L’origine della barba nell’uomo_Kambale Kyakakala Semy
_Racconto finalista quinta edizione Premio Energheia Africa Teller.
Traduzione a cura di Pina Vaccaro
1
Dopo che l’Onnipotente creò la terra e che quest’ultima si popolò, nacque
il primo villaggio che aveva come abitanti gli animali, l’uomo, sua
moglie e i suoi figli. Era certamente lui l’antenato dell’essere umano prima
che la terra fosse chiamata: “Terra degli uomini”. Fra gli abitanti del
villaggio due si distinguevano in particolar modo: il cuore e la barba. Erano
entrambi sposati. Erano molto amici ed erano l’orgoglio del villaggio
al punto da rappresentarne l’unità. Tuttavia erano tanto piccoli da poterli
tenere in una sola mano.
A quell’epoca, molto antica rispetto alla nostra, gli animali godevano degli
stessi diritti degli uomini; parlavano la stessa lingua e facevano lavori
simili. Un giorno decisero di scegliersi un capo in considerazione
dei diversi problemi che poneva la nuova società. Per diventare capo bisognava
presentare la propria candidatura e affrontare le elezioni. Ogni
specie avrebbe dovuto presentare un solo candidato. I candidati erano numerosi
ma i più influenti erano il leone e l’elefante. Le elezioni si svolsero
regolarmente, senza brogli. Vinse il leone che diventò così il primo
re in carica dalla creazione del mondo. Ciò lo rese di una tale smisurata
superbia, che lo spinse un giorno a mangiare della carne umana.
L’ironia della storia fece sì che la prima vittima fosse la gazzella, dopo
una condanna all’ergastolo della Corte di giustizia del re. Questi aveva
appena emanato una legge che l’autorizzava a mangiare la carne di tutti
i condannati soggetti alla sua autorità. Questa importante legge avrebbe
provocato la morte di molti colpevoli. Non potendo sopportare que-
sti crimini terribili, le famiglie del cuore, della barba, e infine quella dell’uomo,
decisero di scappare. Era ormai tempo di salvarsi la vita. Constatata
la loro sparizione il re mandò i suoi uomini alla loro ricerca. I due
amici abitavano nello stesso villaggio; l’uomo, invece, aveva preferito
appartarsi poco lontano da loro. Vissero tranquillamente fino al giorno
in cui il villaggio dei due vicini fu attaccato, mentre entrambi erano nei
campi. Erano rimasti solo le donne, i bambini e gli anziani.
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Il caso volle che quel giorno il cuore ritornasse prima al villaggio. Sfortunatamente,
capitò in un triste momento perché i soldati della guardia
reale stavano attaccando il villaggio. Difatti non si sentivano più i bambini
gridare. Regnava dappertutto un silenzio di tomba, fatta eccezione
per qualche colpo di martello. Gli intrusi cercavano di forzare la porta
della casa della famiglia della barba. Infatti le guardie avevano la missione
di derubare e rapire i due capifamiglia. Grazie alla sua intelligenza
e soprattutto grazie alla sua forza, il cuore riuscì a mettere in fuga gli
assalitori che si dispersero per preparare la riscossa. Così egli salvò tutto
il villaggio. Di ritorno dai campi, la barba non nascose la sua felicità
per quanto era accaduto. La sera stessa, i due inseparabili amici organizzarono
una festa nel corso della quale strinsero un patto di sangue per
perpetuare la loro amicizia. L’uomo fu invitato a prendere parte alla cerimonia.
“Io, …, da oggi, mi impegno ufficialmente a mantenere la mia promessa
per tutta la vita. Così, anche i miei figli e i loro discendenti sono tenuti
a rispettare sempre e a fare riferimento a questo patto che ormai ci
ha reso amici per l’eternità”, furono le parole pronunciate dai due che
conclusero la loro cerimonia di giuramento. Infine, l’uomo che era stato
indicato come principale testimone prese loro due dita, le legò con una
piccola corda, dicendo queste parole: “Oggi e per sempre, io sono testimone
oculare di questo avvenimento, che impegna i miei figli e i loro
discendenti a sentirsi responsabili delle conseguenze che sopraggiungeranno
prima o poi dalla violazione del vostro accordo”. Gli applausi conclusero
la cerimonia dopo che l’uomo tagliò la cordicella e la festa si protrasse
fino al mattino inoltrato. Passarono molti giorni, i due lavorarono
e coltivarono i campi insieme fino al giorno in cui l’odio, la gelosia, la
calunnia e la pigrizia trovarono posto nel cuore. Egli li giustificò con la
divisione non equa del raccolto. Secondo lui, la barba faceva la parte del
leone a suo discapito. Tentarono di riconciliarsi ma invano.
3
Il cuore si lamentava in continuazione, ma per salvare l’onore dei rapporti
di buon vicinato, optarono per la divisione dei terreni. Tempo perso,
perché il cuore continuava a lamentarsi incessantemente e all’improvviso
interruppe tutte le attività nei campi. Nutriva delle illusioni: credeva
che i suoi granai fossero ancora pieni. E avrebbe avuto ragione se
con sua grande sorpresa non avesse constatato il contrario: i granai erano
stati derubati. Non riusciva a crederci; ma poiché la verità era sotto i
suoi occhi, quello stesso giorno si mise a mendicare vicino alla casa del
suo vicino. Bastarono pochi attimi e subito la barba si prese cura della
famiglia del cuore. Non voleva tradire la sua promessa.
Tuttavia, giunta al limite della pazienza e non potendo più soddisfare
i bisogni delle due famiglie, la barba finì col venir meno all’impegno
preso con il suo vicino. E’ questa l’origine vera della nostra storia. Infatti,
il cuore, di nascosto, aveva iniziato con l’inganno a utilizzare il
raccolto del suo amico; finché c’è vita c’è speranza si consolava il disgraziato.
Diverse indagini vennero svolte dalla barba, ma il ladro continuava
ad essere libero e di conseguenza il raccolto spariva senza alcuna
traccia.
All’inizio, il cuore fece credere al suo amico che data la sua posizione
era l’uomo quello che meglio di altri poteva condurre con calma un’operazione
di tale portata. Lo incolpava semplicemente perché abitava in
un villaggio diverso dal loro. Fortunatamente, quando la barba lo contattò,
l’uomo smentì ogni implicazione nell’affare. Poiché la barba già
sospettava il suo vicino, l’indomani, annunciò, con astuzia, che non sarebbe
andata nei campi. Non si sentiva bene, spiegò.
Approfittando dell’occasione, il cuore replicò in questo modo: “Oggi pensavo
proprio di fare una passeggiata nei boschi; il giorno è sorto, pieno
di luce e di speranze”. E in effetti, subito dopo, uscì portando con sé un
sacco vuoto, facendo credere così di andare a raccogliere frutti nel bo-
sco. Dove si sarebbe diretto invece esattamente? Ovviamente nel campo
della barba, e quest’ultima lo sapeva già. E d’altronde fu questo il motivo
che la spinse a seguirlo di nascosto.
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Arrivato a destinazione, il cuore guardò e riguardò dappertutto per assicurarsi
di essere davvero solo. Poi iniziò il suo sporco lavoro. Mormorava,
talvolta fischiettava, per esaltare le proprie qualità. Ancora una volta
avrebbe avuto pienamente ragione se non fosse stata questa la scena
che si presentava: il poveretto ebbe un solo riflesso: quello di cercare riparo
alla vista della barba che emergeva tra i cespugli. “La salvezza è
nella fuga”, fu il suo primo pensiero, nel momento in cui lasciava cadere
il suo sacco pieno a metà e imboccava il sentiero che portava al villaggio
dell’uomo. I due coraggiosi si inseguirono come un leone affamato
e un’antilope che vuole salvarsi e sarebbe stata un’eccellente maratona
se i due amici fossero stati dei buoni atleti. Sfortunatamente,
questa fu una pessima coincidenza per l’uomo, che se ne ricorderà per
tutta la vita e anche per l’eternità. Infatti, poiché era molto stanco per il
duro lavoro nei campi, l’uomo si distese lungo il bordo del sentiero e ben
presto si assopì profondamente tanto da perdere il controllo del proprio
corpo, addormentandosi a bocca aperta.
In quel preciso istante, il cuore che correva sempre e non ce la faceva
più, considerò un buon rifugio per le sue piccole dimensioni questa bocca
semiaperta. Senza alcuna esitazione, vi si gettò dentro e andò a nascondersi
nel torace. Nel momento dell’urto l’uomo addormentato si svegliò
chiudendo per riflesso la bocca proprio nel momento in cui la barba
vi si avvicinava. A causa della velocità, la barba sbatté contro le
labbra. Mentre l’uomo stupefatto balbettava qualche parola: “Ma…
ma… ma…”, la barba intanto si disponeva intorno alla bocca con il solo
scopo di catturare la propria preda all’uscita dal suo nascondiglio. Iniziarono
una lunga discussione: l’uomo voleva che la barba si staccasse
dalle sue guance, ma la barba, invece non volendo sentir ragioni affermò:
“Aspetterò qui il mio amico perché si discuta e mi paghi il raccolto.
Il giorno in cui abbiamo sancito il nostro patto di sangue, ci siamo
promessi aiuto reciproco.
5
Se andassi via da qui sarebbe un grave errore da parte mia, di cui voi stessi
non vi sentireste responsabili, cosa che potrebbe invece accadere nel
caso in cui rompessimo il nostro legame di amicizia. Perciò, io, rimarrò
qui fino a che egli non sia uscito e non mi abbia pagato”. L’uomo che
l’aveva ascoltata attentamente abbassò la testa, aveva capito quale sarebbe
ormai stata la sua nuova definizione: “uomo barbuto” e la barba
aggiunse: “Riflettete prima di agire”.