I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2024 – Mamma Siberia, Aleksei Makarov_Udine

Anno 2024 (Le stagioni: Inverno) – finalista

Sono sdraiato sul letto. Fuori dalla finestra vedo solo neve e alberi spogli. Sto ancora male e fa freddo.

Due settimane fa mi sono salvato per poco, non avevo fatto neanche in tempo a vedere il branco di lupi che uno mi è saltato addosso.

È stata la mia Madre animale a salvarmi, un orso…

Nei momenti di pericolo riesco a chiamarla, spunta dal nulla e scaccia i nemici spaventandoli; non penso sia reale, anzi, sono sicuro che non lo è, ma i lupi sentono la sua presenza e scappano come se avessero visto il Diavolo.

Questo spirito quando sono da solo nel bosco a volte mi parla e mi dà consigli utili per sopravvivere.

Mio nonno, grande cacciatore siberiano, a 16 anni mi fece fare un rituale con gli sciamani del posto per incontrare la mia Madre animale.

Una fitta di dolore mi ricorda quello scontro con i lupi e mi riporta ad adesso, qui.

Ho fame e mi resta solo un pezzo di pane. Domani dovrò per forza andare a cacciare nel bosco.

Inizio a prepararmi, la fame, il dolore e il freddo rallentano i movimenti.

Esco di casa, una vecchia dacia russa che mi ha lasciato mio nonno. Oggi fa ancora più freddo di ieri e spero di trovare al più presto una preda. Sono in cammino nel bosco, un po’ zoppicante, ma sto sicuramente meglio. Penso a mia moglie e ai miei figli che mi hanno lasciato qua perché Eva si è trovata un altro uomo, penso a quanto sono felici a vivere in città; penso a mio nonno che ha fatto di tutto per far crescere i suoi figli e i suoi nipoti nel bosco, come lui…

Noto delle orme sulla neve, devono essere di una renna o di un alce e non sono orme vecchie.

Devo trovare la mia preda ma la neve non aiuta e presto farà buio…

Non ce l’ho fatta, sono triste e affamato. Decido di prepararmi un rifugio perché difficilmente si sopravvive al freddo siberiano notturno.

Scavo una buca ad altezza uomo, ci metto il telo termico che ho sempre con me in caso di pericolo e cerco di addormentarmi, ma sento il freddo nelle ossa… Spero che domani ci sarà un po’ di sole che mi riscaldi.

Ce la posso fare…

Sono ancora vivo e il sole mattutino mi restituisce un po’ di calore e fiducia. Ho tanta fame, oggi devo mangiare a tutti i costi.

Vedo una renna in lontananza finalmente; devo avvicinarmi un po’ ma un branco di lupi l’ha fatto prima di me. Ho paura, penso che sia lo stesso branco che mi stava per sbranare giorni fa, riconosco la cicatrice che ha uno di loro sul muso. Mi nascondo, cerco di non fare rumore.

Ho tanta paura, sono diventato io la preda.

Spero che la mia Madre animale non mi abbandoni proprio adesso…

Mio nonno mi aveva insegnato che in situazioni simili è meglio abbandonare il campo. Decido di indietreggiare, per sbaglio pesto un ramo secco…

Mi hanno sentito, si girano verso di me, non riesco a mantenere la calma, apro il fuoco e immediatamente mi giro e mi metto a correre. Sento che mi raggiungeranno e che stavolta sarà la fine.

Rallento appena per voltarmi rapidamente e sparare ancora un paio di volte ma niente, non si spaventano. Decido di chiamare la mia Madre animale; mi fermo di colpo e inizio a fissarli, adesso non mi intimoriscono più e vedo che loro riescono a percepirlo.

Sono in sei e alcuni di loro guaiscono, sento di farcela, mi avvicino a loro, cinque di loro scappano ma quello che mi era saltato addosso rimane a guardarmi. È il capo branco, lo riesco a percepire, lo accarezzo e lui mi fa cenno di seguirlo. Mi porta dove c’è una carcassa di una renna, mi ha aiutato, mi ha salvato…

Mi sdraio sulla neve felice e il lupo si sdraia vicino a me, sento la neve fredda e il sole che mi riscalda, sento gli uccelli che cantano.

Sento di aver trovato un amico…

Sono a casa e sto mangiando con il mio nuovo amico, l’ho chiamato “Volk” (lupo in russo).

Finalmente non sono più solo…