Lo scrittore a venire_Michele Salomone
_Persino Felice* ignora questo inquietante retroscena della prima edizione del premio Energheia. A fine aprile, Maurizio Canosa mi consegnò una lettera di venti cartelle, scritta a mano, con caratteri piccoli e nervosi in apparente contrasto con la forma tesa e asciutta che si apprezza nel racconto vincitore della selezione del 1994, di cui fu autore.Mi invitava a consegnarla al vincitore della XX edizione!
Accolsi quella stravaganza con qualche perplessità ma anche con la simpatia indotta dalla promessa (un negozio concesso solo agli uomini e agli dei) che quella stravaganza implicava: il Premio avrebbe raggiunto la sua ventesima edizione. A leggerla, però, prevalse la sensazione di trovarmi davanti a un testo a tratti esaltato, se non francamente farneticante.Tra l’altro, a pagina 6 della lettera, il Canosa preannunciava che egli si sarebbe aggiudicato tutte le edizioni del premio (eccettuata l’ottava e fino alla diciannovesima inclusa) in incognito, firmando i racconti con pseudonimi, e a riprova indicava i nomi di battesimo (Carolina, Simonetta, Mario, Matteo, Stefania, Giulia, Franco) di alcuni dei presunti vincitori (in realtà, non altri che complici “comparse”) e alcuni titoli (L’albero capovolto, Costole, Maggio, Senza nulla guardare, Al gran bazar di Jack lo squartato, Terzo Binario) dei racconti che sarebbero stati premiati nelle edizioni a venire.
Mi precisò che non avrebbe più partecipato alle selezioni a partire dalla ventesima edizione, da qui l’idea (più esattamente, parlò di necessità) di indirizzare una lettera al “secondo” vincitore del premio (ma non sarebbe stato il terzo? – mi sovvenne – ma evitai di esternare la pedanteria).
I contenuti della missiva non possono essere sintetizzati, ma vale forse la pena di riportare un paio di passaggi che il Canosa – tra inciampi provincialistici e velleitarie didascalie – dedica al mistero della scrittura e della lettura.
“… giovane e sconosciuto amico, se scrivere è difficile quanto cavare pietre, secondo la definizione della scrittrice dalle dita sottili e tenaci, forse davvero il primo libro è stato scritto tra le rughe dolenti di questi due Sassi e nondimeno tu non lasciarti suggestionare dall’effimero alloro materano; sii piuttosto pago di partecipare con il tuo piccolo libro alla stesura del grande Librodel mondo.
Se tutto è vanità, ancor più lo è il nostro balbettio individuale di scrittori; soltanto nell’eco infinita della comunità dei lettori c’è forse il varco per il ripristino di un senso, per l’esplorazione collettiva di una redenzione laica e devota all’uomo…”
E più avanti:
“… rispetta anche il più sprovveduto dei tuoi lettori, perché pure lui contribuisce a conferire l’iridescenza del silicio al deposito monocromatico della parola stampata…”
E infine:
“… non c’è missione superiore in chi scrive, né minore responsabilità in chi legge; a tutti si richiede di non violare la consegna che ci capita, aderendovi con pietà e gentilezza, come a una vocazione tardiva e irresistibile.
23 aprile 1994
Maurizio Canosa
- s.: naturalmente conosco il tuo nome, ma se lo indicassi, qualche malizioso di modesta immaginazione (sempre la malizia ha problemi con la fantasia) sarebbe capace di insinuare i peggiori sospetti sulla manifestazione del 2014.
Confesso di non essere sicuro di avere inteso davvero tutto quello che il Canosa ha scritto nel suo messaggio, ma se è vero che la comunità dei lettori conferisce senso a ogni scrittura, si potrebbe proporre la lettera a interpreti più perspicaci, pubblicandola integralmente sul sito dell’associazione.
*Felice Lisanti, già tra i promotori del premio letterario, ne è stato in questi venti anni l’indiscusso animatore, l’autentico factotum.