L'angolo dello scrittore

L’orologiaio e la creazione

_Roberto Vacca

Se in campagna trovo un sasso per terra, posso pensare che sia sempre stato lì. Se vedo per terra un orologio, la ragione mi dice che deve essere stato progettato e costruito da un orologiaio. Se consideriamo la natura, concludiamo dunque, che costituisca la manifestazione e la creazione di un progetto che, rispetto a quelle di un orologio, sono più complesse in una misura che eccede ogni computazione.”

Questa frase su Dio – orologiaio supremo – fu pubblicata nel 1802 da William Paley nel suo libro: “Teologia naturale, prova dell’esistenza e degli attributi della Divinità tratta dall’osservazione della natura”. La sentii la prima volta durante gli esercizi spirituali al ginnasio dei gesuiti che frequentai da ragazzo.

La stessa citatissima similitudine è stata proposta da molti altri autori. Il primo fu Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.). Nel suo “De Natura Deorum” (in cui dice che gli dei hanno forse un quasi-corpo e che nelle loro vene scorre un quasi-sangue) sostiene che come meridiane e clessidre sono state prodotte da un’arte costruttiva, così la natura deve avere senno e ragione.

Robert Boyle (1627-1691) – chimico e fisico, che in base alle sue esperienze trovò la legge che lega volume e pressione nei gas) – era molto religioso e scrisse: “L’universo è simile a un orologio raro, così abilmente concepito che, una volta realizzato, tutto procede secondo il progetto del Creatore senza richiedere ulteriori interventi né da Lui, né da altri esseri intelligenti”

Robert Hooke (1635-1703 – collaboratore di Boyle, scoprì le leggi della elasticità nei solidi; inventore dello scappamento ad ancora e della molla a spirale del bilanciere) asserì che, come gli orologi sono costruiti in base a un disegno, così gli organismi viventi sono espressione di un disegno divino.

Il matematico Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716) nelle sue “Meditationes de prima philosophia” dissentì da Boyle e scrisse: “Dio, perfetto matematico, ha bisogno di ricaricare periodicamente il suo orologio, altrimenti cesserebbe di funzionare.”

Voltaire (François Marie Arouet 1694-1778) scrisse in “Les Cabales”: “Se un orologio dimostra l’esistenza di un orologiaio, se un palazzo annuncia un architetto, come, in effetti, l’universo potrebbe non dimostrare un’intelligenza suprema?” Sebbene fosse laico e anticlericale, Voltaire era un deista, ma questo suo credere lo metteva a disagio. Scrisse questi versi:

l’universe m’imbarasse et je ne puis songer

que cette horloge existe et n’ait point d’horloger.

[Pensare all’universo mi disturba

In certo senso può sembrare un guaio

Che un immenso orologio certo esista

Anche senza nessun orologiaio.]

Questa lunga serie di analogie, condivisa anche da altri abili scienziati, non seguiva certo un approccio scientifico. Apparve sempre meno rilevante particolarmente dopo che il biologo Charles Darwin (1809-1882) formulò e comprovò la teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale.

È interessante che la similitudine dell’orologiaio abbia ispirato il biologo ed etologo Richard Dawkins (1941- ) a scegliere il titolo del suo saggio “L’orologiaio cieco – Perché le prove a favore dell’evoluzione rivelano uin universo non progettato” (The Blind Watchmaker) in cui sfata quelle similitudini. Il saggio contiene anche una esposizione divulgativa, ma rigorosa delle teorie darwiniane e delle lunghe polemiche che hanno generato. Ad esso dedicherò un prossimo articolo.