Morbillo, buone notizie a metà
Amani – 11 Marzo 2011 di Anna Pozzi
Chissà perché, quando si tratta di Africa le buone notizie sono sempre buone solo a metà. Come quella relativa alla lotta contro il morbillo. Una lotta che, secondo il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms, ha raggiunto e superato le aspettative. Si è passati dagli 873.000 decessi del 1999 ai 345.000 del 2005, ovvero il 60% in meno. Addirittura, in Africa, le morti sono diminuite del 75%.
Allora dove sta la parte non buona della notizia? Sta nel fatto che, ancora oggi, una malattia facilmente prevedibile e curabile continua a calciare 300mila bambini africani l’anno. Tanti, anzi, troppi.
Troppi perché da tempo la si può prevenire con un vaccino che costa meno di un dollaro. E che esiste da più di quarant’anni, ma che solo nel 2001, grazie a un programma promosso dalla Croce Rossa americana – in collaborazione con il Centro americano per il controllo e la prevenzione delle malattie, la Fondazione delle Nazioni Unite e l’Oms – è stato distribuito in maniera massiccia e capillare, specialmente nei paesi in via di sviluppo e in Africa.
In queste parti del mondo, infatti, la malattia si porta via moltissimi bambini e causa complicazioni gravi, come polmoniti, cecità, lesioni cerebrali… Fortemente contagiosa, colpisce tutti i bambini non vaccinati, uccidendone il 10 per cento. Chi ha un po’ frequentato l’Africa, specialmente le zone rurali, quasi certamente si è imbattuto nel triste spettacolo di piccoli tumuli di terra fresca: le tombe allineate delle giovanissime vittime delle ricorrenti epidemie di morbillo.
Secondo l’Oms, sino ad oggi, sono stati evitati ben 2,3 milioni di decessi. Viene da chiedersi, allora, perché non sia stato fatto prima.
Le ragioni, molte e complesse, riguardano il morbillo, ma anche molte altre “malattie dimenticate” (dalla malaria alla tubercolosi, alla malattia del sonno). E riguardano gli interessi dietro al business della salute, le politiche irresponsabili dei governi locali, l’impotenza o il disinteresse della comunità internazionale, le sperequazioni tra Nord e Sud del mondo e quella forbice che si allarga sempre di più tra i pochi, pochissimi ricchi, e la moltitudine di chi fatica a sopravvivere.
“i poveri non possono più aspettare!”, ammoniscono alcuni cardinali e vescovi d’Africa, America Latina, Usa e alcuni paesi europei. Gli stessi, hanno sottolineato una verità che è sotto gli occhi di tutti: “La povertà aumenta, anziché diminuire, e ha bisogno di gesti concreti “. Gesti di solidarietà, di giustizia. Prima che sia troppo tardi, appunto. Quasi come per il morbillo…