Maily Lemaire si aggiudica il Premio Energheia Francia 2024 per racconti brevi
Maily Lemaire con il racconto “Aucun autre” (Qualcun altro) vince l’edizione 2024 del Premio letterario Energheia Francia. Menzione per il racconto “Judith Simeon” di Daria-iona Cornea. “A la recherche de Phèdre” (Alla ricerca di Fedra) di Marie-Amélie Huard de Jorna il Premio Energheia Sorbona; Menzione del Premio del prestigioso Ateneo francese a Felix Krausz Sjögren “La chute de l’Occident” (Il piano inclinato dell’Occidente).
L’iniziativa, promossa nel Paese d’Oltralpe ha visto il coinvolgimento dell’Institut Français con la Direttrice dell’Istituto Claire Thuaudet e Vincent Raynaud; della Sorbona di Parigi con il Professore Sylvain Brien, Direttore del Dipartimento di lingue Nord-europee e lo scrittore Ulf Peter Hallberg.
Nel giudizio dei giurati sul racconto vincitore della ventenne Maily Lemaire, si sottolinea come sia riuscita ad elaborare una storia avvincente, scritta col cuore, che unisce riflessioni sull’amore e sull’affetto con una sincerità forte e toccante che cattura l’attenzione del lettore per la sua profonda sincerità.
Nel racconto menzionato, l’autrice Daria-iona Cornea, con una scrittura asciutta narra una storia avvincente sul modo di vivere nell’Europa dell’Est, precisa, poetica e dura, raccontata dalla prospettiva di una donna sul letto di morte.
Nel testo di Marie-Amelie Huard de Jorna, meritevole del Premio Energheia Sorbona, l’autrice aggiunge, in modo ingegnoso, le impressioni sulla capitale francese di uno scrittore svedese, realmente esistito, mentre nel 1979 lavorava a Parigi ad un testo sul mito di Fedra, già oggetto di altre dissertazioni da parte di Euripide, Seneca il Giovane, Ovidio e Racine.
Infine, il racconto di Felix Krausz Sjögren, menzionato dall’Università parigina si distingue per il fascino e l’eloquenza di una storia su un giovane protagonista, David, che guarda il mondo con una combinazione di ironia e umorismo tale da farci sentire vicino a lui. Un protagonista che nel corso della storia, sviluppa le sue capacità in tutte le direzioni: vita, arte, complessità, con un effetto speciale nel finale, la sua arguzia. Quando David pensa al Giorno del Giudizio si addormenta…
Ricordiamo che i racconti saranno raccolti nell’antologia I racconti del Premio Energheia e sul sito dell’associazione. La vincitrice sarà ospite alla Cerimonia di consegna del Premio letterario Energheia insieme allo scrittore Ulf Peter Hallberg prevista sabato 9 settembre nei Giardini del Museo D. Ridola di Matera, oltre che partecipare al Corso Internazionale di Scrittura Creativa in programma dal 9 al 14 settembre e che vede il coinvolgimento dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Università degli Studi di Basilicata.
Ecco alcune note sui giovani autori francesi.
Maily Lemaire, giovane autrice ventenne di Parigi, studentessa universitaria alla Sorbona. Ha studiato per due anni Lingue, Letterature e Civiltà straniere e regionali in tedesco. Ha iniziato a scrivere dopo la morte di suo nonno quasi 10 anni fa. Era un suo naturale sfogo, scrivendo tutto quello che aveva nel cuore, come accaduto con il testo presentato al concorso di Energheia “Nessun altro”. È il suo modo di comprendere i suoi sentimenti, per comprenderli ed essere in grado di gestirli. Ho anche al suo attivo un romanzo, una trilogia, che affronta anche temi legati alle emozioni. Per lei la scrittura è parte integrante della sua vita quotidiana. In futuro desidera aprire una libreria, dedicandosi alla sua prima passione: la lettura. Il suo mantra è di scrivere semplicemente le storie che aspira a leggere.
Daria-Iona Cornea, autrice diciannovenne, frequenta il Dipartimento di Studi germanici e nordici all’Università della Sorbona. Proviene da una famiglia rumena ed è cresciuta prima in Spagna e poi è ritornata in Francia. Queste culture ispirano il modo in cui scrive e vede il mondo. Essendo una grande appassionata d’arte, adora scoprire ogni giorno una nuova canzone, un nuovo dipinto o un nuovo libro.
Marie-Amélie Huard de Jorna, giovane autrice comparativista letterario e parigino, è cresciuta tra libri e film con il gusto per le culture e la diversità. Amante delle idee e della creazione, ha scelto la letteratura per esplorare l’umanità, attratta dalla ricchezza di intersezioni culturali che ritiene essenziali per il pensiero. Le piace l’idea che il lettore scopra se stesso mentre legge una storia. Ama anche il fantasy e l’invisibile, la fantascienza e l’horror, così come il cinema e la musica da film. Quando era piccola ha scoperto le fiabe dei fratelli Grimm e da allora non ha più lasciato i loro mondi. Tranne qualche volta per leggere Maupassant, Kafka, Virgilio, Voltaire, Matheson o Chattam e pochi altri. A suo dire la letteratura apre il mondo a nuovi orizzonti e la scrittura ne diventa la sua scultrice. Così quando inizia a scrivere, queste storie prendono vita e le piace l’idea che queste fioriscano da qualche parte. Un giorno cercherà questi luoghi dove vivono i personaggi da lei creati.
Felix Krausz Sjögren, giovane autore ventunenne di Stoccolma. All’età di undici, si è trasferito a Berlino con la suaa famiglia e l’anno successivo a Pretoria, in Sud Africa, dove ha vissuto gran parte della sua adolescenza, frequentando la scuola tedesca della città. Ha frequentato l’Università di Lund e nell’ultimo anno La Sorbona. I suoi studi si sono concentrati principalmente sulla letteratura francese, con la sua prima tesina di laurea che esamina l’influenza dell’eredità ebraica di Proust in À la recherche du temps perdu, soprattutto nel rapporto dell’opera con il tempo, la memoria e il rito. La sua tesi di laurea si è incentrata sullo scrittore Hervé Guibert, che in Francia acquistò notorietà poco prima della sua morte, avvenuta nel 1991, con uno dei primi resoconti (semi-) fittizi sull’AIDS À l’ami qui ne m’a pas. Nel tempo libero collabora, come redattore, con la rivista letteraria Ordkonst a Malmö e si svolge il ruolo di educatore presso due musei ebraici. Il desiderio di scrivere, per lui, nasce da un’insoddisfazione profonda con se stesso e il mondo, oltre alla consapevolezza che tutti si sentono così con se stessi, la propria vita e l’universo.