I brevissimi 2023 – L’inverno ad agosto, Vincenzo Di Francesco_Guidonia Montecelio(RM)
Anno 2023, tema: La primavera
Margherita amava il sole. Margherita aveva bisogno di sole. E non era perché il suo nome richiamava quello di un fiore. E non era nemmeno perché il fiore ricordava un sole.
No. Non c’era nessuna scelta metaforica dietro la sua storia.
Margherita non è un personaggio di fantasia. La sua storia non è figlia dell’estro creativo.
Era stata la vita ad assegnarle un nome. Era stata la vita ad associare quel nome a una condizione. Era stata la vita a scegliere il suo destino.
Margherita aveva il freddo dentro. Margherita aveva conosciuto l’inverno ad agosto.
Non le importava del tempo. Prima di quella stagione anomala e improvvisa non le importava nulla del clima.
Adesso, invece, sentiva costantemente freddo. Le ossa e la pelle erano così impregnate da quel gelo intenso tanto da esserne madide.
Ora, anche a distanza di anni dall’evento burrascoso, niente riusciva più a scaldarla. Quella palla di fuoco sospesa nel cielo sembrava l’unico rimedio al suo disagio.
Non poteva più tornarne indietro. Da certi eventi è impossibile e impensabile tornare indietro. Si può solo andare avanti. Se ci si riesce.
Il sole che le infiammava lo spirito, il sole che tutti noi abbiamo nelle nostre viscere e scalda la nostra anima, le si era spento. All’improvviso.
Margherita non aveva più il proprio sole. Margherita aveva ormai il buio nell’anima.
Era come svuotata. Era come un albero dal tronco cavo ma ancora vivo nel fogliame.
La linfa le scorreva unicamente nella corteccia. L’interno incupito e vuoto era praticamente morto.
Nessuna luce riusciva a penetrare in quella cavità. Nessun barlume era in grado di raggiungerla.
Nemmeno dagli occhi. Nemmeno da quelle fessure orbitali riusciva a filtrare un po’ di luce.
Chi ci guardava dentro, chi aveva il coraggio e l’attenzione di affacciarsi da quelle fenditure tagliate nella legnosa pelle, vedeva soltanto un pozzo senza fondo. Più si sporgeva e più l’abisso appariva immenso e silenzioso.
Un silenzio profondo. Un silenzio talmente nero che neppure una notte senza Luna e stelle riusciva a eguagliare.
C’era stato molto rumore. Prima di quel mutismo sonoro ci fu un grande caos.
La sua mente andò in tilt. Un flipper impazzito le esplose nella testa. Un carosello di luci sonanti tempestò il suo cervello. Poi l’oblio.
Accadde per un futile motivo. Avvenne in un giorno qualunque, di un mese qualunque.
Si spense tutto. Si azzerò tutto.
Un gelo violento cominciò ad arderle nel corpo.
Il prima non esisteva più. Il dopo sarebbe diventato un nuovo prima.
Quel giorno qualunque di un mese qualunque divenne per Margherita il proprio “anno zero”.
Morì e risorse nello stesso momento. Non dovette aspettare neanche il canonico “terzo giorno” per farlo.
Un privilegio si potrebbe dire, pensandola con macabra ironia.
Per questo Margherita amava il sole. Per questo aveva bisogno di sole. Non poteva sopravvivere a lungo con quell’inverno interiore. Doveva trovare un modo per non soccombere.
Aveva bisogno di un buon vestito per farlo. Aveva bisogno di qualcuno che vestisse il suo inverno di primavera. Trovò conforto nel sole. Il Sole fu l’unico sarto in grado di cucirle addosso un abito simile.
Non poteva permettersi altro. Dopo un’invernata come la sua, la primavera era l’unica stagione che poteva indossare.
Una stagione precaria. Una stagione sempre in bilico tra bello e cattivo tempo.
Una primavera a cui non avrebbe mai fatto seguito l’estate. Una primavera soleggiata ma dalle giornate brevi. Una primavera che più che anticipare l’estate avrebbe potuto anticipare l’autunno.
Questa era la vita di Margherita: una primavera che sapeva d’autunno. Una vita simile a un’ottobrata. Una vita così particolare da poter essere uguale a quella di qualcun altro.
Margherita non è una finzione. Il suo nome richiama un fiore che ricorda un sole soltanto per una coincidenza.
Nel suo nome c’è il nome di tanti. Nel suo mondo c’è quello degli altri.
Margherita è chi racconta di lei. Margherita è chi legge la sua storia. Margherita è chi vive la sua stessa vita.