Luci ed ombre sul nuovo decreto sicurezza. Il nuovo protagonismo dei comuni in materia di accoglienza. La città di Matera è pronta al cambiamento a cominciare dalle politiche sulla casa a favore dei soggetti più deboli.
di Michele Morelli
Il 5 ottobre il consiglio dei ministri ha approvato la modifica dei cosiddetti decreti sicurezza o decreti Salvini, due leggi volute dall’ex ministro dell’interno e leader della Lega tra il 2018 e 2019, che avevano modificato profondamente le norme sull’accoglienza dei richiedenti asilo, quelle sul soccorso in mare, sulla cittadinanza e
sull’asilo in Italia. A lungo la Sinistra e il Partito democratico ha chiesto la modifica delle due leggi, incontrando delle resistenza da una parte degli alleati di governo ( M5S) che avevano sottoscritto i decreti nel primo governo Conte. Le due norme erano inoltre state approvate a larghissima maggioranza nel parlamento, che in alcuni casi aveva addirittura reso più estreme le misure, come nella parte sulle multe alle navi delle ong .
Sono state modificate in maniera radicale le parti sull’accoglienza, con il ripristino di una forma di protezione umanitaria e del sistema di accoglienza diffuso, mentre su altri punti come il soccorso in mare è rimasto in piedi l’impianto del decreto Salvini. Questo punto è stato senza dubbio quello su cui il braccio di ferro tra i due partiti al governo è stato più serrato, visto che una parte dei cinquestelle ha avuto sempre posizioni vicine a quelle della Lega sul soccorso in mare. Critiche alle modifiche sono arrivate dall’associazione di figli di cittadini stranieri nati o cresciuti in Italia sulla parte che riguarda la riforma della legge sulla cittadinanza: il decreto Salvini ne
allungava i tempi portandoli da due a quattro anni. Le modifiche riducono i tempi a tre anni. A viverlo direttamente sulla pelle non ci sembra un miglioramento da festeggiare.
Si ripristina di fatto un permesso di soggiorno per motivi umanitari che era previsto dalla legge Turco -Napolitano. L’articolo 1 del decreto introduce inoltre un nuovo principio di non respingimento o rimpatrio verso uno stato in cui i diritti umani siano violati in maniera sistematica e inoltre impedisce di rimpatriare chi ha una
vita consolidata in Italia.
Nell’articolo 1 del nuovo decreto si affronta anche il punto più critico e divisivo per il governo: quello del soccorso in mare. Rimane in piedi il principio secondo cui il ministro dell’interno, in accordo con il Ministro della difesa e dei trasporti, informando il Presidente del Consiglio, può vietare l’ingresso e il transito in acque italiane a navi non militari. Tuttavia se queste navi hanno effettuato soccorsi seguendo le convenzioni
internazionali, hanno comunicato le operazioni alle autorità competenti (e nel caso di navi straniere al loro stato di bandiera), questo comma non può essere applicato.
La violazione deve essere accertata da un magistrato e le multe, al termine del processo penale, passano da un milione di euro ad un massimo di 50mila euro. Non è più previsto il sequestro della nave.
Viene inoltre eliminato il divieto di registrazione alle anagrafi comunali dei richiedenti asilo, a cui sarà rilasciato un documento di identità valido per tre anni. Si riducono i tempi di trattenimento nei Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio).
Il sistema di accoglienza Sprar/Siproimi cambia ancora una volta nome e diventa Sistema di accoglienza e integrazione, di fatto viene ripristinato il sistema di accoglienza diffuso gestito dai comuni (su base volontaria) come sistema prioritario a cui accedono anche i richiedenti asilo e non solo i casi più vulnerabili, i minori e i beneficiari di protezione internazionale.
Sono previsti servizi di primo livello, che includono l’accoglienza materiale, l’assistenza sanitaria, l’assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale, i corsi di lingua italiana, e i servizi di orientamento legale e al territorio, e di secondo livello che hanno come obiettivo l’integrazione e includono l’orientamento al lavoro e la formazione professionale.
Nessuna soppressione del sistema prefettizio di accoglienza, quello che ha dato vita ai Centri di accoglienza straordinari (Cas), al centro di scandali per le condizioni di vita al di sotto degli standard minimi.
Passi in avanti della riforma, ma anche chiaroscuri.
Perplessità rimangono sulla divisione tra rifugiati e richiedenti asilo per l’accesso ai servizi di integrazione nel sistema di accoglienza in capo ai Comuni.
Un ulteriore elementi di novità importante è nella possibilità di convertire in lavoro molti permessi di soggiorno temporanei. Il nuovo decreto dovrà essere convertito in legge dal parlamento che potrà apportare ulteriori modifiche in sede di discussione. La sinistra spera di migliorare ulteriormente il testo nel passaggio parlamentare.
Molto dipenderà dalla disponibilità al cambiamento e tenuta del M5S.
Una delle novità positive del testo rimane senza dubbio il ritrovato protagonismo delle comunità locali: l’accoglienza diffusa gestita dai Comuni. Con la nuova amministrazione aspettiamo un cambio di passo nelle politiche di accoglienza. E’ altrettanto vero che nessun candidato ha affrontato questi temi, ma questo non vuol dire che la città non è interessata. Sensibilità nella maggioranza e nel consiglio comunale non mancano, molto dipenderà dal livello di mobilitazione della sinistra, delle associazioni di volontariato e del mondo cattolico.
Ci auguriamo che questa amministrazione sappia cogliere la sfida invertendo , per esempio, sulle politiche abitative che negli ultimi anni non hanno fatto altro che favore la rendita speculativa a scapito delle classi meno abbienti.