Iron Maiden e Metallica, abbiano fatto spesso riferimento a precise opere “oscure” del passato. La band inglese, guidata dal frontman Bruce Dickinson (laureato in storia), ha chiamato una canzone “The Rhyme of the Ancient Mariner”, dal titolo dell’opera poetica di Samuel Coleridge, particolarmente adatta alle atmosfere tipiche proposte nelle loro composizioni, epiche e ammantate di oscurità.
Nell’album “Killers” uno dei brani più famosi dei Maiden è “Murders of the Rue Morgue”, dall’omonimo racconto del maestro dell’orrore Edgar Allan Poe. Nel seguente LP “Piece of mind” è presente “Flight of Icarus”, riedizione formato 1984 sotto forma di canzone del famoso mito greco.
I Metallica, invece, avevano un padrino diverso. Il frontman James Hetfield è stato in gioventù ossessionato dai racconti del terrore di H. P. Lovecraft, una delle figure più strane della letteratura dell’inizio del Novecento. I suoi libri sono qualcosa di davvero diverso dai grandi nomi del genere e la sua influenza sul “fictional horror” è stata incalcolabile. Le narrazioni sono piene di terrore cieco che rielabora molti degli stilemi classici del genere: la conoscenza proibita, il destino, l’origine aliena del genere umano, la sessualità malata, il sogno e la religione in termini stranianti e assurdi, in modi quasi incredibili per l’epoca. I Metallica fanno riferimento alla sua opera in diverse canzoni: “The Call of Ktulu”, l’epica traccia strumentale che termina il seminale “Ride The Lightning” del 1984, prende il suo titolo dal racconto più famoso di Lovecraft e dal nome del Dio Chtulu, entità malvagia che vive in una città morta. Lo stesso racconto è ripreso da una canzone del disco successivo “Master of Puppets”: si tratta di “The thing that should not be”, a mio parere uno dei vertici assoluti della produzione del quartetto californiano.
“Creeping death” narra invece dell’episodio biblico dell’uccisione dei primogeniti egiziani da parte del Dio degli Ebrei, e non c’è forse tema biblico più appropriato alla band dal suono così veloce e devastante noto come Thrash Metal”. “For whom the bell tolls”, sempre dallo stesso disco “Ride The Lightning”, nasce dal famosissimo romanzo di Hemingway e ne riprende parzialmente le tematiche, di terrore sul campo di battaglia e morte.
Addentrandoci in band metal più recenti, è curiosa la presenza forte di un’altra figura mitica della letteratura ottocentesca come “Moby Dick”, la balena bianca. Già i Led Zeppelin avevano composto una traccia chiamata così (e anche “Achilles Last Stand”, a dimostrazione dell’eterna modernità del mito greco), ma i Mastodon, band sludge metal di Atlanta, hanno addirittura composto un intero disco intorno alla sua figura, “Leviathan”, del 2004.
Considerato il loro album migliore da molta della critica, è un concept sul libro di Melville che sorprende per attinenza al testo: ci sono canzoni che citano esplicitamente i personaggi del libro come Ahab, Joseph Merrick e ovviamente la stessa balena bianca, simbolo di un dio crudele che non si riesce ad uccidere per trovare un senso alla propria vita. Il suono del disco è poi eloquente delle tematiche trattate: lo sludge metal, caratterizzato da un’estrema pesantezza delle composizioni, unito a una certa lentezza dei riff, è il compendio perfetto per questo mito moderno, che trova la sua massima espressione nella poderosa traccia di 13 minuti “Hearts Alive”, penultima del disco.
Anche i Gojira, un’altra band sludge/progressive metal francese, hanno un disco “From Mars to Sirius”, la cui copertina presenta una balena bianca che vola libera fra i pianeti. Una delle tracce del disco si chiama proprio “Flying Whales”, ed è a mio parere il miglior pezzo del disco.
Una delle band più influenti in campo metal dell’ultimo decennio, gli Isis, sono andati oltre, costruendo un intero disco, “Panopticon”, sulla base di un edificio ideale progettato dal filosofo settecentesco Jeremy Bentham, che permettesse a un solo osservatore di scrutare tutta la prigione; idea che ha avuto una larga influenza su personaggi del calibro di George Orwell. La band post-metal, con il suo misto di atmosfere eteree e di disperazione, riesce a convogliare molto bene i principi ispiratori del Panopticon.
Cambiando scenari e genere musicale, non sono pochi i grandi simboli del rock che hanno ricorso a figure della letteratura come ispirazione per la propria immagine on stage. Famoso è il caso di Morrissey, l’ex cantante degli Smiths, che in un suo tour da solista aveva addirittura un’immagine di Oscar Wilde come sfondo per i propri concerti. D’altronde, i due avevano parecchio in comune: una certa ambiguità sessuale, un look da esteti e posizioni per cui sono stati perseguitati dai media.
Guardando all’Italia, una delle band indipendenti più famose attualmente, ovvero Il teatro degli Orrori, cita esplicitamente l’attore e regista Carmelo Bene come recitato e Pier Paolo Pasolini e Gramsci nei testi. Sempre in Italia, è da citare anche il caso dei Massimo Volume, band bolognese degli anni ’90 spesso dimenticata, che aveva nel proprio cantante (che è anche scrittore) Emidio Clementi un fine interprete della letteratura americana, che trasferisce spesso nei suoi testi, come in quello de “Il primo dio”.
Spaziando nel tempo e nei luoghi, in età recente i Muse hanno costruito un disco (“The Resistance”, 2009) basato in parte sul famoso romanzo orwelliano 1984, anche se banalizzandone (e molto!) i contenuti, concentrandosi sulle tematiche amorose, quasi del tutto assenti a dir la verità dal capolavoro narrativo dello scrittore inglese. I Nirvana, con “Scentless Apprentice”, danno una buona prova dell’interpretazione di un brano ispirato alle tematiche del bestseller di Patrick Suskind “Il profumo”, convogliando attraverso le urla di Kurt Cobain il senso di disagio del protagonista “senza odore” dell’originale romanzo. I Twilight Singers, band indie rock dell’eclettico frontman Greg Dulli hanno dedicato un pezzo omonimo al romanzo di formazione di Jack London “Martin Eden”, nel loro bellissimo secondo disco “Blackberry Belle”. Infine, i Team Sleep, band dream pop anni 2000, hanno continuato a dimostrare il sempreterno fascino dell’opera di Poe con il brano “Tomb of Liegia”, tratto da un racconto del maestro americano.
Da segnalarsi anche la giovane band indie rock di Bologna Altre di B, che all’interno del loro primo disco “There’s a million better bands” hanno chiamato una canzone come uno dei loro scrittori preferiti, il giapponese Haruki Murakami, riuscendo a trasferire sulla musica il senso orientale dei romanzi di Murakami, e la loro leggerezza.